Nelle mie mani
C’eri tu nei miei pensieri:
ti dedico immancabile
il mio risveglio.
Quanto il pensiero
di te in me domini
non so spiegarlo.
Si raccolgono le immagini di te
e volano a riempire
la voragine aperta
in un cuore spaccato in due.
La tua lontananza
la ferita grida.
Rispondono i ricordi:
a piedi nudi dal fondo
si aggrappano fino alla superficie,
e a turno richiamati,
di posto si scambiano.
Hanno la tua altezza tutti,
il peso tuo, la tua voce,
della tua presa
l’intensità perfetta.
Di nascosto hai impresso
un sigillo nella mia anima:
il tuo, prima invisibile.
Ora, esteso in alto
dal profondo, scava
quel profilo già tracciato
la forma della tua mancanza.
Detesto la tua assenza
più di quanto consapevole
amassi la tua presenza.
Promesse: nessuna
Di un Renzo c’è bisogno
che ti venga a cercare,
con l’amore di miliardi
di passi arricchito,
di giorni diventati anni,
di miglia e miglia lontani,
ancora fin nel lazzaretto:
non è il contagio
che i cuori allontana,
come non è la pelle
se è l’anima ad avvicinare;
che riconosca tra mille
la tua voce,
come se ieri solo
vi foste salutati.
“Paura di che?”
Di sogni infranti,
da un lucchetto accartocciati,
stretti le ossa dentro.
C’è bisogno di credere
che non turba mai il Padre
la gioia dei figli suoi
se non una più certa,
più grande, vero,
tra le mani trasfonde e crea.
Dalla testa ai piedi c’è bisogno
di abbracciarsi di emozioni;
bisogna che il viaggio
nutra sentimenti adulti.
C’è bisogno di stare
sotto un albero di Natale,
ai rami appese
lievi alte stelle.
La tua cometa qual è?
Se resti fermo
in silenzio a pensare,
quale sembianza ha
la tua forma di felicità?
Se ti costringesse l’avversità
a rallentare, a sostare…
dimmi…
Quando la minaccia passata sarà,
chi prima a cercare correresti,
proprio lì, sotto l’arcobaleno
senza fine a stringersi
come un voto in fine adempiuto?
Quale umanità
se non protegge
nel cuore l’umanità?
Non è il tuo nome
Non nasce all’ombra del gelo una rosa.
Come Il tuo braccio sul mio cuore -
la mia testa sul tuo petto -
dava vita a un non così poco grande
amore. Pomeriggio, alto
su una terrazza,
nelle nostri mani il cielo
di chiara luce ridente
intrecciava coraggio segreto.
E inconsapevoli, pietra su pietra, angoli
ariosi di giardino su dintorno trasfiguravamo:
le pareti come macigno posto a guardia
rotolate via. Noi le sentinelle, noi validi
architetti dei più inquadrati addii.
Ma interiore risuona instabile l’apparenza.
E’ solo un ciottolo una piccola
pietra, e per nome
può – è possibile: vuoi? -
libertà scivolare.
Patronus
Libero l’eco di segrete
armonie nell’azzurro
interminato.
Si è aperto
generoso l’orizzonte.
Le corde danzare
felici passi dorati: ascolta.
Sorride il basso
della volta arcobaleno
continuo
Scintilla balenante
negli occhi – traluce
come cristallo il volto –
del riflesso tuo
alto, sicuro
saldo dal Principio.
Oboe
Passione ti scioglie.
Delicato non più freddo,
ti offri alla carezza
di chi mai si arrende
e Bellezza persegue:
quando svela
solchi per le parole
dall’anima concorde…
Un vento caldo
ti attraversa
e interno
vibra ancora
il canto vivo.
Duc in altum
Cercare tentare
sbagliare capire…
Perché ricominciare?
Mi ha rialzato quel volto,
ma reale non pareva.
Del cuore il mondo è verità
anche se il silenzio suo
tremuli legami tessono,
regalandoti la libertà
di essere… tu.
Mi sono immersa.
Non si esaurisce
nell’infinito la ricerca.
Frammenti trovo.
Il più bello giace
in fondo, alto
nella vertigine più profonda.
Il dono migliore.