Anna

Con gli artigli dello stupore
erpico il mio male oscuro
piccole zolle col ventre al vento
invocano futuri ammansiti.
Semino bulbi di poesia per te.

Apostrofo esile, di vello corvino
adorna graziosamente la fronte
altri boccoli ondeggianti danzano
e incorniciano graffiti di sorriso
adagiandosi poi, sul collo, sulle spalle.

Introversioni remote mai spente
soffocano il mio pur umile poetare
così, l’inchiostro diventa acqua
non oso declamare oltremodo
l’ammaliante tua immagine.

Vorrei, ma non posso baciarti
non riuscirei ad arginare il fluire
delle colate di lava a valle del battito.
Mi lascio solo sfuggire una carezza
che il pensiero ricama e nasconde.

Raccolgo brandelli di sogni
nelle periferie del risveglio
ai margini di solitudini ataviche
sprofondo nei miei crateri
abbarbicato all’ultima illusione.


Potrei

Potrei sussurrarti lusinghe astratte
mute, solo col brusio dei baci
sulla fronte sulla guancia sulle labbra
e giù, giù, fino all’immensità incandescente
delle tue virtù silenti ma infuocate.

Potrei senza tregua attendere estasiato
le esternazioni di piacere i deliri intensi
che ti trafiggono vene e ventre in tumulto
passando per uragani di fiato e altre tempeste
fino al centro dell’estasi paradisiaca.

Potrei raccogliere con tenerezza vibrata
tutti i contorni morbidi da appagamento
ricomporre un macramè seducente
disegnando a mani nude un altro percorso
ulteriori esplosioni incontenibili.

Potrei cercare rifugio nell’onda di raso
di lenzuola tiepide complici madide
di eccitazioni aggrovigliate da gesta
travolgenti vulcaniche furibonde
ai confini con l’incoscienza e la pazzia.


Volevo incontrarti

Volevo incontrarti
nei frutti ancor fiore e verdi mele
in aurore vestite coi nostri sorrisi
sulle ali di farfalle dal volo lento
nel chiacchierio canterino dei grilli
in lacrime accese di lucciole.

Ti avrei corteggiata
con cinque braccia di stelle
poetando la sera con le lampare
avvolgendoti nell’azzurro lunare
con la vela del vento, tua chioma
e fiocchi di rugiada, tuo specchio.

Ti avrei amato inseguendo
il vagabondare di stanche cicale
le liriche di bizzarri poeti
il vibrare di corde vocali
gli arpeggi di nobili archi
negli amplessi di eterne passioni
fino al lungo cammino del sole.

ora ti ammiro
mentre arpa solfeggi leggera
grappoli di note il tuo sillabare
ti respiro a labbra socchiuse
ti venero come dea delle muse
esistenza, ti canta e impazzisce.
Come d’incanto viviamo di noi!


Raccolgo

Raccolgo muschio

fra le rugiade

dei miei risvegli

per accarezzare

il tuo sguardo.

Raccolgo fiori

nella verginità

dei tuoi mattini

per dare luce

al tuo sorriso.

Raccolgo brezze

nei sentieri di raso

dei miei desideri

per albeggiare

in tutti i tuoi sogni.

Raccolgo polline

dall’immaginario

del mio rincorrerti

per poter planare

nelle tue sensazioni.

Silvano Notari.


Turbamenti

Manto lussurioso avvolgi

mi rapisci spoglio, ebbro

sbigottimenti libidinosi

furiosi invadono cavità.

Flussi ematici preponderanti

confluiscono in ceppi fallici

si infiamma la foresta arteriosa

un pulsare incontrollato arde.

Mi immergo nelle tue carnosità

turgide e madide d’essenza pura

ansimanti spasimiamo arguti

esplodono edaci i nostri amplessi.

Silvano Notari


 

Magia delle quinte

Magia delle quinte

la loro penombra soffusa

lucciole i vostri occhi

forse non li avete visti

ma il poeta vede

con l’iride dell’anima.

Magia delle quinte

timide nel loro velluto

scalpitio del battito

dei vostri cuori grandi

forse non l’avete sentito

ma il poeta ascolta

con le ali del pensiero.

Magia delle quinte

per tutto il tempo ho riso

pianto, volato, amato

inconsapevoli avete scritto

con la vostra adrenalina

una favola nel quaderno

della nostra passione.

Come vecchio vinile

mi sono lasciato incidere

nel microsolco della mente

la melodia delle vostre voci

il fremito delle vostre emozioni

la delicatezza del vostro abbraccio!