E come potrei dirti

ch’io patisco anche

di questa mia carne che dilaga

della fisicità che m’adempie

dello spazio che mi riempie

del mio sorriso vacuo che divaga?
 

Dentro

ho solo

frammenti di dolore.
 

Io vago

nel cimitero

di parole.
 

E tu, Natura

infausta madre

che il corpo mio abbandonasti

immaturo ancora

in un grembo d’aria

sì che ne crebbe dentro

oscura malinconia

non sei forse tu che ora

alla porta del tuo figlio

sopravvissuto

ribussi?
 

Ora che un chiuso pugno

ho l’animo.
 

Un lavacro

il volto.
 

Tu

che ogni giorno vivi

e soffri magari

ma risorgi.
 

Tu non crederesti

se ti dicessi ch’è invano

questo mio anelare

alla luce.
 

Sono come

uno stagno

di buio.
 

Ho scritto poesie

gridi di disperazione

nei giorni bui del corridoio invernale

nei giorni cupi della vita prenatale.
 

Oggi

con te

m’è vana ogni parola.
 

M’arrendo

al tuo naufragio

di dolcezza.


Solstizio

Vedi, amica, il dì dell’anno

in cui massima è la luce

tutto tronfio ora riluce

senza pena, senza affanno.
 

Lui non sa che poi l’estate

piano piano si riduce

lentamente ci conduce

agli autunni, alle invernate.
 

Come l’anno è l’esistenza:

quando massima è la luce

dentro sé contiene, in nuce,

la sua stessa decadenza.


Gabbiani

Ascolto un momento

il vostro stridìo

che sembra un lamento

rivolto al buon Dio.
 

Volate garrendo

coll’ali spiegate

che fendono il vento

volate, volate.
 

Di bianco e d’argento

avete il piumaggio

e andate sparendo

nel cielo di ghiaccio.
 

Io resto e contemplo

il vuoto infinito

che vide il portento

d’un volo spedito.


Pioggia

Ticche-ticche fa la pioggia

rimbalzando sul mio ombrello

oggi il cielo è pazzerello

e scandisce goccia a goccia.
 

Ticche-ticche sui pinastri

sulla spiaggia desolata

sui gabbiani giù in planata

sui pitospori salmastri.
 

Ticche-ticche sulle palme

su oleandri intirizziti

sugli evonimi straniti

sulle acque bigie e calme.
 

Ticche-ticche sugli scogli

sui ricordi dell’estate

sulle barche abbandonate

lungo lidi tristi e spogli.
 

Ticche-ticche su ogni cosa

lentamente, senza posa

sino a dove l’occhio vede

sino a dove il passo incede.
 

Tutt’intorno s’è levato

incessante il ticchettìo

come pianto sincopato

all’unisono col mio.