Guardarsi allo specchio e non riconoscersi,
non trovasi più.
Chiedersi “DOVE SEI?”;
domandarsi “CHI SEI?”;
interrogarsi “CI SEI ANCORA?”.
E non trovare risposta a nessuna di queste domande.
Anzi…
Averle già tutte.
Ma averne paura.
Poi, sentire bussare alle porte degli occhi…
Non voglio rispondere!
Faccio finta di non sentire i colpi,
sbarro l’entrata con le mani,
provo a nascondermi…
Ma loro insistono, spingono forte,
troppo forte.
Fino a vincere,
fino a scendere copiose.
Non riuscire più a fermarle,
non volerle fermare.
Loro, amiche-nemiche.
Loro, lo specchio dell’anima.
Tutta me stessa ora è lì,
nello spazio tra i miei occhi e le mie guance,
in quei pochi centimetri
che separano il mio vero volto
dalla maschera che mostro al mondo quando,
parlando con qualcuno,
allungo le labbra in un sorriso.

 

 

 

 

Ho osservato i tuoi occhi, per la prima volta,
in una giornata che sembrava come tante altre,
ma in realtà non lo era,
perché da quel momento non ho più visto niente come prima.

Ho osservato il tuo sorriso, per la prima volta,
in una giornata che sembrava come tante altre,
ma in realtà non lo era,
perché era da tanto che il mondo non mi arrideva così.

Ho sentito la tua voce, per la prima volta,
in una giornata che sembrava come tante altre,
ma in realtà non lo era,
perché nessuno mi aveva mai parlato così prima.

Ho sentito il tuo odore, per la prima volta,
in una giornata che sembrava come tante altre,
ma in realtà non lo era,
perché niente è mai entrato in me così profondamente
e così impetuosamente.

Ti ho conosciuto in un giorno che non ricordo,
ma ti ho visto e sentito per la prima volta in un istante
che sembrava come tanti altri e in realtà non lo era,
perché da quel momento niente è stato più uguale a prima,
perché da quell’istante fai rumore in me,
perché da quell’attimo sei entrato e non sei più uscito.
E in realtà non voglio tu lo faccia,
nonostante me… nonostante te… nonostante tutto.
Ti prego, resta.

 

 

 

 

Le foto… Le lettere…
Bombe pronte a scoppiare con una forza e una prepotenza inaudite.
Il cuore sussulta.
Volti di persone che la vita ti ha portato via,
di altre che, invece, ci sono ma non sono più le stesse…
E anche tu non sei più la stessa:
qualche ruga, qualche capello bianco che prima non c’era…
Ma non è questo a farti vacillare, a disorientarti,
a far tremare la tua anima.
Il cuore va in frantumi, le lacrime ti rigano il viso.
E ti domandi dov’è finito
tutto ciò che trapela da quelle immagini, da quelle parole….
Perché sembra impossibile, ma torna tutto a galla:
ogni sensazione provata quando hai scritto quella frase,
il brivido leggendo la prima volta quelle parole,
la gioia del momento in cui ti è stata scattata quella foto.
E riaffiorano anche i profumi e i colori di quelle giornate.
È in questo preciso momento che cominci a vacillare,
che ti senti scossa come durante un terremoto.
E ti chiedi se vorresti tornare indietro… ma forse no;
se vorresti cancellare tutto… ma forse no;
se sarebbe stato meglio non rileggere le lettere… ma forse no.
Forse bisogna solo accettare che la vita è come un puzzle:
ogni pezzo ha l proprio posto e il proprio valore
anche se, per colpa della vita e con il passare degli anni,
qualche pezzo potrebbe non apparirti più bello come prima,
potrebbe non suscitarti più le stesse emozioni di partenza.
Ognuno di essi è essenziale per la definizione della figura,
una figura più elaborata, più completa di quella di partenza,
una figura in continua evoluzione.