FELICITA’

Un raggio di sole
che filtra dalla finestra
una goccia di rugiada
che ti bagna il viso.
Felicita’ e’ un sorriso,
un gesto d’amicizia,
una lieve carezza.
Felicita’ e’ vivere e sperare
odiare e amare
piangere ed urlare.
Felicita’ puo’durare una vita ma…
puo’ svanire in un momento.
La mia felicita’ e’ dedicata a te Papa’
perche’ anche se non ci sei piu’
il tuo cuore batte all’unisono con
il mio.


FINCHE’ C’E’ VITA C’E’ SPERANZA

Un giorno Melissa attraversando il parco, di ritorno dalla biblioteca Comunale,si soffermo’ per un attimo notando un signore seduto su di una panchina che sembrava borbottare tra se’ ad alta voce.
Melissa amava la psicologia e quindi stare a contatto con i problemi altrui,ascoltare la gente,confortarla e magari anche aiutarla.
Studiava molto per questo e si ripeteva sempre che un giorno non lontano avrebbe aperto uno studio tutto suo ed avrebbe cosi’ realizzato il suo sogno.
Si sedette non lontano da quel misterioso signore e non pote’ quindi fare a meno di notare che con se’ aveva un cane,un pastore tedesco e a quel punto noto’ anche la fascia al braccio: era cieco.
Quanta tristezza per Melissa capire che quell’uomo stava parlando con il suo cane,l’unico amico fedele,l’unica speranza a cui aggrapparsi.
D’istinto Melissa si avvicino’ all’uomo,il quale le rivolse la parola “ C’e’ qualcuno? Prego si sieda.”
“ Mi scusi,forse sono stata un po’ impertinente,mi sono avvicinata a lei perche’ ho notato che stava parlando con il suo cane..E’ proprio un bell’animale!” “ Io mi chiamo Melissa”.
L’uomo sorrise e le rispose. “Piacere sono Aldo. Io non credo che tu sia impertinente sai cara Melissa ma semplicemente curiosa,come lo sono in tanti. Spesso sento persone che mi passano accanto e fanno un sacco di domande parlando tra loro”.
“ E lei non si sente mai a disagio?”
“ Certo mi sono sentito a disagio un sacco di volte,ma mi sono anche detto che infondo e’ umano essere curiosi.”
“ Posso chiederle come e’ successo? Si insomma voglio dire e’ cieco dalla nascita oppure…”
“ No Melissa non sono cieco dalla nascita. Avevo una moglie ed una bambina Francesca di quattro anni.. Un giorno prendemmo la macchina per andare in campagna dai miei genitori per fare una gita ma non ci siamo mai arrivati.
Um tragico incidente,un camion ci venne addosso,io cercai di sterzare per evitare l’impatto ma la strada era stretta e lo scontro fu inevitabile.
Ricordo di essermi svegliato in ospedale,i miei occhi erano bendati e i medici mi dettero la notizia della cecita’ ma soprattutto della morte della mia piccola Francesca.
Il dolore era cosi’ forte che mi sentivo morto anche io ma ebbi la forza di chiamare mia moglie la quale mi urlo’ contro,urlandomi che ero un assassino che la colpa era mia se la bambina non c’era piu’ perche’ ero voluto andare a trovare i miei genitori.
Dopo queste parole ero morto anche io.
“ E tu non l’hai piu’ cercata?”
“No sinceramente non l’ho piu’ cercata,sentirsi additare come un assassino da una donna che ho amato e amo cosi’ tanto non e’ certo cosa che ti aiuta. Ho sempre avuto paura che mi odiasse ancora di piu’,che il suo dolore ed il mio diventassero ancora piu’ grandi…
Forse ho sbagliato,forse avrei dovuto almeno tentare ma ormai credo sia troppo tardi,sono passati quasi due anni e non credo che abbiamo piu’ molto in comune.”
Si era creata tra Aldo e Melissa una specie di alchimia,due persone cosi’ estranee eppure cosi’ vicine tra loro,Aldo prima di allora non si era mai sfogato con nessuno sembrava quasi che lei fosse capitata li’ quel giorno per per destino.
