Sensi

A piccoli passi
il lunario riscopre gusti sotto vetro
usanze disperse fra pentole appese
odori senza sonno
a lenire sogni
che girano invano su cardini rugginosi.
Il tempo riduce gli spazi
l’orecchio percepisce appena
la voce degli alberi
l’occhio accarezza appannato
l’aria che sagoma i fianchi dei monti,
i baratri aperti
e quelli serrati.
Le mani sfregate cercano il calore
che apra i pori sulla pelle.
Infine le parole cadono sul tavolo
vecchio di un bar
e rimbomba
il brusio degli assenti.
L’ora è irrigidita
a fare attente le costellazioni.
La storia è lì sul posacenere
dove lascio i pensieri
quando seguo le nuvole.


Fiori di lontane stagioni

Ritorno a luoghi a me noti.
Ascolto la voce della natura.
Parole eterne,
scolpite nel tempo.
Echi senza ritorno
custoditi da ali di vento.
Respiro di antichi fantasmi,
profumo di essenze
dal sapore di vita lontana.
Odore di aspri oleandri
protetti da muri di pietra.
Appoggiato alla spalletta
sul sentiero
dove affoglia lo spino
e insaporiscono le more
ritrovo fragile
il profumo delle peonie
la fresca esplosione
delle foglie di mentuccia
stropicciate fra le dita.
Aspiro gli umori del mio mondo
respiro petali fra le labbra
sapendo di essere passato ignorato.
Rimane il rumore del silenzio
nell’abbraccio materno
dei fiori di lontane stagioni
che discioglie le ultime fragili emozioni.


Ieri

Era uno strappare a morsi la vita,
gli occhi specchiavano le nuvole:
a correre dietro un niente,
a scavalcare ostacoli senza lasciare orma,
mentre il sogno picchiava
sull’uscio in punta di piedi.
Si amava il tempo
anche gettandolo dal finestrino
della carrozza dai sedili di legno,
o sdraiati a contare fili di fieno.
Il passo riprendeva sempre
contro le abitudini che piegano le spalle,
a seguire un cielo che sembrava
fuggire oltre l’orizzonte.
Erano appunti lasciati a fiumi
su pagine rimaste iniziate.
Le parole cadevano,
foglie multicolori
che avvampavano illuminando il tempo
che sembrava un tenero amante.
Si è passato il confine
dei giorni inquieti,
rimangono favole sfilacciate dal vento
e il sorriso dei papaveri
che continua a stordire la mente.