TRE MESI FA

Novanta i giorni.

Tre mesi fa

un sogno inascoltato-

mi ha comunque

protetto –

mi ha ridato la vita.

Temporaneo ripetersi

del pericolo ultimo:

ora il nascere,

il fuoco,

il cadere;

non sappiamo

che grazia ci incatena

alla vita

o al dovere

o al diritto

di concludere un compito.


SIESTA

Quando il giorno

si strozza e non sai

se  riprende a

vibrare la vita,

dai  rumori  grigiastri

di temporali  e

dalle immagini

abbronzate

che sigillano il compleanno

o

l’estate.

Riprenderà la scuola,

assemblaggio di

sogni, lavori,desideri,

locali-  età che

si sciolgono in

tripudi  di arbitrio-

giovane e filiale.

Rincorrersi  di

apparenze e

silenzi, gelosi

custodi dell’inganno.


POMERIGGIO

All’ora che

il riposo  è interrotto

dal suono conclusivo

di un funerale ignoto,

sogni di viaggio cozzano

con corde di chitarra-

passi paterni inaugurano

l’altra metà del giorno.

Gli occhi del suonatore

trasmettono stanchezza

o serio smarrimento,

dopo il coraggio attivo

delle giornate d’afa.

Ora più che mai ospite,

non so come rimpiangere

una casa che più non abito-

o al contrario una casa

dove solo ho vissuto tre giorni.

Cicale e canzoncine

fanno leggero il peso

di questa solitaria immobilità ,

senza ruoli

senza (passioni ) macchina

senza desideri.


 

GENNAIO

 

Piange la memoria

Di luci e compagnia

Spente da un freddo

Manto.

Squilla negli orti

Ossuti la musica, cinguetta

Di una precoce nascita.

Le date si rincorrono

Di anniversari e stragi.

Celebrazioni al fuoco

Di convivi e falo’.

Ritorno quasi ciclico

Di deserti e silenzi

Speranza che le voci

Di una fraterna lega

Tornino a scoppiettare di

Propositi nuovi-

Cura della parola

Zoppa nella sua ruggine

Diffidente del tono che

Gli affetti non danno.

Speranza che il calore

Ritorni da ogni muschio

A rendere piu’ forte

Ogni gesto

D’amore

r


ZINGARATE PER QUELLO CHE CI RESTA

 

Abbondanza di stoffe,

Vestiti a sufficienza

Segni di vuoto e shopping,

Colori che competono

Dentro armadi di

A ssenza,

Che magari si atteggiano

A presenze parlanti.

Assordante silenzio

Di pullover e sciarpe

Desolati cappotti,

prigionieri  del sonno

abbaglianti indumenti

si presentano agli occhi

alla gioia nebulosa di quello

che ci resta

dopo ogni partenza :un odore indeciso

di check in e spuntino,illusorio ma ottuso.

Mentre la vita corre

Tra zingarate e premi, tra maldestre fatiche

Consolate dal sogno

Una dolce querelle si dipana ogni giorno tra il mio

Antico  benessere

E quello che

Ci resta.


I TRAMONTI A TARDERIA

 

Sfuma

L’ardore, in una smorfia

Di angoscia

Dolore e

Solitudine.

I colori del sogno

Sigillati dal suono di una

Vite d’ottone.

Scostamenti e coperte

Vanno via le

Calunnie.

Mente lucida e bimbi

Ti accarezzan le mani,

il calore del padre si sostiene

con lei.

I lontani non sanno

Che il tramonto è

Arrivato.