Il sole e la ballerina

Danzava e continuava a parlargli. Danzava e continuava a guardarlo,  tentando di catturare quanta più luce potesse.
Continuava a parlargli di sé  non sapendo neppure se quelle parole gli giungessero davvero.  Continuava a narrargli della sua anima e dei suoi pensieri,  come si fa con un diario, come si fa con un amico immaginario . Ma poi si chiedeva sempre dove andassero tutti quei pensieri e quelle emozioni che gli raccontava. Era un fiume che continuava a scorrere e che non riusciva a fermare e a capire.  Poi, quando lui non c’era, una grande tristezza le prendeva il cuore,  perché sapeva che nessuno l’avrebbe ascoltata così.  Avrebbe voluto ascoltarlo anche lei e nel silenzio osservare la sua anima rivelarsi. Tante domande a volte lasciavano il posto ad una sensazione di dolce rassicurazione,  come se in realtà sentisse che lui c’era. Era lì. .. Anche di notte, quando la luce era più fioca. Sperava che in  qualche modo le sue parole lo nutrissero, che  la sua anima in qualche maniera gli fosse giunta.
Ed ora sperava solo che lui facesse ritorno. Lei danzava, danzava davanti a quel tramonto e gli parlava:
“Sole, sole…Promettimi che sarai di nuovo qui, domani “.
E giunse un piccolo raggio di luce e le colpì il cuore, così lei disse: “Mi è sembrato di vedere un tuo riflesso, ma non sapevo se eri tu , Sole. E non so se mi ascolti e se ci sei.
Così ho sperato ancora che sorgessi.  Così ho sperato ancora che mi dessi luce. Così ho sperato ancora di danzare davanti a te. E con quel speranza è rinato il mio cuore”. Il sole allora le entrò nel cuore.  E lei continuò a danzare. E danzo’, danzo’ dall’alba al tramonto.  Danzo’ senza sapere perché,  danzo’ perché il cuore le scoppiava nel petto.  Danzo’ perché la vita scorreva in lei. Danzo’ e pianse di gioia,  perché la vita è splendida.  Danzo’ perché amava essere, vivere e respirare.  Danzo ‘ perché il Sole le aveva donato la vita. Poi però giunse la notte,  e lei temeva che il sole sarebbe scomparso.  Invece lui si mise a dormire in fondo ai suoi occhi.  Danzava nei suoi occhi quel raggio di sole,  danzava e non si fermava.  E la notte lasciò che danzasse,  perché la luce non può fermarsi.
E la notte ammiro’ la danza della vita, la danza della speranza. ..La danza dell’umanità.


Vita e vita

Guardò quella strada,  guardò la luce fioca dei lampioni e le foglie.
E le foglie che continuavano a sostare sul suo cuore, come se ne volessero attutire i battiti.
Le foglie continuavano a  sollevarsi e a frusciare.
Le foglie sussurravano e lei non voleva ascoltarle.
Le foglie parlavano,  parlavano. ..
Ma lei non poteva ascoltare,  perché era troppo occupata. Voleva vivere, non pensare.
Voleva seguire quel momento fino in fondo,  senza temere.
Voleva vivere ed essere presente alla sua vita.
Essere presente al suo quotidiano .  Al suo posto di lavoro da cameriera nella pizzeria del paese. Presente al suo attuale fidanzato.  Splendido e sorridente, che voleva sposarla…Ma come ci si può sposare a vent’anni? .
Ma lui l’amava.  Le aveva promesso felicità e gioia.
Presente alla sua responsabilità di figlia unica con due genitori anziani di cui occuparsi.
Presente alla sua amicizia con Anna, ammalata di tumore.
Presente a quella strana sensazione di potente impotenza di vivere. Potente impotenza nel vivere come avrebbe voluto.  Potente impotenza, perché avrebbe voluto dire subito di sì  al suo grande, unico amore. Perché aspettava?
Una lacrima di dolce impotenza le rigo’ il volto.
E sentì di essere viva. Viva come tutte quelle foglie e quel meraviglioso momento.
Viva perché umanamente presente al mondo e a sé stessa. Per essere viva non doveva essere perfetta. ..Doveva essere umana.
Non doveva temere il suo cuore e la sua voglia di saltellare.  Doveva amare. Doveva desiderare. Doveva soffrire.  Doveva essere.


 

 

 

Lasciò che fosse

Lasciò che fosse, perché fino a quel momento aveva troppo controllato la sua vita. Lasciò che fosse, perché quel viso e quegli occhi lo chiamavano. Lasciò che fosse, perché non sapeva cos’altro fare con lei.
Non sapeva mai cosa avrebbe fatto, come si sarebbe comportata, quali sarebbero state le sue reazioni. Però quel suo modo infantile e goffo di reagire lo indispettivano o e lo facevano ridere…Anche perché si divertiva troppo a prenderla in giro.
Guardò l’acqua del fiume scorrere e le foglie d’autunno scivolare sulla sua superficie   . E si sentì così… Sentì di stare accarezzando la vita, di star sfiorando l’esistenza di un essere meraviglioso. Quella strana donna viveva ad una profondità che lo affascinava e forse che assomigliava troppo alla sua. Un essere selvatico ed istintivo,  controllato nei rapporti con gli altri, ma pronto ad esplodere con lui. Cosa gli stava facendo?
Come lo stava cambiando? Sentì solo che non poteva dimenticarla …Sentì che non poteva fare a meno di quell’essenza.
Prese una foglia ingiallita dalla terra umida di quel mattino d’autunno e lasciò che scivolasse sul fiume.
E poi pensò che stava sfiorando un’anima. Ed il cielo gli sembrò più vicino.
Ed un raggio di luce sfiorò il pelo dell’acqua colpendo la foglia, che brillò di mistero. “Rispondimi, in qualche modo”si trovò a dire…Ma gli parve assurdo.