FRANCESCO, VA!

 

Da un crocifisso,

800 anni fa,

a un giovane

alla ricerca della Verità,

risuonò una voce

“Francesco, va

e ripara la mia casa

ch’è tutta una rovina!”

E da Assisi

quel giovane s’incammina

sol d’un saio vestito

e tanto riesce a ricostruire

laudando il Signore

mostrando al mondo

come la Via, la Verità, la Vita

si possano scoprire

con l’umiltà e l’amore.

Quella voce

ancor oggi risuona

“Francesco, va!

C’è tanto ancora da riparare!”

e non è più giovane

quello a cui è rivolta

e il suo saio è bianco,

risplende di candore.

Santità lo chiamano

devoti i suoi fedeli,

ma lui si sente servo

e servo del Signore.

Il mondo tutto attende

una parola di speranza,

serenità, misericordia,

amore e fratellanza,

perché di tante voci

che oggi stanno a parlare,

come 800 anni fa

è l’unica da cui proviene

un messaggio di “Pace e bene!”


CON LA PAGELLA IN TASCA

 

Ora che sono morto

e non ho più voce

cosa importa

se sulla mia tomba

venga incisa

una mezzaluna,

una stella di Davide

o una croce.

Ora che sono morto

e non ho più voce.

Eppure ancor più

della mia favella

parla quello che han trovato

cucito in una tasca:

la mia pagella.

A 14 anni un ragazzo

come può dimostrare

di un futuro migliore

il desiderio, la speranza,

se non con la voglia di studiare!

Ecco io volevo poter dire

che se del mio Paese la realtà

mi aveva costretto a fuggire

non venivo per sfruttare

la vostra assistenza

ma per dimostrare

il mio impegno,

la mia perseveranza

e perché speravo

fosse migliore

la mia sopravvivenza:

e questo i miei voti,

tutti dieci,

lo stavano a dichiarare.

Ma ora che mi ha

abbracciato il mare

e nel Mediterraneo

finito è il mio futuro

l’unico voto

che resta da dare

è quello per coloro

che tutto questo

non vogliono affrontare,

per coloro che abbandonano

chi per sperare lotta,

all’Europa intera,

e il voto è solo questo:

zero in condotta!


 IO MI SENTO ITALIANO

 

Io mi sento Italianoquando si rispettanosia i diritti che i doveri,

ma non quando vedo un Paese

in cui imperano

solo i “dritti” e i “dov’eri?”

perché solo i furbi

vengon premiati

e chi non si sa mai

dove sta

 

quando c’è da prendersi

una responsabilità.

Io mi sento Italiano

quando come a Redipuglia

sta scritto “PRESENTE”

e non come spesso

la quotidianità è “assente”

perché una volta

timbrato il cartellino

è vuota la sedia e il tavolino.

E poi i nomi

di chi era PRESENTE

non solo padani

risultano sull’elenco,

ma di tutt’Italia

c’era tanta gente

che ora grida

“Ho dato la vita mia

per un’Italia unita,

non per l’autonomia”.

Io mi sento Italiano

quando c’è accoglienza

e chi giunge in Italia

vi trova conforto

io che ho subito

nella Storia ogni torto

e so cosa significhi

nella propria terra

dover lasciare il cuore

per salvare la vita

o per la prospettiva

di un futuro migliore.

Io mi sento Italiano

quando vedo giustizia,

ma attendere anni

per concludere un processo

che poi si estingue

chissà come

per prescrizione

è della giustizia

proprio la negazione.

Io mi sento Italianoquando Governo e Parlamentosmetteranno di promettere

riforme per far progredire

il benessere della gente,

ma nella realtà

poi non cambia niente.

Io mi sento Italiano

quando nell’Europa

posso farmi rispettare

e ho la voce forte

perché quel che non va

riesco a modificare.

Io mi sento Italiano

quando vedo il lavoro,

la lotta all’evasione,

che viene sconfitta

anche la corruzione,

se governa il senso civico,

del bene comune c’è la ricerca,

dell’ambiente il rispetto,

opera la non violenza,

ai tanti cavilli

non c’è più appiglio,

e guardando negli occhi

chi potrebbe essermi nipote o figlio

posso dire forte “Te lo giuro

che avrò sempre cura

del tuo futuro!”

Allora sì che

io mi sento Italiano!


UN FOGLIO

Un foglio
di carta bianca
aspetta
che la penna
lo riempia.
Un appunto
un messaggio
un ricordo
un racconto
di cose vissute
o soltanto
nel cuore pensate.
L’importante
pel foglio
che aspetta
è che
gli sian confidate.


 

CI VUOLE COSI’ POCO

Ci vuole così poco
a volere bene.

Un semplice sorriso,
una mano tesa,
un gesto amico,
uno sguardo d’intesa.
Una parola buona
detta al momento giusto.
Un silenzio che
possa saper dire
“Io ti sto vicino”.
A volte un regalino
per dire “T’ho pensato!”.
Un “Grazie” ed uno
“Scusa”
a chi non se l’aspetta.

Ci vuole così poco
a volere bene.

Due braccia sempre aperte
ad accogliere chi le cerca.
Tentare di capire
senza la presunzione

di non poter sbagliare.

E quando questo accade
provare e riprovare
sperando di riuscire
nel tempo che ci è dato
e che nessuno sa.

Ci vuole così poco
a volere bene.

Guardare con gli occhi
ma vedere con il cuore.
E quando la tristezza
oscura un poco il cielo
bastano due parole
per ricordare che
oltre le nuvole
risplende sempre il sole.

Ci vuole così poco
a volere bene.


 

DUE FIORI

Due fiori, rosa e margherita,
sono per me simbolo della vita.
La rosa, perché la vita è bella, colorata,
ma ha anche … le sue spine.
La margherita invece,
nella sua spontaneità,
mi dice che la vita
va vissuta con semplicità.