METAMORFOSI
Eppure eri nata con le ali;
quel sottile fil di seta
ghermiva il volo
e la rara bellezza
diveniva crisalide,
ti rendeva cieca.
Ho calpestato il deserto
alla ricerca di un fiore,
ho invocato al vento
la fragranza del tuo profumo.
Laggiù,
lontano
un miraggio,
un canto di sirene cavalca l’oceano
e mi disseta.
Hai dormito un sonno profondo
sospesa al ramo più alto
e quando eri pronta,
hai squarciato i ricordi
volando sicura tra le mie mani.
Ora sei donna
dalle grazie armoniose,
di vesti floreali rivestita
illuminata dal bel sol di primavera;
sì,una donna da baciare
da carezzare
da amare ardentemente.
Ora sei mia
solo mia.
Per sempre!
COLORI DEL MONDO
Già è sveglia l’AURORA
sveste la sottana color lilla
con grazia
spazzola i capelli
si immerge
in un bagno caldo di pesche.
L’ALBA spalma
il chiarore biancastro dell’orizzonte
sui fiori amaranto delle loro spighe
inzuppate ancor di rugiada.
Il Grecale soffia
sulle cose del creato
innalza il sole
tendente all’arancio.
Il MATTINO affoga
dentro il nero del caffè.
Lo strillone
annuncia il GIORNO
una nuvola grigia
si ferma a parlar con Madre Stella
divenuta ormai
giallo oro splendente.
Suoni
rumori
silenzi e passioni
camaleontici
cangianti,
e l’ascensore sale
fino allo Zenith;
è MEZZOGIORNO.
Attinge alla tavolozza del mondo
dipinge sulla tela della vita;
pennellate di vivaci colori
si rincorrono
si fondono
nel tiepido calore del POMERIGGIO.
La fragranza di un thè verde
il calice di una rosa rossa che si chiude.
Uccelli disegnano strane traiettorie
il celeste del cielo
che va a morire
sotto l’orizzonte,
il TRAMONTO
si traveste da vulcano.
Lingue di magma scarlatte e d’ambra
fiumi di corallo e rivoli arancioni
sputano fuoco
squarciano l’indaco sopra le montagne;
un brivido di paura le accarezza
le avvolge in un abbraccio.
C’è luminosità diffusa
tanta sì, che non si possa ancor
mirar le stelle,
il suono ovattato del CREPUSCOLO
stende un drappo azzurro
sulla SERA,
l’ombra di un ramo scricchiola
percossa dal vento
afferra una corda,
cala il sipario sul teatro dei colori
di un velluto così blu
tanto da confondersi con la NOTTE.
Ma ancor si può
con l’argento lucente
disegnar le stelle,
puntando il pennello dove par si voglia.
Puntini e puntini
innumerevoli
e anche una pallida luna
respirano sogni di un riposo profondo
finchè l’AURORA non si veste di pesca.
E’ un valzer infinito
ma alla fine di ogni giro
i colori non saran mai gli stessi.
IRRAGGIUNGIBILE
Attimi immutabili
nuvole feconde
pioggia d’argento
sull’esile respiro.
Lontano la montagna
accarezza il sogno
oltre la realtà.
BASTA POCO
Basta poco…
solo un granello di sabbia
ed è immenso
quello che stringi in un pugno.
Librarsi in volo e sognare,
basta poco…
Inebriarsi,
dal calice di un accordo in Si bemolle
e poi perdersi,
in uno sguardo profondo
che tracima musicalità celestiale.
Basta poco,
per comprendere il segreto
di così tanta magnificenza.
E’ gioia la follia delle parole
che si baciano in una poesia.
Basta poco…
un attimo
fatal distrazione,
e la risacca ingoia avida
quel che è letizia.
Un sorriso
una carezza
un pensiero,
sfogliare una margherita.
E silenzio.
Basta poco
per sentirsi felici.
LA SPIGA DI GRANO
Dove sei stata tutto questo tempo
non potevo immaginare
preso com’ero a danzare
note pregne d’egoismo
su palchi di cartone.
In fondo a me piaceva
veder crescere il grano
da una lastra di marmo,
fredda
come la carezza della neve.
Ho sentito zingari
suonare gocce di veleno
piovute su nastri d’asfalto,
solcati dalle orme
spaccati e ricuciti dal tempo.
Quel lungo errare
cercando la propria identità
celata tra la coltre di nebbia
lì, davanti agli occhi
e non accorgersene.
Poi un raggio di sole
scoperchia il mondo,
la terra sotto i piedi
accenna un sorriso;
la tua mano
un bacio inatteso,
sorprendente
porge in dono
una piccola spiga di grano
e una grande goccia d’amore.
CANTICO DI FINE ESTATE
E quando tutto questo non ci sarà,
ascolterò il canto delle foglie
cadere sulle dannate lacrime,
riposte nel segreto dell’anima.
L’effimero bagliore di una rosa al tramonto
avrà mai a placare
la verità delle stelle?
E quale sarà il mio ruolo
nel beffardo destino?
La retorica di una corsa a perdifiato,
il sapore di un mare dimenticato
il tremito di un frugale pasto.
E il conto dell’oste
ineluttabile,
prima o poi arriverà.
