Boomerang

Opera e gioiello dei nativi

dicesti – mentre mi tagliavi in due

forse tre pezzi.

Si tinse d’arancio

e cominciò a sferzare l’aria

lanciato da due bimbi

compagni di gioco e di sangue.

Provai a ricomporli

ma uno dei pezzi del tuo massacro

respirava accanto a chi

anni e anni dopo quel dono

aveva deciso di andarsene.

Ora sai che forma

può avere una lama.


Ala

Come fornito di ala

frastagliata ma senza ingombro

verso la schiena incurvata da Insonnia

il tuo braccio.

Fluttuavi nell’ombra quindi

ma quel tocco era denso – era vigore

non saluto allora, il tuo no piuttosto

a un torpore che vedi in me che non vedo.

Tra braccio alato e spinta

corre il limite o azzarda lo spiraglio

il patto è non chiedere e non svelare

un fulmine illumina il bosco

ma non la lepre che tra gli alberi

corre con il cuore in gola.


Incontro con l’Ombra

Proprio all’altezza dei gomiti preparavo l’abbraccio

di te già vibrava il mio fianco

ma per non svelare la nostra relazione

e per lasciarti nel cellophane del comune sentire

sono rimasta nel mio io.

Chi sedeva dietro di noi

mai saprà i tradimenti e le fedeltà che nutriamo.

E il mondo continua a girare

nell’assoluta certezza del sole.


Il rovello: lasciare andare?

Cerca una capriola lenta

per allontanarsi senza farlo

per cedere alle spirali

che l’universo compone e disfa.

Quanto filo resti da calibrare

fino al primo ingorgo dei nostri corpi

va chiesto

ai minuti torbidi quando cadono

perfino i respiri in corsa

all’ora lucente

di quest’inverno che mente e si distende.

Imbriglieremo solo il no

che vogliamo sentire.


 

Febbraio

Mese di progetti scaduti

di madri e parole scalpitanti

la città ostaggio

di mille cancelli di neve.

Febbraio a due facce

e a due graffi:

gelato il cammino del padre

che resterà solo.


 

More

Il cielo si gettava addosso

a pomeriggi roventi di more

e ulivi ristorti.

Viola le dita bambine

da una manciata all’altra

il sentiero andava stretto

al richiamo di campagne proibite.

Tu avanzavi appoggiandoti

alle  nostre gote calde

e forse già covavi la resa

per concepire un giorno

il figlio sbagliato.