Buongiorno

Il sole del mattino distende le forme
nella morbidezza.
Giacciono confusi sogni aggrovigliati
nel recondito accadere della notte.

Attorno brulicano desideri pulsanti:
mi parlano sommessi
bisbigliano possibilità
inseguono tenaci ciò che sfugge
ad occhi lucidi di realtà.

Testarda
avviluppo mille tentacoli di richiamo
a venature di smeraldo
ad aurore coralline

 

 

 

Padre
Agonia

Ma dove andavi a prenderla l’aria, padre?
Silenzioso, senza un lamento
solo graffiavi gola e polmoni
per raschiare un avanzo di respiro.

Subito una pausa senza fiato
e noi con le mani nelle tue a boccheggiare con te
uno, due, tre secondi
tua moglie e tua figlia
in attesa  del prossimo respiro.

Faceva ritornare il sole come arrivava
ma subito quell’orizzonte se ne andava
quel respiro ti si strozzava in gola, padre.
E noi a puntare gli occhi sul tuo viso
per richiamarlo dai, padre trovalo quel respiro
trovalo che ce l’hai, è ancora lì con te!

Finché una potente scossa del petto
ti sollevava e con uno scossone
delle spalle all’ingiù
lo cacciavi fuori e nulla più.

E il tuo spirito, padre, dov’era
mentre tu agonizzavi già sereno
trasmigrato sulle piste dei padri?

Libero e scalzo come da bimbo
quando correvi sui prati vicino al grande fiume
a nasconderti per evitare i lavori che la famiglia imponeva.
E al rientro quante cinghiate!

Negli ultimi tempi, del mondo
non ne volevi più sapere
così ingiusto e malfattore era,
tanto valeva andarsene altrove.
Chissà poi se c’era qualcosa da trovare…

La nostra religione, dicevi, è la più bella di tutte.
Un mondo ultraterreno? Non ti pareva vero!

Tua fu la scelta della terapia del dolore
che significò sempre più dormire.
Hai già tanto faticato nella vita
i mal di testa ti hanno sempre accompagnato.
Scusami dell’aggravio che anche io, credi
involontariamente ti ho creato.

Dormi, padre!
Sazia di serenità
questo tempo del distacco
da noi e dalla vita.

Forgia armi eccellenti per presentarti ai cieli
porta con te la nostra benedizione e il perdono
per il poco tempo che ci hai donato.

E tu felice di cielo come ora sarai
benedici da lassù
il nostro solitario tentativo

 

 

 

L’otto dell’otto alle otto

Arriva puntuale e sorridente.
Cammina elegante.
Ci sediamo dove ho prenotato.
Mi chiede vuoi stare con me?
Oh, si!
Replico la stessa domanda.
Ottengo stessa risposta.

Per una vita insieme
libera.
Oh, sì!
Relazioni comuni a casa
quelle personali fuori di casa,
come le estranee, che se ne devono andare.

Mi chiede di avere tempo per gestire la cosa.
E scompare.
Non risponde alle chiamate, ai messaggi.
Finché dice che da tre anni voleva restare sola a meditare.
Un mese dopo il 18 settembre alle 18
mi dice che passerà da casa mia.
Cercherò di capire bene le sue parole
i tranelli non mi fanno dormire.

Arriva l’otto dell’otto alle otto.
Incontro i suoi occhi e non vogliono parlare
Guardo le sue labbra strette in un taglio severo .
Cosa nascondano le sue paure
continua a non dire.
E di nuovo scompare.