Il respiro del sole

La Primavera che sboccia

riempie l’aria di profumi intensi e danze di fiori,

la Primavera brulica del cinguettio di piccole vite

è l’alba di germogli

che brillano di un sole nuovo.

 

L’Estate si accende di una chioma folta

e un respiro vigoroso

in un arcobaleno di odori intensi,

l’Estate è il sole che suda la terra

dona i suoi frutti e regala i suoi sapori.

 

L’Autunno porta i colori del sole

per illuminare il raccolto di lune fredde,

l’Autunno ruba il rosso al tramonto

crea giochi di luce e ombra che bagnano

d’oro le foglie.

 

L’inverno spoglia i rami di ogni cosa

e mostra il suo scheletro luccicante di brina,

l’inverno è il vento che gela il sole

concilia i sogni, rinnova i pensieri

e anela alla vita.


La strada

Oggi vedo nella primavera che sboccia una danza di profumi in fiore

che brulica del cinguettio di piccole vite. Così fu il mio inizio,

quando guardavo verso i sogni nell’avviluppato cammino dei primi passi

fra mugolii di latte, alla ricerca affannosa di carezze e calore.

Inciampavo lungo questo viaggio verso una meta sconosciuta.

Poi un altro posto, inversioni di rotta repentine, altre facce e l’ignoto.

Allora guardavo lontano, ignara del cibo e di loro, e partivo via,

in una dimensione in cui tutto accade, quando si sente dolce

il rumore del silenzio e il respiro del sole, e dove si percepisce

la misura dell’universo e il battito d’ali di una rondine.

 

Ora vedo ogni estate accendersi di una chioma folta di promesse

e un respiro vigoroso, come un arcobaleno che regala i suoi sapori.

Il mio cammino invece fu affannoso, non trovavo la mia strada,

mentre il caldo del sole sudava la terra e regalava frutti e odori intensi,

ero sulla via inerpicata in un’apatica stasi senza sogni e adolescenza.

Poi scorsi come un richiamo, quel pigolio che brillava nel sole nuovo,

e rinacqui in un nido candido e intatto dove mi crogiolavo,

era un volo grande e libero che cercava la sua rotta solitaria.

Non esiste bussola per questo itinerario, era il mio primo viaggio,

costellato di fotogrammi, bivi e buche, dove il tempo corre veloce.

 

Adesso sta arrivando il mio autunno che porta i colori del sole

per illuminare il raccolto di lune fredde. Io colgo la sua intensità,

mentre ruba il rosso al tramonto e crea giochi di luce e ombre

che bagnano d’oro le foglie, e di rimando fra la mia chioma

scorgo fili argentati. Domani l’inverno spoglierà i rami di ogni cosa

e forse il vento luccicherà di brina, ma adesso devo andare, proseguire

nel mio cammino, vivere nel mio paesaggio dove tutto può avvenire.

Allora, mi alzo in volo per scorgere la traiettoria di quella strada lunga,

riconosco le impronte che si svelano a tracciare la mia direzione,

poi corro verso quel luogo che si trova nel mio cuore, e nel suo.


Cuore lontano

Quando ha aperto i suoi occhi grandi

io guardavo stupita quella piccola vita

che si preparava a scolpire la mia.

 

Quando piangeva lacrime di latte

lo ascoltavo dondolarsi rumoroso

mentre un legaccio lo tesseva a me.

 

Quando giocava a fare la guerra

avevo una bambola fra le mani

che m’indicava la via di fuga.

 

Era come se eruttasse lava

senza tregua: rabbia da sciogliere

per un nuovo vuoto da riempire.

 

Era come se non esistesse mai

un luogo in cui arrestarsi, per l’impeto

di esplorare il mondo, eppure fuggirlo.

 

Era spericolato itinerare senza meta,

dentro la sua esistenza qui, mentre

annusava la sua strada così lontana.

 

 

Quando udii la sua voce nuova

ero ormai diventata grande con lui

e tutto sembrava tormentarlo di più.

 

Quando il suo sguardo era nuvolo

gli portavo in dote un raggio di sole

ma le ombre non volavano distanti.

 

Quando momenti tristi riempivano l’aria

sentivo il mio cuore rompersi un po’

ma cercavo di aggiustare le lacrime.

 

Era già scritto nella stanza dei giochi

nel suo sguardo intrepido e ribelle

prima dei giorni lenti che lo fecero uomo.

 

Ero stata avvisata dai soldatini di plastica

prima che riempisse di vent’anni una valigia

che il mondo poi sarebbe stato diverso.

 

Era come se lo immaginassi ormai

dentro un’altra avventura da fabbricare

solo per sé e che io invocavo bella.

 

 

Quando immagino i suoi giorni lontani

scintille di lava si riaccendono in me

e torna a galla l’età acerba e sospesa.

 

Quando il pendolo ha battuto il tempo

il più grande disegno ha però preso forma

e l’insaziata sete d’amore ha trovato foce.

 

Quando il miracolo di una creatura

si è mostrata pura a lui, tutto è mutato

e il suo universo si è un po’ ricomposto.

 

Era come se fosse a caccia di sole

odorando vita in ogni dove

ancor prima di tratteggiarla da sé.

 

Era come se il domani così atteso

fosse stato tanti inafferrabili oggi

quel giorno che rende i sogni veri.

 

Era come se il tempo corresse

per aprirsi al nuovo mondo di Ryan

a un futuro da nutrire di dolcezza

e un barattolo da riempire di giorni.