Melissa non aveva perso neanche una parola del suo discorso,pensava a come avrebbe potuto aiutarlo.
Pensava che ognuno di noi nella vita merita una seconda opportunita’ e le venne in mente una cosa. “ Senti Aldo,che ne diresti se io ti accompagnassi al cimitero a trovare tua figlia,.magari avrai la fortuna di incontrare anche tua moglie li’ e non credo che quello sia il luogo in cui mettersi a discutere,almeno dovra’ starti a sentire.
Cosi’ decisero di trovarsi l’indomani mattina a quella stessa panchina,infondo Aldo pensava che peggio di cosi’ non avrebbe potuto sentirsi,allora tanto valeva dar retta a Melissa e provarci.
Melissa penso’ molto ad Aldo quella sera,al modo in cui il destino lo aveva costretto a vivere,un uomo cosi’ giovane ed attraente,cosi’ buono e con un gran bisogno di amare e di essere amato. Prego’,prego’ a lungo per lui perche’ avesse davvero un’altra possibilita’ e piano piano riusci’ a prendere sonno.
Aldo invece non dormi’ quasi per niente,ma ormai non ci faceva piu’ caso da molto tempo, i suoi sensi di colpa,il suo dolore lo tenevano sveglio molto spesso.
Quella notte ripenso’ a sua moglie Deborah,al giorno in cui si erano conosciuti al parco.
Lei era cosi’ bella,con i suoi capelli biondi che le accarezzavano il viso in una mattina di brezza primaverile. Una scusa banale,quella di chiedere che ora fosse e cominciarono a parlare,da quel giorno non si sono piu’ separati fino a quel triste giorno.
E il giorno in cui nacque sua figlia,era cosi’ bella,assomigliava molto a lui ma aveva gli stessi occhi e gli stessi boccoli dorati della madre. Decisero di chiamarla Francesca come la nonna materna che non c’era piu’ alla quale Deborah era stata molto legata.
La mattina seguente come deciso Aldo e Melissa si trovarono al parco.
“Buongiorno Aldo” “Buongiorno Melissa” “Allora pronto per affrontare Deborah?”
“Credo di si”. Si incamminarono insieme verso il cimitero,ormai Aldo aveva imparato benissimo a convivere con la sua cecita’ ed ogni angolo del paese gli sembrava familiare.
Arrivarono al cimitero e Aldo con passo sicuro si avvicina alla piccola lapide della sua bambina. “Aldo credo che ci sia tua moglie e non e’ sola.” “ Che vuoi dire che non e’ sola? C’e’ forse un uomo con lei?” “ No c’e’ una bambina,avra’ all’incirca un paio d’anni e le stringe forte la mano,nell’altra ha delle bellissime margherite bianche”. Arrivati ormai a destinazione Deborah si volto’ di scatto e sbianco’inconsapevole che lui non potesse vedere le sue espressioni. “ Aldo e’ passato molto tempo” e non riusci’ ad aggiungere altro.
“Gia’ sono passati quasi due anni,ho sempre evitato di venire qui al mattino pensando che se c’eri tu forse avremmo potuto avere delle discussioni e non ne avevo proprio voglia”.
Melissa si mise in disparte a guardare la scena. Deborah esito’ un attimo poi riprese fiato “ sai anche io ho sempre avuto paura di incontrarti,perche’ mi sentivo in colpa,perche’ sapevo di aver sbagliato addossando la colpa a te,ma il dolore era troppo grande e per me e’ stato come scricare la colpa a qualcuno,credendo che il dolore sarebbe affievolito ma non e’ stato cosi’.
“Deborah io..” “ No Aldo lasciami finire,ho passato due anni a pensare al modo in cui ti avevo trattato,al fatto di averti lasciato solo a condividere un dolore che e’ il nostro dolore e non ho mai avuto la forza di cercarti pensando che mi avresti odiata e non avrei potuto sopportarlo!”
“Deborah io non ti ho odiata e non potrei farlo mai,sei e sarai sempre l’unica donna della mia vita,solo che non sono piu’ lo stesso uomo che hai conosciuto.”
