Lottava vanamente contro l’istinto che la allontanava dal suo essere. Ammanettata al cuore tanto quanto alla ragione, si scontrava quotidianamente con la realtà che inspiegabilmente non riusciva a spezzarla. La piegava, questo si. Era inevitabile. Remissiva chinava il capo e subiva. Ci conviveva suo malgrado. Certo, avrebbe preferito sentire il dolore secco e deciso, fulmineo, una volta per tutte e invece no. Sanguinava un pó tutti i giorni. Goccia dopo goccia dopo goccia. Lentamente.


Si allontanava da lui.
Così come fa una ladra.
Lo faceva tutte le volte che invece avrebbe voluto tenerlo stretto a sé.
Sinonimo e contrario del suo essere donna.
Fuggiva e
spariva per un po’
Portando con se la refurtiva
L’immagine arrendevole del suo volto.
E lui l’aspettava, sempre.
Con l’espressione attonita di chi finge di non capire.


E’ come se ci fossero tante piccolissime tessere di un puzzle evanescente che ogni giorno, puntualmente ed inspiegabilmente, beffardamente direi, si uniscono tra loro componendo un disegno che, senza fretta, affiora dal nulla. E’ assurdo come ogni cosa mi riconduca a lui. Mi ritrovo ad inciampare in piccoli segnali che il destino mi propone senza pietà. Suoni rubati ad una radio accesa al mattino, ricordi limpidi e quasi tangibili, coincidenze di luci ed ombre di un passato recente e lontano, oggetti messi lì x caso osservati con altri occhi, curiosi, indispettiti, arcigni. Pensieri abbandonati in un cassetto mal chiuso in cui mi imbatto x sbaglio, immagini che una folata di vento sfoglia e mostra come pagine di un libro e parole dette, fantasticate, scritte, sottolineate, carpite da passanti che confusamente borbottano x le strade. Tutto torna, tutti gli indizi portano allo stesso medesimo punto. Tremo. Ho paura. Tutto potrebbe svanire all’improvviso così come è apparso. Non è reale, penso, potrei farmi male. Non ci voglio credere. O devo?


Invano

Fantasma incattivito
dal demone della curiosità
violi libertà che non ti spettano
Oscurato dal giallo e dal rosso
Conduci in apnea una meschina esistenza
e cerchi la tua preda invano
con la foga di un cane che ha sepolto il suo osso
o un assassino la sua vittima.


Amore

Mi piace quando ti chiamo amore per gioco e tu abbassi lo sguardo imbarazzato.
Accenni un mezzo sorriso e poi con una smorfia stringi le labbra.
Ti piace quando scrivo amore per gioco sulle pagine affollate delle tue giornate che scarabocchi confusamente con i tuoi distratti pensieri e te ne compiaci.


Tutto

Fortunato colui che riceve il mio amore perché ha tutto di me e tutto di sé.