L’atteso tramonto

A fine giornata, quando i raggi luminosi del sole
Si eclissano per fare posto alle ombre della notte,
Lasciando nel cielo tracce rosso sangue
Quando l’imbrunire con passo furtivo si impadronisce
Dei contorni della nostra quotidianità,
Celando i mille colori che la terra
Ci ha generosamente donato,
Si desta Vespero che con un gesto
Dipinge i monti con i colori a lui consueti
Si desta Morfeo che corteggiando la donna
Invita le sue morbide curve ad abbandonarsi
Soavemente tra le sue calde braccia
Mentre il firmamento che s’illumina d’intenso
Sta a rimirare le sue fulgide figliole predilette.


 

L’oro della terra

Il biondo grano, oro della terra,
Spinto dall’invidiosa brezza primaverile
Accecata dal suo splendore,
Improvvisava folli balletti
Spandendo nell’aria la sua delicata fragranza.
Il suo innalzarsi rigoglioso
Verso l’anelato manto celeste suggellava,
Come ogni anno, l’antico patto con l’uomo
Che lo nutriva col sudore della sua fronte
Ricevendo in cambio i generosi
Chicchi dorati che poi
Sarebbero stati mutati nel cibo dei Re.


 

Le quattro Sorelle

Era tempo in cui la dolce Primavera
Dal corpo acerbo posava
I suoi soavi piedi su madre Terra.
Ovunque passasse seminava teneri colori
Gioiosi canti, sorrisi e rossori.
Dietro di Lei, la voluttuosa Estate,
Un po’ più svestita e sfrontata
Non disdegnava di scoprir le sue morbide curve ambrate
Offrendole al Sole, l’astro luminoso
Che inondava la terra con l’intenso della sua luce.
Sua sorella maggiore, la rossa Autunno,
Fulgida e lussuriosa nel suo aspetto maturo,
Tingeva i campi con caldi colori, portando con se la bevanda degli dei.
Infine l’incedere lento della candida Inverno, accecata dall’invidia,
Vestiva la terra con il suo freddo manto e meraviglie di cristalli.
Il suo gelido soffio smorzava ogni speranza di vita
Ma spargeva auspicioso il divin seme che geloso celava in se
La luce più pura mai rimirata prima, l’essenza del Verbo.