Deborah lo guardo’,non capiva che intendi dire con questo?” “Dal giorno dell’incidente sono rimasto per una settimana in coma e al mio risveglio ho avuto l’amara sorpresa della cecita’ completa e irreversibile,sono venuto qui con l’aiuto di una brava ragazza che ho conosciuto al parco,si chiama Melissa deve essere qui da qualche parte. E’ stata lei a darmi la forza di tentare con te,di avere un’altra possibilita’ e gliene sono infinitamente grato.” Melissa si fece avanti e fatta la conoscenza di Deborah decise di congedarsi da loro,ormai il suo compito era finito e credeva che le cose sarebbero andate a buon fine.
“Aldo spero proprio di rivederti qualche volta al parco,vi saluto.”Lo abbraccio dolcemente mentre Aldo le sussurro’ “Grazie” e lei si allontano’ dal cimitero.
Aldo allora si rivolse a sua moglie” Melissa mi ha detto che c’e’ una bambina con te,chi e’ questo angioletto?” Deborah aveva il cuore in gola,troppe emozioni,troppe ed inaspettate per un solo giorno ma come poteva mentire,come poteva pensare di tenergli nascosta una cosa cosi’ grande,gli aveva recato anche troppo dolore,ora forse era giunto il momento di un attimo di eterna felicita’ che sarebbe durato a lungo. “Lei e’ tua figlia Azzurra..”
Aldo rimase senza parole,ansimo’,non credeva alle sue orecchie,forse era solo un sogno,forse quella mattina non si era veramente recato li’ ed ancora stava dormendo.
“ Che significa mia figlia?” “ Si Aldo e’ tua figlia… dopo quello che e’ successo stavo male come era normale che fosse,cosi’ dopo un po’ di esitazione sono andata dal medico per delle analisi ed ho scoperto di essere incinta,ero gia’ di tre mesi.. Non sapevo se piangere ed urlare,inveire contro qualcuno o essere felice del fatto che avrei potuto in qualche modo reprimere quel grande dolore,donare amore a questa nuova vita che stava nascendo dentro di me,ho provato a cercarti,ma ogni volta che alzavo la cornetta per chiamarti mi assaliva l’ansia,la paura di essere rifiutata per tutto il male che ti avevo inflitto.
Infondo la colpa non e’ tua,io cercavo solo un pretesto per prendermela con qualcuno,pero’ ho capito che a pagare eravamo stati in due..e Aldo anche tu sei l’unico uomo della mia vita,la sola persona che io abbia mai amato!.”
“Deborah io non ho parole se penso a quanto tempo abbiamo perso pensando che le cose tra noi non potessero sistemarsi. “Ma tu sei il mio papa’?” Una vocina cosi’ dolce pronuncio’ quelle parole facendo sussultare il cuore di Aldo.
“Si tesoro sono il tuo papa’ e da ora in poi staremo sempre insieme.” Si abbasso’ per sfiorarle il viso,i capelli,aveva i boccoli anche lei ed una pelle vellutata. “Somiglia moltissimo a Francesca,l’ho chiamata Azzurra come piaceva a te ..le ho sempre parlato del suo papa’ di quanto era buono e bello e lei non vedeva l’ora di abbracciarti.”
Che forti emozioni,che giorno memorabile penso’ Aldo e tutto per merito di Melissa,una ragazza dal cuore d’oro,che era apparsa nella sua triste vita per farne una cosa meravigliosa,era certo che non l’avrebbe mai dimenticata e che sarebbe diventata una persona molto importante per tanti altri come lui.
“Papa’ come si chiama il tuo cane? “ “ Si chiama Chicco ma adesso e’ tuo.Che ne diresti di portarlo a casa? Comincia ad essere stanco.”
Il cane scodinzolo’ ad Azzurra e le lavo’ la faccia come se l’avesse sempre conosciuta. Deborah e Aldo presero insieme per mano Azzurra e Chicco li seguiva felice.
Da quel giorno avrebbero ricominciato a vivere senza piu’ ombre,senza piu’ dubbi.
La loro vita aveva subito un duro attacco ma se sei tu che ti attacchi a lei con foga e con serenita’ lei non potra’ piu’ giocarti brutti scherzi.


