Ouroboros-Il ritorno

Si snoda da se stesso e sale.

Seguendo gli archi e le spire delle proprie scaglie il Drago si riscuote dopo millenni o minuti senza tempo di immobile,silenziosa ferma.

Riprende vita in un soffio di suono,in un ricordo di scintillante presenza,in un refolo d’uragano d’assoluta assenza.

Segue le vie primeve della forza originaria.

Dal suo nido vivo e dormiente la sua danza si innalza . Lento.Indugia lento lungo il Cammino che non sa d’ospitarlo.

Lentamente impadronendosi di ogni fibra sensibile,risale a guizzi il fiume della sostanza vitale e la accende della sua improvvisa e pulsante luce d’ambra.

Avvolge l’Essere in un attimo che stringe il respiro. E l’attimo dopo è il ricordo che l’aria rilascia. Imbavaglia schiena gola e gambe con cavi d’acciaio per un battito d’ali.E l’istante dopo è memoria sulla carne di insopprimibile presenza,di insostenibile assenza.

Il Fiume  che l’ospita è ignaro della sua presenza. Si accorge solo di un ribollìo rapido e pieno.Dove tutto scorreva placido e calmo,adesso implodono gorghi profondi e rapide.

Sempre ridente tra gli argini leggeri la sorgente,in questa cangiante stagione d’eclissi e di lunghi tramonti che quasi non conosce  la notte,adesso spumeggia e si innalza come un gioco fluido di potenza e forza,inventando forme e colori che serpeggiano come draghi  multìcromi sotto la superficie di ogni atomo,di ogni respiro,di ogni sguardo.

La sua energia guizza silenziosa e fulminea.Lampeggia ad ogni alito guadagnato,ad ogni richiamo riaffiorato,ad ogni virtù promessa,ad ogni ombra luce suono immaginati.

Affiora sotto le chiare iridi gialle socchiuse al sole del Deserto.Emerge al respiro della luna,al cuore del mare.Fa mostra di se al richiamo del ritmo.Al magico battito dei tamburi del cuore di ogni uomo.

Varca i secoli,attraversa montagne e fiumi,foreste deserti e continenti..Apre i mari,guida epoche,Tribù e generazioni.Insospettato mascherato travestito.Attraverso  mille anni adesso è di nuovo,ancora una volta giunto quì  per chi sa e vuol vedere,per chi sa e vuol ascoltare,aprire l’anima e il cuore.Tra lacrime leggere,trasparenti come mussola,intravedo la sua figura alta,scintillante come madreperla azzurra al sole.

Come le stelle è antico grande e possente,e ho infinita paura della sua forza,del suo dolore,del suo sorriso,del suo essere offeso,respinto,rifiutato,ignorato..In suo nome sono stati versati fiumi di lacrime, sangue e menzogne..Ma Lui non ha Nome,Lui con mille Nomi,Lui senza volto,Lui con mille volti, Lui che è uno solo.

Chiama a gran voce, nel silenzio più puro.

Giunge in un turbine scintillante di silenziosi azzurri,verdi e blu mare. E io non ho scelta.In un sorriso che è il pianto mio e del mondo, gli tendo le mani.


Il Vortice

Leoni e gazzelle

lupi od agnelli

carnefici o vittime,

che stavolta sia superno o infero il vostro manto,

schiere di guerrieri furenti vi circondano e puntano.

Battono i  tamburi bassi sull’orizzonte chiaro.

L’alba della caccia.

 

Stanano uno dei due,cantano l’altro.

 

Colmo di savane,foreste e muschio,

fiumi larghi e praterie d’erbe e sassi,pieno di colline di sabbia in fuga,

oceani d’acqua chiara e pozzi d’inchiostro e perle,

denso di montagne ammantate d’ombre nuove dell’alba,

questo insondabile abisso saturo vi separa.

 

Il tempo diviene un’immensa oscura e rilucente,

verdeazzurra e sanguinante onda di mare senza legge,

che arretra e torna sulla sua orma blu,

graffiando il suo stesso fondale,

senza seguire il  terreno scorrere,il suo oceanico fluire.

