Luminescenti scie nel blu della notte

 

In primavera, … la campagna

vestiva già di rosso papavero

e nel cielo volavano già alte le rondini,

quando al fonte della tua giovinezza,

da dove sgorgavano fresche acque,

mi concedesti di placare, in parte,

l’ardente sete d’amore.

Finalmente, potei bere …

… della tua acerba bellezza

dopo avermi fatto assaporare

i grani di quei vermigli frutti,

pendenti dal melograno del fresco giardino.

I tuoi occhi riflettevano la luce

di un intero giorno, dall’alba al tramonto.

Cercai nei tuoi sguardi di silenzi,

la purezza dei tuoi occhi,

che, sorridendo, colsero l’attimo,

… il frangente, in cui, il fresco venticello

carezzava i fiori e …

smuovendo anche i tuoi capelli, …

mostrò il tuo bel viso compiaciuto.

Sentii il dolce suono della tua voce,

… e il tuo respiro a mezz’aria,

“Fammi deliziare nel giardino della tua anima.

… Fammi riemergere dai profondi abissi

nelle tue interminabili tenerezze.

… Fammi sentire il profumo

delle tue audaci delizie”.

Mi donasti emozioni d’amore …

… d’armonia, … e di voglia di esistere,

per tutta la stagione estiva, …

e poi … finalmente, il refrigerio

… e, l’azzurro cielo di settembre,

quando, a tarda sera, si levava la luna rossa,

a richiamar alla mente le recenti notti d’agosto,

quando le perseidi, come lacrime,

riversarono i loro frammenti e noi, … divertiti, …

esprimemmo i nostri desideri,

mentre rilasciavano …

… luminescenti scie nel blu della notte.


Sogno di un “poeta” in erba

 

Rammenti anche tu quelle giornate di sole?

E quei freschi mattini di primavera?

… Zefiro, gentile, col suo refolo,

ci deliziava di piacevoli sensazioni.

… I tuoi lunghi capelli,

smossi da un fil di vento,

a svelare il tuo esile e dolce profilo.

Ci ritrovammo ad ammirare

tra le aspre pietre di muri a secco,

la campagna tutta in fiore …

… ombrosa … di secolari ulivi

… e tu, … sonnacchiosa, distesa sull’erba,

all’ombra di verdi pampani

… dove … d’un tratto … incaricasti Cupido

a scagliar i suoi imprudenti dardi

ed io … a soffocar il respiro

quasi per non svegliarti dall’incanto,

per non romper l’idillio,

… la meraviglia, … lo splendore

che giaceva col tuo giovane corpo.

Questa è la mia terra, … la nostra terra …

… e tu, … ad ammirar, tutt’intorno,

un mare carminio di papaveri

chiazzato d’oro da margherite

e varie tonalità di colori … e infiniti fiori.

Vieni con me! … Ti condurrò, soave,

ad attraversare il mare fiorito

mentre tu, dolcemente, mi condurrai

a superar la soglia della tua essenza,

dove io, finalmente, potrò svelarti

come nacque l’amore …

… e il sogno di un “poeta” in erba.


Visioni di remoti vespri

 

Visioni di remoti vespri
baluginano nella mente

come il tremolio di lucerne ad olio,

sulle pareti di anacoretici anfratti sul mare
o del teofanico santuario di San Niceta,

officiato da ieromonaci

dalle lunghe barbe.

… Dietro l’iconostasi,

venerandi incanutiti egumeni,

… veementemente,

intonano, solenni ieratici canti,

che dal coro alla navata

si diffondono …

… e dall’abside al cielo salgono

… e l’eco ancora s’ode …

se non genererà oblio

il silenzio del tempo,

non più scandito dalla salmodia

e dal suon della simandra.


Scriptorium monastico di San Niceta

 

Nel rimuover la polvere dall’archivio del tempo,

e nel liberar la storia da rapprese ragnatele,

… tra barlumi di luce,

fantastiche scene di vita cenobitica

dello scriptorium monastico di San Niceta,

alla mente emergono,

e, dal passato, il ritorno svelano.  

… Calami esperti di monaci amanuensi

stendono inchiostri dai più svariati colori …

dal cobalto all’ocra, dal verde al carminio …

Il prodigio delle polveri,

divenute liquide, s’è compiuto.

Sul biancore dei fogli,

ora, sapienti mani rilasciano

inchiostri dalle più svariate tinte:

scuri, ambrati e d’altre tonalità.

Il lucor del rotolo di pergamena

puro, come agnello sacrificale,

si offre allo scriba, perché tracci specifici segni.

Copisti, ricurvi su scrittoi dal piano inclinato,

intenti a trascriver libri e codici miniati.

Novizi e giovani studenti,

sotto la guida del protocalligrafo,

all’arte dello scriptor son istruiti,

e … passo dopo passo, … giorno dopo giorno,

riescono a riprodurre il testo originale.

Addossate alle pareti dello scriptorium,

grandi scansie traboccano di volumi

d’ogni dimensione e umano sapere.

Armaria ricolmi di carte e diplomi,

che, sapientemente, il cartofilàce custodisce,

ma, ancor più, da ogni pericolo preserva

antichi rotoli di cartapecora, dal tipico odore,

che contengono anacoretiche preghiere,

che verso il ciel si levano …

… e al ciel, che le ispirò, ritornano.   


Splendida Terra …

 

Splendida Terra …

dal primo sole rischiarata,

se nuovi invasori s’accaniscono

per violar la tua incontaminata bellezza

affida all’indegno “poeta” il tuo grido.

Se il cielo di San Basilio

non sarà più allietato

dal volteggiar degli uccelli

se la macchia

non avrà più gli stessi profumi …

se l’onda, che sull’arenile sciaborda,

non avrà più gli stessi colori …

affida all’indegno “poeta” il tuo sgomento.

Se le tante specie di volatili

non allieteranno più l’aere di Masseria Capitano

affida all’indegno “poeta” le tue angosce.

se la sua antica torre

non custodirà più lo stesso paesaggio …

se i suoi contrafforti scarpati

non incanteranno più allo stesso modo …

se le sue merlature

non conserveranno più lo stesso fascino …

affida all’indegno “poeta” il tuo lamento.

Se i dolmenici titani: Gurgulante e Placa

non trasmetteranno più arcaiche memorie …

se le megere

non danzeranno più sui megalitici lastroni …

se i folletti

non fisseranno più lì, la loro abituale dimora …

affida all’indegno “poeta” il tuo dolore.

Se le fiabe

non renderanno più l’azzurro della notte …

se i campi

non s’accenderanno più di luna blu …

se, ai lucenti chiariluni, gli ulivi

non distenderanno più le loro ombre …

affida all’indegno “poeta” il tuo tormento.

… E se per fatal destino, … splendida Terra

il tuo volto non dovesse esser più lo stesso

affida all’indegno “poeta” il tuo pianto.

Se per mano nemica, tu dovessi soccombere …

se la sorte dovesse esserti avversa …

se il tempo dovesse scorrer triste …

affida all’indegno “poeta” le tue nefaste vicende,

che, sdegnoso, racconterà un dì ai posteri,

di com’eran disposti i tuoi figli

ad immolarsi per gli alti ideali …

… e la tua gloria.