NEGLI OCCHI

Negli occhi di chiunque
Puoi riconoscere un segno.
Gli occhi sono lo specchio dell’anima.
Negli occhi di chi soffre
C’e’ la vita che ha vissuto
Il coraggio che ha dimostrato
Nell’affrontare le sue battaglie.
Negli occhi di un bambino
Riconosci la gioia
La spensieratezza di chi ancora non
Sa cosa e’ la vita.
Negli occhi di chi ama vedi
La sincerita’ il calore che
Nessuno potra’ mai togliergli.
Negli occhi nei tuoi occhi voglio
Guardare finche’ avro’ vita.


IL MARE

COMPLICE IL MARE

CHE PIU’ VOLTE HA FATTO

DA SPETTATORE AI LORO

INCONTRI.

IL MARE CHE HA CULLATO

I LORO SENTIMENTI…

DOVE LORO SI SONO AMATI,

ABBRACCIATI, BACIATI CON UNA PASSIONE

INDESCRIVIBILE.

DOVE I LORO CORPI SI SONO INCONTRATI

INSIEME ALLE LORO MENTI.

IL MARE L’UNICO DOLCE SUONO

CHE HA ACCOMPAGNATO IL BATTITO

DEI LORO CUORI, L’EMOZIONE DI STARE INSIEME…

LORO DUE SOLI SENZA PENSIERI, LIBERI, FELICI…

IL MARE CHE ONDA DOPO ONDA SEGUE I MOVIMENTI

DEI LORO CORPI CHE SI CERCANO, DELLE LORO

BOCCHE CHE SI UNISCONO, DEI LORO SGUARDI CHE

SI INCENDIANO…

LEI, LUI, L’AMORE E IL MARE…


DIVENTARE GRANDI IN FRETTA

 

Mi chiamo Luca e ho il cancro.

Ho solo nove anni e questo non era quello che speravo dalla vita.

Sono in ospedale da mesi per la chemioterapia e papa’ e mamma

non mi lasciano mai.

Sono sempre sorridenti e comprensivi,ma io lo vedo il dolore nei loro occhi.

Vogliono essere forti per me,vogliono rendermi questo cammino meno triste.

Qui ho incontrato Jessica che ha un anno piu’ di me…

E’ gia’ al terzo ciclo di chemioterapia e non ha piu un capello,ho visto una foto aveva dei bei boccoli dorati.

Siamo diventati amici e passiamo le giornate insieme a giocare.

Mi ha insegnato a giocare a scala quaranta,mi piace,ma vince sempre,credo che dovro’ allenarmi un po’.

Ma volevo parlarvi della mia famiglia.

Io sono un bambino abbastanza vivace,a scuola me la cavo e adoro giocare a pallone,ho un sacco di amici,anche se da quando sono qui dentro ne ho visti veramente pochi,capisco che la cosa spaventi,sono sincero spaventa anche me…

La mia mamma si chiama Luisa,e’ molto bella,occhi chiari,capelli castani e un gran bel sorriso. Lei per me ha smesso di lavorare,per starmi sempre vicino,per farmi sentire che c’e’..ha preso sei mesi di aspettativa,credo si chiami cosi’.

Mio padre invece si chiama Davide,alto,capelli scuri,un gran lavoratore e una persona molto solare.

