Capitolo 1

Gli alberi lascian cadere pian piano le foglie ormai ingiallite mostrando nidi ormai vuoti.

Gli uccelli hanno lasciato  la terra divenuta più ostile per lidi più caldi e ospitali.

Un soffio di vento ti ricorda che la stagione più fredda è alle porte.

La scuola ha ripreso a scandire i ritmi della vita dei ragazzi che hanno lasciato ormai da tempo le vacanza alle spalle.

I genitori di Viktor sono giunti da poco qui, a Sighisoara in Transilvania sono entrambi Rumeni ma il lavoro di suo padre li porta spesso a cambiare città. Ormai hanno girato quasi tutta la Romania.

Viktor, generoso e intelligente quanto timido e riservato, ha già compiuto 19 anni e frequenta il liceo.

E’ un bel ragazzo, ma la sua timidezza lo rende piuttosto goffo e impacciato con i suoi nuovi compagni.

Pensa fra se: – “Ogni anno diventa sempre più difficile ricominciare. Non sopporto il comportamento di alcuni miei compagni. Sono troppo irruenti. Soprattutto Helen.

L’ha subito notata perché è molto bella. Gli piace, anche se non vuole ammetterlo neppure a se stesso.

Il volto pallido, dai bei lineamenti è contornato da riccioli biondi, e il suo corpo armonioso, ben fatto, la fa sembrare più alta del suo metro e settantacinque, altezza di tutto rispetto.

E’ frizzante, dinamica. In una parola: emancipata. Ma a lui questo non piace, la trova troppo diversa dal suo ideale di donna.

E poi ha già avuto altre compagne carine, nelle scuole che ha frequentato, e sa che prima o poi papà cambierà città distruggendo tutto quello che sarà riuscito a costruire.

E’ da sempre che succede. Anche per questo è restio a cementare nuove amicizie.

Sono compagni di classe ma non si vogliono frequentare. Si vedono troppo diversi. Disapprovano entrambi il comportamento l’uno dell’altra e non perdono occasione per punzecchiarsi su tutto.

 

Di tutto questo, agli insegnanti, ai compagni, … alla scuola, insomma, non importa nulla, bisogna studiare, fare le ricerche, formare i gruppi di lavoro.

Questa volta il caso, aiutato dai dispetti di alcuni compagni, li costringe ad entrare nello stesso gruppo di lavoro frequentandosi sempre di più.

La ricerca di “Fisica” che il Prof ha loro assegnato è piuttosto difficile:

“questa parte non l’ha neppure spiegata” dice tutto serio Mark.

“Fa sempre così. Spiega qualcosa e poi assegna il compito che non centra niente con quello che abbiamo fatto in classe!” replica Helen.

“Ma no. L’avevamo fatto l’altra volta.” Sostiene Viktor.

“Non è vero.” Ribatte Helen.

I due litigano sempre. Su qualsiasi argomento si criticano e non perdono mai l’occasione per litigare su tutto e per tutto.

Loro malgrado lavorano assieme.

Sbagliano e si rialzano insieme.

Col passare del tempo cominciano a conoscersi e ad apprezzarsi reciprocamente cercando le occasioni per trovarsi loro due soli per parlare di lavoro, di scuola, … .

Ormai si confidano sempre di più e questo li porta ad apprezzarsi a vicenda fino ad innamorarsi perdutamente.

 

I loro incontri di studio, che nella prima parte dell’anno scolastico terminavano con uno svogliato: “Ciao!” ora lasciano in loro un senso di malessere, di dispiacere per la, anche se breve, separazione.

Anche oggi hanno terminato di studiare e si salutano come sempre.

Il sole di Aprile rende la giornata ancora più splendida, speciale.

“Ciao Viktor.” Dice Helen.

Avvicinandosi con le labbra a quelle dell’amico, gli regala il suo primo bacio.

A lui sembra di toccare il paradiso.

La testa gli scoppia fino a lasciar sentire il suono delle campane.

Non aveva mai provato quelle emozioni e comincia a vedere Helen come qualcosa di meraviglioso, da tenere tutto per se.

Tornando a casa sente il cuore carico di emozioni; è così felice che non sa neppure quale strada abbia percorso, né in quale modo.

La sensazione di gioia non lo abbandona neppure per un attimo.

Nei giorni seguenti il sentimento che nutrono l’uno per l’altra aumenta sempre più. I due ragazzi non vedono altro che l’amore cercando tutte le scuse per poter stare insieme.

Il suono della campanella della scuola il lunedì mattina è particolarmente odioso.

– “Viktor, ti devo dire una cosa molto importante.” Dice Helen.

– “Non ora, Helen, siamo in ritardo. Me lo dici all’intervallo.” Risponde Viktor.

– “Va bene!” gli risponde Helen.

