Train

Asia vedeva nitidamente il treno continuare la sua corsa a velocità folle. Si trovava a mezzo miglio dalla scena e non sapeva davvero cosa fare. L’acqua si avvicinava a lei in maniera sinuosa, quasi danzante, stava per inghiottire anche il treno, che imperterrito, non si decideva a rallentare. Le forza di reazione erano scomparse, un’insicurezza leggera ma incalzante si distribuiva uniformemente dentro di lei, quasi a volerla rassicurare che ormai erano tutti spacciati. Erano tre giorni e tre notti che non accennava a smettere. L’acqua, da sempre fonte di vita, si stava rivoltando in maniera terribile su coloro che avevano attentato al bene supremo dell’esistente. Tutto riportava a queste conclusioni, che non meno delle conseguenza che avevano dato loro origine, camminavano sospinte da cause fino ad allora sconosciute, riemerse come fiore in primavera, nel momento del collasso.

Quando il treno impattò sull’acqua e scomparve nelle profondità, Asia si sentì inspiegabilmente un po’ meglio, come se il simbolo stesso rappresentante la scena, l’avesse rincuorata. Erano passati forse pochi secondi, ma attraverso i suoi pensieri, tutto sembrò più lungo di un istante o due e la vista meno chiara. Il tatto scompariva, lasciando il posto ad avvolgenti fluidi liquidi, che cullano e fortificano, come bimbo in fasce nelle braccia della madre, esausta per lo sforzo compiuto.

Nulla rimase dopo quella notte. Solo i quattro elementi naturali, che diverranno sempre, trasformandosi nel ciclo delle morti e delle rinascite, ora, nella stagiona dell’evoluzione, che già tarda ad arrivare, come gelsomini non ancora dischiusi nelle prime giornate di maggio.
Un solo tassello mandato fuori posto e tutto comincia a decadere. La fine, se così può esser da voi definita, fu solo l’inizio di una nuova fase, dominata dalla dittatura dell’equilibrio.

Inattaccabile e rimasto intatto, da molto tempo o da sempre esistito, captò per la sua strada un barlume di intelligenza (forse mal usata), che causò distruzione e inganno ovunque, irresponsabilità, stupidità nella conoscenza, errata visione da seguire, pozzo usato per trainare buoi. Impossibilità, di descrivere quanto è difficile, comprendere e capire, qual divina bellezza c’è attorno a noi. Che creare significa mettersi in gioco, con se stessi innanzitutto, e la creazione, specchio bifaccia delle due parti che trasformano, non accenna a smetter di continuare, per sua natura incomprensibile, se non per chi la cerca Altrove.

Sergio 010
Live’n ROme


I Cavalieri della Luce

Noi,
Combattevamo battaglie eteree,
contro noi stessi innanzitutto,
o meglio
contro le parti oscure di noi che ritrovavamo nel mondo
e che,
era chiaro capire,
si ripercuotevano in esso.

In un certo senso eravamo
I Cavalieri della Luce,
venuti a questo mondo
per lasciare una traccia indelebile
nei cuori delle Persone.

Erano insegnamenti fatti
di grano di pratica,
che rendevano l’apprendimento più recettivo,
ci ricollegavano all’essenza di tutte le cose,
amando,
scambiando,
capendo,
con volontà consapevole.

L’unico punto di contatto,
era una porta dai cancelli mai uguali.

La luce al di la del cancello era mutevole,
a seconda del sentire delle persone.

Che in fondo,
i Cavalieri portavano nel mondo,
ognuno con le proprie particolarità,
partecipazione Comune,
alla Danza del divenir Domani.

Apprendendo l’arte della Comprensione,
dell’Adattamento,
del Coraggio che nulla frena,
essi si spinsero oltre Méte fino a allora sconosciute.

Sergio 010

Live’n ROme


Tempesta

Vedevo acqua da tutte le parti. Questa volta la bussola nn mi avrebbe aiutato.

In testa, ridondante, una melodia tragica, per chi nn ha piu scampo.

In quegli interminabili attimi Ronan poteva rivedere il tutto della sua vita,dall’infanzia all’adolescenza,
scappando dal vincolo temporale poteva arrivare fino a ieri e tornare all’eta’ di 33 anni in un attimo,
e poi quel viaggio a 24 con Rosie, forse il suo ultimo vero amore.

La barca naufragata da circa mezz’ora, era scomparsa dalla vista.

Molti, aveva pensato Ronan, dovevano essere morti.

Lì, in mezzo a quel blu arrabbiato, c’era poco da fare.

Aggrappato ai resti di una scialuppa, lottava Ronan contro la natura, per la sopravvivenza.

<< Se la scampo pure sta volta smetto di fumare! >> e dicendolo mando giu parecchia acqua.

Resistette tutta la notte, poi di buon mattino, con l’aria fresca che gli formicolava sul viso,

si lasciò andare .

Sergio 09

Live’n London
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