Il mare e la riva

Si alza impetuoso il mare

gonfio di schiuma,

in un movimento che infuria

verso la riva,

si schiaccia

e batte senza sosta

come per una rabbia incalzante

che si rinnova.

Così si infrange violento

su pelle fine di sabbia

che scivola via

in trame di risucchio rapido

e profondo di memorie.

Lotta perenne e’ quest’attesa

di una calma

che tuttavia verrà quando,

precipitato il tempo,

onde di lenti respiri

frangeranno in una dolce risacca

questa lunga fila di giorni

della nostra vita.


 

Mio figlio.

I nostri giorni

pieni di sole di settembre

passano

tra uno scherzo

e un sorriso.

Tu studi

io disegno,

tu parli

io ascolto.

La mia gioia

alla tua compagnia

solare

di questo primo autunno.

Sei adulto e bambino

nelle mie ore

felici

di madre.

Pennellate rosso arancio

ora tingono il cielo,

migrano nuvole nel crepuscolo,

non torneranno più.


 

Specchi d’acqua.

Liquido gioco di specchi

d’acqua,

fluido oro che cede

al rame

punteggiato

da ciuffi di falaschi.

Argento brunito

all’orizzonte,

e montagne

che, immobili e solenni,

osservano

dove altro gioco d’aria

d’oro puro il cielo

dipinge,

via via più rosso

come l’oro antico.

Viola sono ora le montagne.

Riposa l’anima,

estasi in movimento

verso l’ignoto.

E muore il giorno

su cupole lontane

di fogliame scuro,

alberi, tronchi cavi

ove uccelli e scoiattoli

si apprestano alla notte.

Con l’immaginazione penetrando

quale lama di luce

della boschiva macchia

odo il respiro.