Una foglia sola

Come una stella dorata
stai sulla cima
sei l’ultima e l’unica rimasta
Poi un giorno
Il vento ti ha rapita
Per danzare insieme a lui.
E volteggi leggera come una ballerina
In questa atmosfera sfumata di rosa
il vento ti conduce in discesa.
Giunta tra le tue sorelle
ti lascia tra loro svanendo lontano
e tra le braccia di madre terra
chiudi gli occhi ti abbandoni e sogni
che viene Natale e Pasqua insieme
e tutto ricomincia ancora.
Questa è la storia di una sola foglia
O di una foglia sola.

 

 

Quel tragico filo di vita

Ecco l’ immagine:
un equilibrista sopra un filo
le scarpette da ballerina di colore rosa
le gambe scoperte
una gonna di bianco tulle vaporoso
dei guanti senza dita del color dell’ebano
una maglietta con le maniche risvoltate fino al gomito
a righe orizzontali rosse e bianche
un gilet gessato
e un copri capo alla charlotte
con un papavero rosso puntato.
Le braccia sono aperte
come quelle di uno spaventapasseri a guardia
di un campo di grano dorato.
Sulla mano sinistra
tengo un delizioso ombrellino di pizzo veneziano
e sulla mano destra
una borsetta di piume di merlo.
Questo filo sembra la mia vita
una vita che non mi appartiene
su questo filo faccio l’equilibrista…
A volte lo attraverso da un capo all’altro con destrezza
e a destra e a sinistra mi riposo per brevi istanti
per poi riattraversarlo senza fiato.
A volte invece penso:
-e se in quel nulla di cui ho paura….
c’è il tutto che non conosco ancora?
E se questo filo fosse solo un’identificazione proiettiva?
Un illusione della mia mente?
A volte mi viene la strana voglia
di lasciarmi cadere
di smettere questa fatica senza senso.
Perché lo faccio allora?!
Per gli applausi?
Perché mi sento grande e forte!
O forse coraggiosa!
Perché lo faccio da una vita!
O perché ho paura del cambiamento?
Non lo so più qual’ è il senso
di questo andare su e giù
sospesa ad un filo.
Allora provo ad immaginare…
che in quel nulla ci sei tu…
il mio Amore!
Basta solo che chiudo gli occhi
e mi lascio andare
lascio “tutto” ciò che non mi serve:
-l’ombrello di pizzo, il cappello, le scarpe, la borsetta di piume,
gli abiti che indosso, chi mi applaude e chi mi fischia
e vestita solo del mio affetto
mi lascio prendere da te
che sei il mio “tutto”
mi consegno.
E quando apro gli occhi
quel tragico filo di vita
è il tuo affetto al mio polso
E sono realizzata nel tuo Amore
che è il mio
E non ho più bisogno d’altro.
Così riconosco che questo è il tuo misterioso progetto:
far si che io ti desideri in ogni modo
far si che io ti conosca “tutto”
e rimanga nel tuo amore incondizionato
senza dubbio alcuno .

 

 

La rosa e il giglio

In un giardino sta un ceppo di rosa. Durante il freddo e lungo inverno si è ammalato, ma ha gettato comunque un rametto sul quale c’è un bocciolo.
Il bocciolo è felice per il caldo sole, l’aria tiepida, la pioggia che lo disseta. Tutto il verde che lo circonda riempie piacevolmente il sui occhi.
Un giorno rivolge lo sguardo oltre. Nel giardino vicino, vede alto sul suo stelo, candido come la neve, tanto da fare male agli occhi, un giglio.
Il bocciolo di lui perdutamente s’innamora.
Il tempo passa, il bocciolo cresce senza mai smettere di rivolgere il suo sguardo verso quello splendido fiore e in cuor suo pensa:
-Come mi piacerebbe che anche lui si accorgesse di me! Purtroppo sono solo un bocciolo!
Intanto il giglio instancabilmente rivolge il suo sguardo al cielo. Mai una volta si degna di guardare altrove, o verso il bocciolo.
Viene la notte e il bocciolo sente il suo cuore pulsare tanto quanto le stelle scintillare. Così rivolgendosi al cielo dice:
-Prendi questi miei battiti, così che il mio amato giglio guardando te, possa vedere un po’ di me!
Un bel mattino il vento accarezza il bocciolo, il sole lo bacia e finalmente sboccia la rosa.
Tra tutti i fiori del giardino, lei indossa il vestito più bello. I suoi petali sono rossi come il fuoco, accesi come il colore del sole che sta per tramontare.
La rosa pensa:
-Come mi piacerebbe che lui potesse vedermi ora!
Questo non accade!
I giorni vengono uno dopo l’altro, la devozione e il desiderio della rosa per il suo amato giglio sono cresciuti a tal punto che il suo cuore trabocca d’Amore.
La rosa rivolta al cielo dice:
-Prendi questo mio Amore che non riesco più a contenere perché tu lo possa riversare sul mio amato giglio!
In un lampo il cielo si oscura, le nuvole si riuniscono in fretta¸ il tuono scuote la terra e viene un bell’acquazzone che col caldo rinfresca e fa sempre bene.
Cessato il temporale, gli uccelli riprendono a cantare. Il sole impetuoso spalanca le nuvole e i suoi raggi baciano le goccioline che inzuppano l’aria, generando così l’arcobaleno che come una benedizione riversa tutti i suoi colori sul candido giglio. Ora egli splende come nessun altro fiore ha fatto mai in quel preciso pomeriggio.
La primavera sta per consegnare la fiaccola all’estate.
La rosa sente venire meno le sue forze. In realtà sta appassendo com’è nella natura di tutte le rose e di ogni creatura sulla faccia della terra.
Nonostante ciò il suo cuore continua a bruciare di passione per quel fiore.
La rosa petalo dopo petalo si spoglia del suo vestito e nella fragilità di questo momento rivolge un’ultima preghiera al cielo e dice:
-Grazie! Senza di te non avrei mai potuto Amare quel fiore! E ora che non sono più nulla, mi accorgo che tu sei tutto il mio Amore!
Così la rosa si abbandona a quella dolce stanchezza e muore nella pace senza paura.
Mentre il suo ultimo profumo sale al cielo, anche la sua anima si solleva. Lungo l’ascesa, che noi chiamiamo viaggio, l’anima della rosa sogna un meraviglioso giardino, simile a quello in cui ha vissuto sulla terra e una voce, la sveglia, la rosa sboccia in quel nuovo giardino sotto quel nuovo cielo e il giglio ora è al suo fianco.