LE STELLE DEL CIELO

“Hai mai visto le stelle papà?”chiese Cassandra
“Solo una volta piccola mia avevo più o meno la tua età quando ancora sembrava tutto così bello.”
Cassandra quella sera sognò le stelle.
Il giorno dopo a scuola Cassandra disse ai suoi compagni, con cuore gonfio di emozione che suo
padre aveva visto le stelle, gli occhi le brillavano, la voce le tremava, tutto il suo corpo era un
turbine di emozioni. A quelle rivelazioni lei pensava che sarebbero seguite domande da parte dei
compagni o quanto meno che anche loro fossero emozionati come lei la sera prima, ma quello che
seguì per Cassandra fu inimmaginabile. Non solo non fu creduta ma fu schernita e derisa da tutti e
quando la maestra entrò in classe e le riferirono quello che Cassandra aveva detto fu così
rimproverata che scappò più veloce che poteva da scuola. Mentre correva lei piangeva, piangeva,
piangeva e cercava di essere più veloce dei pensieri perchè non voleva pensare al motivo per cui
suo padre le avesse detto una bugia simile. La fantasia di Cassandra era così fervida anche in quei
momenti che mentre scappava immaginava di correre piangendo sotto la pioggia come aveva
sentito dire in alcuni film. Era buio, era ormai mezzogiorno, lo si capiva dal rintocco della chiesa
era stanca e stremata, non aveva più le forze, povera Cassandra così si adagiò su una panchina di
legno e si addormentò. Al suo risveglio c’era un anziano seduto accanto a lei……….
Quando Cassandra si svegliò erano passate più o meno 3 ore, la sua faccia era da un lato rosa e
dall’altro era rossa con le stesse striature del legno sul viso. Si chiese perchè non si era diretta verso
i campi-luce ma poi si rammentò che stava scappando dalle bugie, da tutto e da tutti. Quando si alzò
dalla panchina era ancora mezzo-intontita con i capelli attaccati alla faccia, gli occhi lunghi e
bagnati di lacrime. Forse aveva pianto anche nel sonno. Si rese conto di essere osservata da un
uomo anziano canuto, riccioluto, arruffato e un po’ corpulento. Il suo primo istinto fu quello di
rimettersi a correre ma c’era qualcosa in quell’anziano che le fece cambiare idea. A quel punto
l’anziano le chiese che cosa ci facesse una ragazzina tutta sola in quel posto e lei rispose : “ Non
sono una ragazzina e poi non sono affari tuoi, tu piuttosto perchè mi stavi spiando?” La voce di
Cassandra era tremante ma decisa, non voleva dimostrarsi spaventata.
“Ti ho sorvegliato tutto il tempo. Lo sai che ormai ci sono i ladri di luce qui in giro?”
“Non lo sapevo, allora se è così grazie”
“Allora vuoi dirmi che ci fai in questo posto? Non dovresti essere a scuola o a casa con i tuoi
genitori?”
“Oggi sono scappata da scuola” e prende a raccontare.
Alla fine del racconto l’anziano disse: “ Lo sai che prima si viveva sotto le stelle? Io ci ho vissuto”
Allora Cassandra a quelle parole fu così presa da un moto di ingratitudine nei confronti del padre
perché aveva dubitato delle sue parole, ma allo stesso tempo fu felice che le aveva detto la verità
che si mise a piangere. Il vecchio allora prese a raccontare che lui tutta la sua infanzia e gioventù le
aveva vissute fuori. Era così bello vivere all’aria aperta, passare i pomeriggi in riva al mare con gli
amici o sotto le stelle con una ragazza. Si, le stelle, Cassandra aveva sentito bene, questo vecchio
aveva passato parte della sua vita fuori, pensava in silenzio.
“ E poi com’è che ora viviamo sotto?” Chiese Cassandra
“ E’ successo tutto così in fretta ragazzina, nel giro di 50 anni. O Cassandra, come siamo stati
stupidi, abbiamo lasciato spazio alla bestialità più abbietta che solo l’uomo conosce e che può
trovarsi solo nell’animo umano. Siamo diventati avidi, bugiardi, indifferenti, superbi, abbiamo
rubato, ci siamo venduti l’anima, non abbiamo pensato più agli altri ma sempre più a noi stessi fino
a venire a vivere sottoterra. Lo so è assurdo ci siamo seppelliti ancor prima di morire ma la verità
era che eravamo già morti dentro, non c’era più nulla che ci desse gioia!”
A quel punto vidi che i suoi occhi si riempirono di rimpianto.
“ Io prima avevo una famiglia: una moglie e un figlio. Quando tornavo dal lavoro era una gioia
vederli tutti a casa. Mia moglie intenta a fare le sue cose, mio figlio desideroso di scoprire il mondo
dal suo seggiolone e a terra la nostra Stellina che scorrazzava per casa. Era un bel quadro e come
ogni quadro mi rimarrà per sempre impresso nella mente. Finchè un giorno tornato a casa dal lavoro
non trovai più nessuno, ero rimasto solo. In un primo momento mi sentii soffocare, biasimai mia
moglie, ma in realtà stavo solo biasimando me stesso perchè mia moglie odiava quel posto aveva
tentato più volte di scappare, di tornare in superficie, ma invano. Lei non ce la faceva a vivere qui
sotto, sempre rintanata, al riparo dai ladri di luce, e lei di luce ne aveva molta, lei adorava stare
all’aria aperta, a farsi baciare dal sole primaverile, a passeggiare spensieratamente la sera. Da quel
giorno io vago per queste zone senza una meta proteggendo quelli come te dai ladri di luce. Tu sei
importante piccola Cassandra, tu porti la luce come mia moglie, tu sei importante per tutti noi.” Ora
Cassandra era più intontita di quando si era svegliata, non capiva tutto quello che diceva il vecchio
ma c’era qualcosa in lui che la faceva restare lì d ascoltarlo.
“ Ci sarà un giorno in cui tu ed altri ve ne andrete da questo posto, la vostra luce diventerà ancora
più forte grazie all’aiuto delle stelle e tutta questa luce spazzerà via questo posto e si ritornerà a
vivere sopra. So che queste cose ora possono suonarti strane e non so se mi stai credendo, ma sappi
che è tutto vero.”
Cassandra, ora se ne potè tornare più fiduciosa a casa ad abbracciare il suo papà e quando ormai si
era allontanata dal vecchio lui le gridò: “ Tu porti la luce non dimenticarlo mai, io sarò con te se lo
vorrai.”