E’ difficile trovare un angolo tranquillo, dove poter parlare senza che qualcuno ti senta. Per questo devono parlarsi passeggiando nel cortile.

– “Ho fatto il test ed è risultato positivo.” Dice Helen con un espressione preoccupata.

– “Vuoi dire che nonostante tutte le precauzioni aspetti un bambino?” Gli sussurra dolcemente Viktor.

– “Si!” risponde lei mentre un leggero rossore le colora il viso. “… e adesso cosa facciamo?” aggiunge.

– “Cosa facciamo? Te lo dico dopo. Sono troppo contento adesso.”

Scappando via soggiunge: “Lasciami riflettere.”

Al termine delle lezioni i due si aspettano per tornare a casa assieme, come sempre.

“Ciao amore.” dice Viktor, e soggiunge: “Sei certa, di quello che mi hai detto prima?”

“Si. Nella confezione c’erano due test e li ho provati tutti e due. Sono risultati positivi entrambi.” dice Helen.

“Oh, cara, sono felice. Però per il momento teniamo la cosa per noi. Dobbiamo pensare a come dirlo ai nostri genitori” dice Viktor.

“Mio padre non la prenderà certo bene.” dice Helen, e soggiunge: “Lo dirò prima alla mamma. Ci penserà lei a dirlo nel modo giusto a papà.”

“Ci sposiamo e andiamo a vivere per conto nostro.” dice Viktor

“e la scuola?” replica Helen.

“Al diavolo la scuola.” risponde Viktor, e soggiunge: “Mi trovo un lavoro così ce ne andiamo per conto nostro.”

 

 

I genitori di entrambi i ragazzi non la prendono per niente bene.

La notizia li lascia frustrati, sconfitti. Si sentono in colpa perché vedono i propri sogni, riposti nel futuro dei figli, stravolti, distrutti.

Per questo, d’accordo con i genitori di Viktor, i genitori di Helen cercano di convincerla ad abortire.

“Sei troppo giovane.” le dice sua madre.

“Ti rovini la vita. Come credete di potervi mantenere.” replica suo padre.

“E il bambino? Non è certo semplice allevare un bambino.” dice sua madre.

Helen e Viktor si sentono umiliati dalle parole dei genitori di Helen. Intimoriti, non riescono a dire neppure una parola. La gioia che provavano dentro si è trasformata in angoscia, senso di colpa.

“Dovrete lavorare entrambi per affrontare le spese che una famiglia comporta.” dice con fare minaccioso il padre di Helen.

“Non potete farcela, siete troppo giovani.” dice la madre di Helen quasi con dolcezza. Poi prosegue: “Alle pratiche che occorrono per poter abortire ci penso io. Non preoccuparti, Helen. Sistemiamo tutto io e tuo padre.”

 

Quella stessa notte Helen e Viktor decidono di fuggire da casa.

La loro fuga non è certo eccezionale, ma per loro è indispensabile.

Si sentono ostacolati nella loro unione dai genitori di entrambi.

Nessuno li capisce.

Nessuno li può aiutare.

Attuano il piano che avevano concordato nei giorni precedenti il colloquio con i loro genitori.

Abbandonano tutto e tutti, lasciano la scuola e vanno a convivere in un’altra città dove si cercheranno un lavoro.

 

Viktor aveva accantonato una piccola somma grazie alle macie che raccoglieva di tanto in tanto a Natale, al compleanno, e anche in alcune feste speciali, dai nonni, dagli zii e anche da mamma e papà.

Anche Helen aveva fatto altrettanto, proprio come concordato prima di parlarne ai propri genitori con Viktor.

 

Alle 3 in punto Viktor è davanti alla gelateria. Ha usato come valigia lo zaino che usa per la scuola. Vi ha infilato dentro giusto qualche indumento da usare per i primi giorni e qualcosa da mangiare, poi si vedrà.

I rumori di una corsa leggera annunciano l’arrivo di Helen.

Viktor le dice: “Hai preso tutto quello che ti serve?”

“Si!” risponde Helen, e aggiunge: “Ho preso anche i soldi che ho risparmiato in questi anni, sai, per i primi tempi.”

“Anch’io ho preso i miei risparmi.” Dice Viktor.

Parlando sottovoce i due si incamminano lesti verso la vicina stazione ferroviaria. A quell’ora dovrebbe transitare un treno merci e contano di salirci sopra senza farsi scorgere.

 

Il viaggio è lungo e monotono ma, tutto sommato, il vagone che hanno scelto è sufficientemente comodo e loro trovano il modo di passare il tempo come fosse il loro “viaggio di nozze”.

E’ la loro splendida “luna di miele”.

Dimenticando il mondo che li circonda si amano teneramente.

 

Le poche provviste che si sono portati bastano a riempire le pause d’amore. La gioia che provano entrambi, e l’amore, gli fanno dimenticare tutto. Non si sono neppure accorti di aver già passato la frontiera. I tre giorni racchiusi nel vagone sono volati in un lampo.

