Poesie
Poesia per il mio paese
Son tornata al mio paese
perché ho tanta nostalgia
osservando alcune cose
in mezzo a quelle vecchie case
con le rondini sui fili
il monumento sotto i pini
ho riscoperto la natura
poi giocando con una pietra
l’ho gettata giù nel fiume
lo facevo da bambina.
Son passati già tant’anni,
mille pene e mille affanni,
ma, qualcosa di sincero
è rimasto nel mio seno,
i miei capelli son già bianchi
per le pene e per gli affanni
però prima di morire
tornerò al mio paese
per gustare le sorgenti
e dissetare la mia sete
lascerò tutti gli affanni
e le pene di tant’anni
andrò in cima alle montagne
a raccogliere i lamponi
nelle spiagge di carboni,
mi portava nonna mia,
raccontando la sua storia
ancor più triste della mia
e per questo son fuggita
sempre in cerca di fortuna
ma con grande meraviglia
la fortuna l’ho trovata
sempre sulla vecchia strada.
Questa terra è meraviglia
nel mio cuore è sempre stata,
quando c’è l’arcobaleno
mi riporta assai lontano
il profumo di quel fieno
osservando le farfalle
che volavano festose
anche al suono delle campane
che si udivano lontane.
Tutto questo è nel mio cuore,
ora posso anche morire
per restare in questa terra
vicino a nonnina mia
e se qualcuno porta un fiore
per un simbolo d’amore
e dirà riposa in pace
mentre intorno tutto tace.
-5 Giugno 1981
Reali Costantina nata a Monteleone di Spoleto.
Scritta da me dedicata alla mia terra e alla mia mammina che amavo tanto.
Abitante in Vicolo delle Lucarie 61, Roma 00138
Poesia in onore di Alfredino Rampi
Addio mammina, Addio papà
non mi aspettate, non tornerò
quando andrò in cielo prego Gesù
grazie mammina, non mangio più
papino mio, ti voglio bene
date un bacino al fratellino
non dite nulla del mio destino
ma dite solo, che sono lassù
nel paradiso con gli angioletti
perché non c’era posto quaggiù.
Mammina mia sono qui in fondo
perdono mammina non posso parlare
Nando mi dice che mi viene a salvare
e mi diceva cosa volevo?
Volevo anche la coca cola
anche il vasetto per fare pipì
poi è venuto quel bravo Signore
mi ha pulito gli occhietti,
e poi, mi ha baciato
lui mi ha visto, com’ero incastrato.
Mammina non piangere,
non torno più su,
ho atteso tre giorni e non posso di più.
Scusa papino, tu cerca chi è stato
scavare quel buco, e l’abbandonato
non pensava ai bambini piccini,
se per caso passavano vicini?
Io non sapevo che dentro quel buco,
ad aspettare, c’era la morte.
Solo per gioco, mi sono infilato,
ma questo mammina lo vuole Gesù.
Ringrazio ancora, quell’altro Signore,
che ha rischiato la vita per me
Nonnina cara, un bacino anche a te,
perdono, mammina,
i miei capriccetti
ma sono cose, da diavoletti.
Mammina mia, cos’è quel rumore
ho tanto paura, e ti sento lontana,
vorrei un bacino, e volare da te
restare nascosto, fra le tue braccia
svegliarmi da un sogno, che fossi con te
perdono mammina, non piangere per me.
Il mio corpicino, è rimasto qui sotto,
non vedo più nulla, son coperto di fango,
ma il mio cuoricino, l’ha preso Gesù.
Grazie bambini, grandi e piccini,
grazie dei fiori che avete portato
anche per voi, prego Gesù.
Ancora un bacino, a tutte le mamme,
come la mia, non soffrono più.
-17 Giugno 1981
Per il piccolo Alfredino Rampi.
Non posso, non posso tenere nascosto
nel mio cuore questo grande dolore
il mondo lo deve sapere
sono una donna, madre, e nonna.
Poesia dedicata al piccolo Alfredino Rampi
Signore perdono, ti chiedo perdono
se pur non ti prego ma chiedo pietà
pietà per coloro che hanno sbagliato
ma questo bambino non hanno salvato.
Così si è concluso l’informe destino
aveva sei anni il piccolo Alfredo
quel piccolo faro che l’ha incuriosito
dove la morte era in agguato
o forse qualcuno lo avrebbe gettato
ma il bimbo passando e giocando nel buco
non sa che profondo e resta tradito
ed ecco qualcuno gridare ha sentito,
si sparge la voce che Alfredino è là dentro.
A questa notizia si resta scioccato
inizia il soccorso ma è tutto sbagliato
intanto il bambino invoca la mamma,
dicendo mammina, ho tanta paura
un forte rumore vicino sentiva
mentre il martello più forte batteva
ed il bambino capiva più meglio,
tre giorni e tre notti sempre più sveglio.
Un povero uomo con tanto coraggio,
all’una di notte come un serpente
pian piano s’infila, raggiunge il piccino
appena vicino, le afferra la mano
e per un secondo pulisce il visino
consola il bambino nel dargli un bacetto
poi grida tirate, tirate pian piano
ma questi di sopra non hanno capito,
con uno strattone le sfugge di mano,
s’infila più sotto, più in fondo è finito
neppure un lamento più si è sentito.
Il piccolo uomo che annaspa là in fondo
mentre di sopra con il fiato sospeso,
qualcuno gridava, l’hai preso, l’hai preso ?
allora il suo cuore batteva più forte
perché si lottava contro la morte,
ma quando dal fondo lui è tornato
è sprofondato in un pianto accorato
per il bambino rimasto là sotto.
il piccolo uomo per compier l’impresa
alla notizia inventava una scusa
non posso fumare ho finito la scorta
le disse alla moglie, le vado a comprare
verso quel pozzo diretto con fretta,
questa notizia riprese in diretta
la moglie atterrita rimane a guardare
la mamma di sopra raccolta in preghiera
con tanto coraggio ha seguito la scena.
Di questa tragedia il mondo ha parlato
ognuno di noi, ha il cuore spezzato
son già tanti giorni dal grave accaduto
il suo corpicino ancora è lì sotto
la gente smarrita si chiede il perché
volgendosi a Dio e preghiamo per te.
-18 Giugno 1981
Scritta da me Reali Costantina, il 18 Giugno 1981, con parole dettate dal dolore del mio povero cuore
seguendo e piangendo la tragedia tutta la notte e infine si è bruciato il televisore. Sono una mamma di 8
figli e 18 nipotini.