 

Così vi troverete immensamente lontani,o ardentemente vicini,

come dettano la Luna e mari alzati.

E il pensiero del cuore e degli occhi,

è più forte delle vostre ali,figli dei vecchi dei,

e dei vostri artigli,figli caduti di angeli immeritati.

 

Le corde sono tese.Gli schiocchi sui fianchi.

Le quadriglie ai cancelli sono sempre alle porte.

 

Comunque vada,i battitori cantano.

 

Sanno che il pensiero più vero,al di là di ogni fiato,

aleggia sempre su gli intoccati altari d’inizio d’una corsa mai cominciata,

ma sempre furiosamente afferrata,

 

sotto la pelle ora dell’angelo,ora dell’uomo.

 

Correte demoni ingannevoli ,angeli immutati.

 

Correte a perdifiato,intensamente dimentichi del vostro oblìo.

Nascondete,sotto metri di impalpabile cenere umana,labbra e bisbigli.

 

Celate,sotto la polvere di muscoli e addolcite anse,i tamburi sull’orizzonte di luce.

 

Vi cantano in un soffio di vento caldo,

speziato di miele,zenzero e ambra scura.

Correte,correte in silenzio.

Non svegliatevi.


Camminiamo

C’è buio.

E silenzio.

Aspetto che l’ora sia tarda abbastanza.

Mi avvolgo la sottile sciarpa nera intorno alla gola,sistemo il cappuccio sui

capelli troppo visibili,indosso lo zainetto nero sul giubbotto e i jeans dello

stesso colore.

Attendo da tempo che quest’attimo arrivi.

Sono un’ombra ormai,nera nel nero di questa notte.

C’è una corda che mi chiama.So che la stringerò tra le mani per scendere giù

dalla finestra di questa casa fatta al contrario,con le scale che scendono e per

uscire si sale.Non voglio più vederla,non voglio più sapere che m’aspetta mu-

ta,tra gli alberi del parco.

Ecco.

Sono fuori.

Fuori dalla stanza di questa casa,di questa vita.

Con attenzione mi calo giù,senza rumore,sono brava a sparire io,nessuno mi

ha mai fermata.

Sono un’ombra nera col cappuccio.Il freddo mi assale e mi riempie i polmoni.

Stringo gli occhi in silenzio.Il mio lupo nero si è svegliato da un po’ e mi guar-

da con i suoi occhi gialli zitto,curioso,in attesa.Apro il cancello e lo faccio pas-

sare.Noi andiamo insieme.Due macchie d’inchiostro sull’asfalto,zitte e vicine.

Camminiamo.Camminiamo sui marciapiedi di questa città,

sulle ombre che i primi neon dell’alba

gettano sulle strade che non dormono mai.

Camminiamo sulle orme di chi

ci ha preceduto

felice o disincantato

disperato o luminoso

non importa.

Camminiamo sui ricordi che non vogliamo più

che non abbiamo mai voluto

che ci hanno costretto a portarci dentro a calci

che ci hanno inchiodato alle ossa come croci.

Camminiamo sulle catene

che ci hanno messo a forza e in malafede

io e il mio lupo nero trovato davvero incatenato

ad una ringhiera,in un’altra città,in un’altra vita

quasi mi somigliasse o mi aspettasse,chissà….

Camminiamo adesso sulle ombre lunghe

che il sole proietta in questa città che è incanto,vita,magia,

che non appartiene a nessuno

e il primo che passa se la prende,

bella come un milione di perle e coralli incastrati

tra gli alberi e il mare.

Camminiamo ringhiando su queste perle

che  gli uomini non vedono,ma le vogliono,

per distruggere e non per conoscere,

per devastare e non per curare.

Camminiamo fuggendo com’è giusto

che sia,perché io e il mio lupo nero

non vogliamo catene

ne caramelle….

Vogliamo solo andare via.

Camminiamo sopra i bastoni

e le legnate,sopra i tradimenti e

gli imbrogli,sopra i tribunali,le truffe e le minacce.

Il sole è più alto ormai,

ma il mio lupo nero è forte

e io lo ridivento ad ogni passo in più.