Anche se è buio Viktor intravede da una fessura le luci di una città.

“Amore, pensi che qui possa andar bene, per stabilirci?” Sussurra ad Helen.

E lei: “Certo! Mi basta che tu sia con me. Tutto il resto non conta nulla.”

Raccolte le loro cose, al primo rallentare del convoglio i due saltano dal treno rotolando in un vicino campo. Si rialzano pulendosi a vicenda alla meglio ricomponendosi e quindi si guardano attorno per orizzontarsi.

“Dove siamo, Viktor?” dice Helen. E lui: “Non lo so! Camminiamo lungo la ferrovia, nei pressi della stazione ci sarà di certo qualche cartello con il nome di questa città.”

 

Sono in Albania, e precisamente nella città di Kruja

 

Alla stazione chiedono ad un uomo dove poter trovare un alloggio per trascorrere la notte e questi li indirizza poco lontano, dove affittano dei locali.

 

Lo stabile è piuttosto modesto però il costo dei locali non è esagerato, così  ne prendono in affitto un paio ed iniziano la loro vita in mezzo a mille difficoltà.

Nei giorni seguenti Viktor si mette alla ricerca di un lavoro e dopo diversi rifiuti riesce a trovare lavoro come lavapiatti in una trattoria vicino a casa. La paga è piuttosto modesta però la sera, quando ha finito di lavorare, Elisabeth, la cuoca, gli prepara un cartoccio da portarsi a casa. Non è molto, però anche quello aiuta a tirare avanti.

 

La gravidanza di Helen prosegue abbastanza serena, a parte il continuo senso di nausea e vomito. Ha fatto amicizia con una vicina, Louise, con la quale scambia spesso quattro chiacchiere in attesa che torni il suo Viktor.

 

 


Capitolo 2

 

 

I mesi si susseguono sereni, senza grandi scosse ma con tanto amore e premure l’uno per l’altra fino ad arrivare al momento del parto.

E’ notte fonda quando Helen sveglia Viktor: “Presto, vai a chiamare Louise e l’ostetrica.

Viktor si precipita fuori dalla stanza e suona al campanello dei vicini gridanto: “Louise, presto vieni. Helen ha bisogno di te.”

Louise si affaccia alla porta e gli dice: “prendo qualcosa e arrivo subito.”

Viktor, rassicurato, gli dice: “Intanto io corro a chiamare l’ostetrica.”

L’ostetrica abita poco lontano e Viktor ci arriva in breve tempo.

Le spiega cosa è successo e poi si incammina con lei verso casa.

Intanto Louise ha già messo a scaldare l’acqua preparando anche dei panni puliti.

“Aspettaci qui. Se ci dovesse servire qualcosa ti chiamiamo noi.” l’ostetrica dice a Viktor.

Dopo un tempo che a lui pare interminabile si affaccia sull’uscio la testa di Louise, tutta sudata, ma felice, e gli dice: “congratulazioni, è un maschio. Proprio un bel maschietto.”

Scompare felice nella stanza richiudendosi dietro la porta.

Viktor si sente molto felice e impaziente di abbracciare entrambi e trattiene a stento la propria impazienza per permettere alle due donne di completare il loro lavoro.

Dopo circa un’ora si riapre la porta lasciando intravedere nuovamente il volto di Louise che, tutta raggiante, gli dice: “Sono due! E’ nato un altro maschietto. Sono tutti e due bellissimi.”

Nuovamente la porta si richiude e Viktor si sente ancora più felice e impaziente.

Finalmente l’ostetrica spalanca la porta: “Entra pure papà. Vai a vedere Helen e i tuoi piccoli. Poi mi dovete dire come li volete chiamare.”

“Li chiameremo Karl ed Angel. Come ti sembrano questi nomi, amore?” dice Viktor entrando nella stanza.

Si avvicina al letto quasi con timore. Dura solo un attimo. La felicità ha il sopravento. Le butta le braccia al collo e la bacia teneramente sulle labbra sussurrandole: “Grazie, amore. Sei stata bravissima.”

L’ostetrica prende i due piccoli e li porge al loro papà che se li stringe dolcemente al petto.

 

Passano i mesi ed Helen è diventata esperta ad economizzare i soldi che gli porta Viktor. Si destreggia fra pappe e pannolini, biberon e ciuciotti ed i piccoli crescono felici.

 

Un giorno Charlie, il proprietario del locale dove Viktor lavora, lo chiama e gli dice: “Viktor, ti piace questo quadro? Se ti piace te lo voglio regalare. A me, sinceramente non piace. Ce l’ho in giro da un pezzo a dar fastidio.”

