De Amore

Il mio risveglio è un prato fiorito,
col sole che lambisce tenero le tu guance;
una lieve brezza rincorre il mio sognare
fino a lambire il tuo fianco,
cinto di margherite e viole.
Rannicchiata su di me, respiri profondamente,
ancora immersa nei tuoi sogni;
in quel idillio mi ci perdo e mi immergo tra la tua bellezza
ed il candido profumo tuo,
misto all’odore della tua pelle levigata.
Reggo a malapena il susseguirsi dei sospiri
che tu lasci cadere dalle labbra
e che vanno ad inondare
il verde rigoglioso di quella natura audace, profumata.
Il giallo vivo dei tuoi occhi fa invidia alle migliaia di margherite
che ricoprono quella vasta distesa di terra
ed i tuoi capelli lunghi ed indomiti fendono l’aria
come raggi di luce guidati dal vento,
capace, a violare quella nostra quiete
ma timoroso a farlo per paura della nostra ira, di amanti.
Il tuo seno roseo cade leggiadro
dal fusto maestoso del tuo corpo di donna
ed è il frutto a me più gradito;
lo intrappolo tra le mie labbra ma lui, prigioniero,
non tenta la fuga e si lascia inondare di piacere,
finché, stremato, non ti avverte della mia presenza
riempiendo il tuo corpo di un fremito vitale, infinito.
Ti desti allora e le tue voglie sono quelle di bambina,
sono quelle che accarezzano il tuo corpo tutte le sere.
Sai già di non dover chiedere,
il tuo sguardo infatti mi rivela ciò che il tuo corpo mal cela,
sai già che ogni tuo capriccio troverà in me il suo umile adepto
pronto a seguirlo in ogni dove,
pronto a cedere al così scandaloso proposito di unirci lì,
dove una sequela pallida di persone assorte,
il tempo ozioso, muove.
E’ il momento di capirti,
di prenderti,
di amarti,
di perderci,
di unirci,
è il momento che tu mi senta, dentro te.
Carpisco le tue gambe, socchiuse, ancora titubanti
e mi lascio a mia volta carpire da loro,
seguo i brividi del tuo corpo fino alla loro fonte
e prima che essa venga contaminata mi ci abbevero
ponendovi sopra le mie labbra,
muovendole al ritmo delle pulsioni del tuo corpo non più severo.
Non c’è tregua,
dopo essere entrato in paradiso,
non vi si può più rifuggire,
allora vi resto,
e con vigore oltrepasso ogni limite imposto all’umano sentire;
ancora e ancora, mi muovo dentro te, senza sosta,
mosso dalle tue preghiere di un non finire
finché in questo mare procelloso di piaceri in tempesta,
sento un nuovo cangiare, un rapido venire.
E’ arrivata, alla fine, cullata dalla luna,
mio amore,
la calma che dopo la tempesta placa ogni bollore
è arrivata sudata,
bagnata,
ed io vi giaccio dentro,
vi giace dentro il mio cuore.


Candida pelle di seno amato

Candida pelle di seno amato,
reggi il mio disio trattieni il mio bacio
all’ombra del platano, nel mezzo del verde,
cadde un sussurro dalla mia bocca inerme.
Queste parole d’amore, d’amanti,
sommesse, attonite quel giorno e ferme
seguirono il mio comando
giungendo a lambire l’umile servo del tuo sentire.
Amore sa ciò che vuol udire e riconobbe in una sola parola
quella melodia propria del più lieto avvenire,
frequenze assordanti di baci e carezze
che tra le mie braccia si trasformarono,
da mutevoli e fugaci qual eran, in solide certezze.
Ma certezze son poche per me che vivo d’amor
e che guardo ad ogni nuvola in cerca di un po’ di vero;
ingannato da loro, sorelle del mio fuggevole avvenir,
perso per un istante, riassopisco
ed in un gioco di incroci con i tuoi occhi fissi su di me
vo trovando ciò che cerco,
e divento parte del patto tacito che ti lega al girasole:
seguirti ovunque, vivere del tuo sguardo, sopravvivere amandoti.
O candida te, a furia di turbolenti sospiri e di tatti indiscreti
la tua pelle tradì il mio segreto,
arrossendo del colore del pesco
ed allora fu chiaro a tutti dal infante al vecchio contadino
che il poetar era il vero frutto del mio amor sincero.


T’amo

Voglio il silenzio,
quel silenzio socchiuso tra le tue labbra ed il mio “T’amo”;
in questo spazio carnale
si insinua il mio desiderio di essere parte di te.
Odo
la tua voce perdersi
come il canto di una sirena nell’oceano dei miei ricordi,
mentre le mie parole
si incuneano come mille lame nella tua carne tremula,
finché dalle tue sottili labbra immerse in un prato innevato,
non si sciolgono esuli sospiri.
Perché penso a noi come due innamorati?
Tu ed io?
spiegami, Tu, il senso della mia follia!
Dal giorno in cui ho dischiuso a te
le porte carnali della mia esistenza,
nei tuoi occhi dimora il mio amore
ed io non faccio altro che rivivere quel giorno
in cui tutto e’ cambiato,
il giorno in cui abbiamo smesso di rincorrerci
come due fuggiaschi braccati dalle nostre passioni.
Rimembro le notti insonni
che velavano quel tuo sguardo così insicuro,
quando io accarezzavo la tua pelle marmorea con fare discreto,
per non destare il tuo pudore assorto.
Ho mantenuto la sacra promessa
di baciare ogni centimetro della tua eterea bellezza,
cosicché ogni piega di te trasuda questo mio immutabile amore,
e così sarà,
nel tempo,
finché vorrai cullare la memoria di questo mio inquieto sogno.
Quando ho dichiarato il mio amore per te
il silenzio si é impadronito delle tue labbra, perché?
spiegami, Tu, le ragioni di quel vuoto di parole
di fronte ad un così straripante impeto di vita!
Dopo aver solcato con le mie labbra
ogni tremante piega della tua sublime carne,
sballottato qua e là dalle maree voraci delle tue anche sicure,
ho esiliato quel tuo sguardo insicuro,
proprio quando ti ho presa su quel letto stringendoti forte a me,
ed i tuoi seni annunciavano silenti,
come fari nella notte,
la mia venuta.
Avvolto nell’oscurità dei tuoi neri capelli,
udivo soltanto il dolce suono della tua voce
finché, ad un tratto,
non scorsi quel chiarore così divinamente puro
che la tua pelle bianca emanava.
Attendevo la mia morte,
e la trovai,
sferzato dal vento,
prima dello scoglio che pone un limite al mio umano desiderio.
Avrei atteso un’eternità
nella contemplazione di quel tuo sorriso inverso,
ma, ad un tratto, l’alta marea ha lambito le mie labbra.
Ricordo che eravamo felici distesi sui relitti delle nostre paure.
Bramo quel silenzio che riempie lo spazio
che separa le nostre anime inquiete
perché con quel silenzio non mi hai mentito,
ed ho capito,
che si può amare anche senza dire:
“T’amo”.