Vedo il Castello sul mare,quello sulla collina.

Continuo a camminare.

Camminiamo per piazze immense

e grandi statue,per vie piccole dai palazzi rossi.

Il mio lupo nero non ha paura delle chiese.

E sa contare.Ne conta a decine.

Nessuno fa caso a noi.

Siamo solo due ombre.

Camminiamo sulle nostre paure dei rumori forti,

delle porte che sbattono d’un tratto,

dei motori truccati.

Camminiamo sulle fontanelle aperte

che nessuno chiude mai,

perché l’acqua è di nessuno,

non è mai di tutti.

Calpestiamo con rabbia gli scorci di mare

tra le stradine fiorite,col sole che luccica

negli occhi dei turisti che bevono ogni angolo,

e gli altri no,ciechi a tanta luce.

Camminiamo fino al porto turistico,

giù fino al mare,

tra un’umanità senza fine nè sosta,

ma non ci vede nessuno.

Noi siamo due ombre.

Camminiamo fino al capo di una penisola

da dove si vedono le isole.

E il cuore si ferma.

Anche il mio lupo nero si siede.Guarda.

Amare questa città è difficile.

Odiarla lo è ancora di più.

Ma dobbiamo continuare a camminare.

Non possiamo fermarci.

Camminiamo a tappe forzate.

Dobbiamo andarcene dalle nostre catene,

e questa rischia di diventare una catena ingiusta e infinita.

Camminiamo sui cocci di vetro

luccicante di questo mare che taglia e abbaglia,

fin troppo.

Lupo Nero si ferma.

Ho sentito anch’io.

Non voglio sentire.

Non devo sentire.

No no no no no!!!

Noi dobbiamo andare avanti Lupo Nero,mi hai sentito??

Gli occhi cominciano a bruciarmi con mille aghi di lacrime.

Io non voglio sentire!!!

Questo è un canto di sirene Lupo!!!Fregherà anche te!!!!

Ma un sottile fischio nel vento permane.

No no no no no no!!!!

Lupo alzati alzati,noi dobbiamo camminare,andare avanti!!

Cosa vuoi diventare,un cane in gabbia??

Alzati,vieni con me,nessuno lo saprà mai,

Siamo due ombre!!

Cosa fai incastrato lì per terra??!!!

Lupo mi guarda,si alza

e fa per tornare indietro.

No No No No No!!!!

Dove vai Lupo ti prego No no no no…

Io so dove va.

Lui si aspetta,

lui sa già che io lo seguirò,

mesta o sorridente,

non importa.

Camminiamo sui nostri passi,

siamo soli mi dico soli,ma io so

che attorno a noi ci sono mille solitudini

che attendono solo di essere riconosciute,

chiamate,ascoltate.

Mille solitudini sono un esercito

dalla forza immensa.

Camminiamo,Lupo Nero avanti

Io dietro.

Ripercorriamo le vie già battute,

le strade fiorite,le fontanelle aperte

e mai chiuse,le piazze infinite,le mille chiese,

le gallerie,i palazzi,i castelli,le ciclabili inutili,

le isole pedonali,i parchi vicino al mare,

i mercati,i tavolini all’aperto,

il porto turistico e le sue mille barche bianche,

specchi del coro di mille gabbiani.

Nessuno ci vede,siamo solo due ombre.

Solo due anime prese e mischiate insieme dalla vita,in questo viaggio in cui

camminare non basta.

Lupo Nero lo sa.

Ed è lui,

la mia coscienza segreta sotto gli occhi di tutti,

che mi riporta a casa.

 

 

Aspetta!Ma questo maledetto odore di caffè ogni santa mattina…

Apro un occhio e guardo.

Non è poi così tardi.

E io non dovrei essere a letto,stavo camminando.

Scendo e mi affaccio più intontita del solito.Al di là del Golfo,in lontananza,

c’è un vulcano,molto più piccolo del nostro.Ma a lui non importa.

Lupo Nero dorme beato sotto una palma del grande terrazzo,al sole.

Il mare luccica come argento vivo sotto di noi.

Forse questa è una catena che possiamo accettare.