Il quadro, un vecchio dipinto, raffigura un volto di donna sereno, in un ambiente buio, illuminato dalla fioca luce di una candela. Intorno al volto sembra di intravedere qualcosa, come il frenetico agitarsi di spiritelli.

“Grazie Charlie. Lo accetto volentieri. Mi piace.”

La sera stessa se lo porta a casa tutto felice.

Lo mostra alla sua compagna ed anche lei lo apprezza molto. Dove lo mettiamo? Così si guardano intorno per cercare la parete adatta.

La loro casa è piuttosto spoglia. C’è giusto l’indispensabile e gli unici quadri alle pareti sono alcune foto che li ritraggono con i loro piccoli.

Questo angolo mi sembra il più vuoto di tutta la casa. Dice lei.

Viktor prende il martello, un chiodo, e comincia a picchiare.

Uno, due, tre colpi, ma il chiodo non vuole entrare nel muro.

Si sposta qualche centimetro più in su e ricomincia a battere: uno, due, tre, … sembra che cominci ad entrare.

Un altro colpo e …

Il chiodo sembra illuminarsi e lui lascia cadere tutto.

La parete sembra si sia spostata. Non molto, quel tanto che basta per capire che nasconde una porta.

“Helen. Vieni a vedere cosa ho trovato.” Dice Viktor.

Lei accorre e, vedendo il quadro ancora a terra, gli dice: “Cosa vuoi? Ti serve una mano per sollevarlo?”

E lui: “Ma no! Guarda per terra. Vedi? Ci deve essere una porta nascosta in questo punto. Aiutami a spingerla.”

Entrambi spingono la parete scoprendo un altro locale. Piccolo per la verità, ma dentro c’era …

 

I gemellini, Karl ed Angel, proprio oggi compiono sette mesi. Ancora non camminano, però riescono a muoversi a gattoni. Incuriositi da ciò che fanno mamma e papà si avvicinano gattonando all’apertura.

Angel raccoglie un chiodo da terra e comincia a giocarci. Lo mette in bocca e… hai! Si punge e comincia a piangere. Karl, il fratellino, prende il martello, lasciato sul pavimento da papà, ma pesa troppo e gli cade sul suo piedino. Anche lui si mette a piangere.

Viktor ed Helen sentono piangere i piccoli ed escono dal locale. Sono piuttosto impolverati. Prendendo in braccio un bimbo ciascuno per consolarli riuscendo a calmarli e a farli addormentare.

Li mettono a letto e poi ritornano alla loro scoperta.

Entrano nuovamente nel locale. Questa volta sembra loro più grande. Il buio pare meno buio. Sembra di vedere qualcosa più in fondo. Mentre si avvicinano la porta si richiude dietro di loro.

 

Il giorno seguente i vicini sentono i piccoli piangere disperatamente. Il tempo trascorre ma i piccoli non si calmano, anzi, la loro voce si fa sempre più penetrante.

Qualcuno prova a bussare alla porta. Louise li chiama a gran voce “Helen. Viktor. Aprite, non vi sentite bene?”

Nessuno risponde. Si sente solo il pianto dei piccoli.

Dopo ripetuti tentativi di farsi aprire Louise chiama i vigili del fuoco.

Poco dopo arrivano i soccorsi con un’autopompa. Ne scende un gruppo di uomini che in breve tempo riescono ad aprire l’appartamento.

Si sentono sopraggiungere altre sirene: un’ ambulanza, la polizia.

Tutti quanti entrano nell’appartamento.

I bimbi sono sul pavimento. Sono riusciti a scendere dal loro lettino da soli nonostante le spondine fossero sollevate.

Le infermiere, arrivate con l’autoambulanza, prendono in braccio i piccoli mentre i vigili del fuoco cercano i genitori, perché i vicini dicono che devono essere in casa. Non hanno mai lasciato i piccoli da soli.

L’appartamento è piccolo e non ci sono molti posti dove nascondersi.

Purtroppo le ricerche non danno buoni esiti.

La conclusione alla quale giungono le forze dell’ordine non può essere che una: I genitori sono spariti senza lasciare traccia alcuna.

 

Le ricerche si sviluppano in tutta la zona. Si mobilitano tutti gli abitanti di Kruja organizzando le ricerche in tutta la valle continuando per una diecina di giorni senza mai trovare niente.

Intanto i bimbi vengono affidati ai servizi sociali ed in seguito messi in un orfanotrofio.

Dopo qualche tempo le autorità cittadine interrompono ogni ricerca di Viktor ed Helen dichiarandoli scomparsi permettendo che i gemellino potessero essere adottati.

Pochi giorni dopo la sentenza di adottabilità Angel viene dato in adozione ad una famiglia facoltosa: i coniugi Thessa e Rudy che risiedono nella stessa cittadina di Kruja.

Karl, come del resto molti altri bambini, passa da un orfanotrofio all’altro conoscendo il lato peggiore della vita.