QUEL SENSO FOLLE DI TE
Amo quei numeri
che si fanno contare
ad occhi chiusi…
Amo le parole
che si fanno dire
per dirti Amore…
Amo le dolci note
che si baciano sul rigo
per farti serenate…
Amore mio, raccontami
delle stelle pulite,
raccontami
dei pascoli del cielo
che ha lo stesso colore
dei miei occhi
a quest’ora.
LA GROTTA
Anfratto di roccia cava, corroso dal tempo
lacrime che stillano poesia!
Luce riflessa e rifratta
dallo speculo immacolato,
mostra la tua virginea bellezza.
In essa e per essa l’animo si smarrisce,
assaporando l’eco fluttuante che incalza.
Amore di donna scolpito nella viva pietra,
sublimi la vita innalzando gli animi più veraci.
Peccato più bello, giammai confessato
consumato nell’iride più profonda dei tuoi occhi,
con la complicità del tuo assentire.
Oh immagine irreale, fantasia divina!
Rischiara con la moltitudine immanente
dei tuo i colori, l’immagine mia
riflessa nel tuo cristallo magico.
Rivoli di sangue
che sgorgate dalle ferite più profonde
spaccate la roccia dalle cui fessure
gocciola il licor della passione.
E sia sempre così
per la luce che illumina di arabeschi colori
le asperità del difficile sentiero.
IL CIELO
Una finestra senza vetri
sperduta e sola;
da qui comincia il cielo…
Arriva dal basso
e mi innalza
m’avvolge in un bacio,
perfino le nuvole più alte
non sono più vicine al cielo
dei pensieri più profondi.
Strisce di cielo incatenate
fluenti distese di colori
modellate dal vento
supremi aerei che spiegano le ali.
Cielo che sprofonda nel cielo.
In nessun luogo ce n’è più che in un altro.
Il cielo m’abbraccia e lo abbraccio,
lo mangio, lo sogno e respiro;
L’ho sulle palpebre perfino di notte
a spalancare il buio sotto la pelle.
LA TERRA DI NESSUNO
Mi sono trovato all’improvviso segregato
nella squallida terra di nessuno
dove echeggia soltanto
la vibrazione dei millenni
che s’infrange su le povere sponde
dell’attualità di voci e
gesti passeggeri
in ruoli troppo antichi ormai
per essere ripetuti con gioia.
Il flutto urla e piange
poi cala risucchiato
respinto all’infinito per tanti
milioni di secoli
in un fragore eterno
nel suo letto di spume.
Il mio pensiero annega,
si culla in quei gorghi iridati…
C’è una minaccia vera
un periglio latente
costante
in quell’acqua profonda…
la beffa del mare
m’ha spento ogni virtù di slancio,
mi umilia la misura
di quell’immensità.
Eppure anche il lamento
che ogni ora esala
da questa squallida terra di morte
chiama nell’ansia di un travaglio insonne
la fertile terra e limpidi cieli
della forza e
della fiducia in se stessi.
SILENZIOSAMENTE
Silenziosamente
tu ami,
con il sole
la pioggia
il vento
la neve.
Imperterrito
continui ad amare
sperando che un giorno
qualcosa possa cambiare.
Silenziosamente
tu soffri
e senza l’ombra di un lamento
sull’altare dell’amore
ogni cosa offri.
In osservanza di quel giuramento
il dolore ti sposa
chiedendoti come dote
la vita e il sentimento.
LE MIE MONTAGNE
Son là, nude
maestose e lontane,
ed io le vedo:
hanno sul dorso
il freddo della notte;
sono ancora imbronciate
ma si offrono al sole.
Sono di pietra
e in loro batte un cuore
ed io le guardo
dalla mia finestra chiusa.
CHIAROSCURO
Uscendo fuori alla luce del giorno
Abbiamo molte lune in gioco
nel profondo di noi….
Così tengo d’occhio il sorriso dell’ombra
Per vedere cos’ha da dire.
Tu ed io sappiamo entrambi che
Tutto se ne deve andare.
Ho un nodo che mi stringe il cuore,
È come un po’ di luce e un pizzico di buio
Ma vedo il tuo fuoco fare scintille.
Non conosci il mio pensiero
Non sai che tipo sono
I chiaroscuri fanno parte di me,
Urla al mondo che
Sto cadendo dal cielo.
Non c’è tempo per i ripensamenti
Sono come un uccello che migra.
Non conosci il mio pensiero
Non sai che tipo sono.
Se vuoi questo mio amore
Aiutami a far emergere
La luce dall’oscurità.
Ti sento come un brano
Che mi canta dentro.
Sì, non conosci il mio pensiero
non sai che tipo sono,
Tutto è come ieri
Tutto se ne deve andare.
DONNA
Perché piangi Donna,
vivi, ed è già metà cammino.
Mira riflessa gli occhi di un Uomo,…
il cui salto attraverso il fuoco
giunse dalle profondità del corpo,
e la sua testa
esposta alla propria assenza,
di ogni dove, in ogni istante.
Da sola lo tirò dentro la pelle,
lui sul veliero, non approdò mai alla riva.
Le tue mosse, Donna
sono tentativi di eludere
il verdetto universale.
Dunque è lei
Donna,
matrice di stelle
nata come tutti,
come me che morirò.