CELESTE TU

Celeste tu
che della vita vai chiedendo
a quanti più di te pensi che sappiano,
non vedendo l’asfalto che già hai calpestato
e con troppa ingenuità t’illudi
del gusto della mela.
Irridi quelli
che si vantano di misurare il mondo,
disprezzi
chi millanta una grandezza priva di ardore
reclinando il capo sotto l’ala del vino buono
quello che ti conduce ad un desiderio sussurrato.
Così attraversi la via
uno sfiorare di ali
come fossi semplice carezza
e ogni tua nota chiama attenzione
che di questa ricchezza
ama farsi compagna.
Pensavo bastasse conoscerti
da un porto sicuro
che ancorasse al silenzio
quanto è di me marinaio,
ma io voglio esplorare confini lontani
e posso farlo solo con te, con le tue mani.


 

MADRE D’INVERNO

All’una in punto della mia vita realizzata
sarei venuta io da te,
saresti sbocciata in una primavera senza fatica
Ma hai trovato scomodo il mese di maggio,
le rose non appassiscono ancora,
tutto sembra troppo scontato
Hai deciso senza essere chiamata
voluta o cercata
con caparbietà ed ostinazione
Mi hai portata
quando ancora non sapevo portarti
se non nel buio del silenzio
ed ho trovato il tempo nel tempo
un battito
un’attesa
ed è questo il legame eterno,
che hai allacciato a me,
affidando il tuo nascere all’inverno.


 

TEMPO SOSPESO

Rimango così, a tenere le mani sul tuo corpo
finchè sia uno il calore
e lo spazio
quando tutto è preludio all’assoluto silenzio
la voce del Pastore,
le campane,
il tribunale
è scrittura leggera di luce
a farci essere realtà impossibile
per menti troppo stanche
e diventa vero l’ impalpabile,
quanto si mostra solo ad occhi diversi
è un’attesa lunga
che non si può abitare
una danza che chiede più musica
armonia che chiama melodia
senza restituire nota
al presente.