Trilogia di Una Muta Indifferenza.

La cercava come cerca l’acqua un pesce

In Lei vedeva ogni bellezza del creato
il puro disegno di un tratto d’orizzonte.
I capelli come crine della notte
e la pelle … nivea corona
simile al manto d’una luna piena.
Il corpo suo era freschezza d’acqua cristallina
e nei suoi occhi
la scura intensità di un pozzo senza fine.
La cercava come cerca l’acqua un pesce.
Dalla sua bocca le parole s’adagiavano
come stille sulle rive d’una ciglia
e l’uscio delle labbra sue Lui lo custodiva
come perla rara in fondo al mare.
Ai suoi pensieri prestava la più cieca fede
come verità fissa e senza un vizio d’ombra.
La cercava come cerca l’acqua un pesce.
D’ogni passo ne seguiva seco il fato
e dell’ombra sua ogni più oscura essenza
… si disvelava
come un raggio di sole fonde le guaste terre
e scioglie la bruma solida dal folto della selva.
E Lei … Lei lo ignorava senza una vera colpa.
D’ogni suo delicato gesto nulla serbava,
come un fiore reciso che muto cede al taglio
e cade solitario nel rappreso fango.
Così ricambiava le promesse e i delicati affetti
nel fatuo incenso della dimenticanza.
E Lei … Lei lo ignorava senza una vera colpa.
E ogni sua attenzione sfumava tra stanze colme di silenzi
e negli occhi suoi mai un lampo a bruciare le chiare stelle
né l’eco di un tuono
a squarciare il velo di un cielo sempre spento .


Così Muto il nulla e muti i Loro corpi nella voce stanca.

Ma giunge l’ago del tempo
che miete e capovolge le mute indifferenze.
Così il rugoso flusso volse al compimento
negli occhi d’Ella un velo sembrò precipitare
così il gentil sfiorìo di Lui si palesò
come livrea adorna di trame l’amor dimenticato.
Lo cercò come cerca l’aria la fiamma ch’arde lesta.
Le cure di un tempo fin l’orlo serrarono le pupille,
le carezze di giorni librati nel caldo soffio
le si posarono sulle tenere falde
come filigranati granelli di sabbia
nel turbinio scosso del vento.
Lo cercò come cerca l’aria la fiamma ch’arde lesta.
Così l’alito del suo calore l’avvolse come densa coltre
e gli abbracci un tempo respinti
le parvero un nido di pula
dove curarsi nelle notti ghiacce.
Il sonno le divenne caro al fianco suo
e il buio un sospirato anfratto
per chiudersi nel suo mantello
come mallo tenero nel suo gheriglio.
Lo cercò come cerca l’aria la fiamma ch’arde lesta.
Così l’occhi suoi guardava con rinnovato incesto
muta a fissar lo sguardo nel colmo del suo sonno
ed ogni piega del volto ed ogni lieve ruga
a Lei … pareva il greto di un fiume d’acque sante,
il magico poetare di un cuore senza colpe.
Lo cercò come cerca l’aria la fiamma ch’arde lesta.
Ma il tempo è il calco feroce d’un tiranno
e il destino il braccio di un giudice bendato.
Così nell’ora di una ritrovata intesa
nel cuore di una vita che sboccia in molli getti
al colmo di gemme stillanti tumidi germogli,
la falce di una rossa luna s’erse sulla casta messe
e batté il tintinnio della roncola l’acerba spiga.


Si cercarono come le acque dei fiumi il loro mare.

Così come gocce infuse si perdono tra stagni e gore
e gli sciolti rivoli in acque infide
così il guasto fango mischia e sgretola il greto fondo
… tutto fu perduto
nel giorno stesso di un ritrovato segno
e Lui … oh Lui … come giovane giunchiglia fu colto
e raso nel taglio di un falcetto esangue.
Si cercarono come le acque dei fiumi il loro mare.
Così … nei giorni suoi recisi
un ultimo respiro lasciò sui verdi campi
mentre nei loro occhi fiumi di ricordi
mischiarono le chiare acque
nel fluire della corrente andata,
come il guizzo di un pesce si perde
nel flusso maestoso del suo grande mare.