Anche lui tutte le sere e’ qui..ci permettono anche di cenare insieme.

 

Le mie giornate trascorrono tutte uguali,ma non sono triste,ci sono tanti bambini come me e ci facciamo compagnia.

Jessica vince ancora a scala quaranta ma sono sicuro che un giorno tocchera’ anche a me. I dottori e le infermiere sono bravissimi,si capisce che la loro e’ una vocazione sempre gentili e sempre sorridenti.

L’ospedale non e’ neanche poi tanto male,le pareti delle camere sono state dipinte forse per alleviare queste giornate che sembrano grigie anche quando c’e’ il sole…Il tempo qui dentro diventa prezioso,ti accorgi di quanto tempo sprechiamo a litigare,a sbuffare con i nostri genitori,invece qui ogni attimo che passa e’ un dono,perche’ la vita e’ un dono.

Sono sincero non so ancora se la mia lotta avra’ un esito positivo  ma ci voglio credere.

So che qui ho imparato tante cose,tante di piu’ di quelle che ci insegnano a scuola.

Ho imparato il significato dell’amicizia che si da e si riceve.

Ho imparato il significato dell’amore,quello dei genitori che e’ incondizionato,quello

delle persone che lavorano in questo posto ,che ti danno amore ogni giorno per alleviare il dolore.

Ho imparato che basta poco a volte per essere felici,uno sguardo,una carezza,un biglietto con scritto “ti voglio bene”.

Perche’ la vita e’ cosi preziosa,ma non ce ne accorgiamo,a volte la buttiamo via.

Solo chi arriva davanti ad un burrone e non sa se cadra’ o Dio allunghera’ la sua mano riesce ad apprezzarla sul serio.

Questa esperienza che non e’ ancora finita mi ha fatto capire molte cose,mi ha aiutato a crescere, ho apprezzato anche le verdure che non mi sono mai piaciute perche’ non sento piu neanche i sapori…ma il sapore della vita si,voglio ancora sentirlo,voglio sentirlo per sempre.

Non mi arrendo… non lo faro’…


Sempre e per sempre

 

Mirko e Silvia si erano conosciuti nel mese di giugno.

Per caso avevano lavorato insieme e tra loro era nata subito un’intesa.

Era una di quelle intese che senti a pelle,parlavano del piu e del meno come se si conoscessero da sempre.

Ci sono persone destinate,e loro erano due di quelle.

Se ne sarebbero resi conto con il passare del tempo,mentre alcuni dei loro amici non avevano dubbi che fosse gia’ nato qualcosa.

Loro si sono guardati negli occhi per un tempo indefinito senza sapere cio’ che gli sarebbe accaduto,mentre qualcuno aveva gia’ intuito…

Ci sono state altre occasioni in cui si sono incontrati,la scusa era sempre il caffe’, intanto la loro amicizia si intensificava…

Finche’ non e’ arrivato il giorno in cui e’ scattata la scintilla..

Che poi non e’ stata proprio una scintilla,e’ stato un crescendo piano piano, di emozioni, di sensazioni, di conoscenza.

Ritrovarsi a parlare di ogni cosa e riscoprire un mondo nuovo, il loro mondo fatto di tante piccole cose.

Tra loro un unico grande problema. Erano entrambi sposati,con dei matrimoni esauriti nella noia e nell’incomprensione,ma entrambi consapevoli che non si puo’ cancellare una vita con un colpo di spugna.

Comunque da quelle unioni erano nati dei figli,frutto di quello che un giorno forse era stato amore o forse no.

Capita una sola volta nella vita di  incontrare qualcuno che con la sua assenza ti fa star male,di un male fisico,che ti fa tremare al solo tocco delle sue mani,che ti fa battere il cuore,piangere e ridere di felicita’.

Loro si erano incontrati e questo incontro li aveva cambiati.

Baci e carezze rubati,attimi di felicita’ per le piccole cose e fare l’amore con l’anima e con la mente.