SPAZI SIDERALI

Atomi d’angoscia
in spazi siderali
consumano l’eternità
breve
del battito cardiaco.
Divampò la vita
ma era già lotta
fra spermatozoi.
Microcellule vincemmo
tra il nulla e l’esistere:
movimento meccanico,
destino, volontà?
Carne e sangue
i nostri corpi
vibranti
nella ricerca
del mistero.
Sospesa
nell’ignoto
la terra
fra abissi galattici
che partoriscono
meteore e stelle
e silenzi.
Divenire del tempo
e dello spazio
in quest’immensità
d’atomi naufraghi.


UBI SUNT?

E l’onda frastagliata sugli scogli
della vita lambisce ricordi naufraghi
nel moto incessante dei flutti.
Dorme la principessa delle Nevi
nel suo castello di ghiaccio,
riposano le palline di vetro
dai giochi usati e le maschere tragiche
dagli occhi affusolati.
E’ silenzio di processioni e canti religiosi
in desueti ormai alla memoria
petali di fiori da lanciare
leggiadri come coriandoli.
E’ silenzio di voci nella cucina
bagnata di luce e d’odore di zucchero caramellato.
“Ubi sunt?”.
La cydonia s’inerpica trionfante
su sassi spicchi e pietre sconnesse,
confusi tra cielo acqua e terra
piccoli cimiteri riposano a picco sul mare
tra silenzi di stelle che fioriscono
tremanti sull’acqua
a specchiare riverberi di luci apparenti.
Contemplo questi fiori di pesco:
emanano un estremo struggente profumo
prima di cadere dal ramo.
Eppure la terra che tu calpestavi
ancora partorisce
tralci di tenera mimosa.


IMMUTATO SOMMESSO MORMORIO

Socchiudo gli occhi:
è immutato
sommesso mormorio
nella risacca.
Cristalline
emergono alla memoria
emozioni d’altro tempo,
quando gioia
era raccogliere
diafane trasparenze
di vetri levigati
e scoprire uno specchio di mare
in fondo a buche scavate
tra pietre e sabbia
e bastava la borsa di paglia
della madre
a soddisfare
tutti i desideri.
Altro tempo:
di corse innocenti sulla battigia
per raccogliere
la spuma delle onde
che scivolava
come sabbia
tra le dita,
come il ritmo
della vita,
poi.