L’UOMO DELLA SCATOLA

Vasto è l’orizzonte

nella sua imponente potenza!

Intanto,

vi è un uomo, un ghigno beffardo alla vita!

Seduto, cicaleggia il suo destino dentro scatole senza memoria.
Il sole, maestro di vita

dona giorni carichi di sogni,

ma l’uomo della scatola non se ne avvale.
Cascate di acqua zampillano e rinfrescano

calore malsano

preparando scenari futuri.
Ma l’uomo della scatola

ascolta voci provenire da pensieri lontani!
Cieli, mari, prati…

non hanno più occhi

i pochi rimasti oramai miopi piangono gli orizzonti potenti.
Uomo della scatola

allunga il tuo braccio,

fa di esso un ponte,

avvediti alla vita!!


RACCONTI

“MERINGA AL CIOCCOLATO”

(PICCOLO RACCONTO DEDICATO ALL’ANORESSIA)

E’ mattina, mi sveglio come al solito e vado in bagno.

Lo specchio riflette l’immagine di me, enormemente rotonda, arruffata, sbiadita e

lontana.

Mi guardo e mi do dell’imbecille.

Torno in camera, mi siedo sul bordo del letto e comincio a guardarmi i piedi da sopra

la mia enorme, flaccida pancia e penso:

<<…tutta una vita dentro le scarpe…poveretti!”>>

Il letto scricchiola sotto i miei centocinquantotto chili, ma io me ne frego…si

rompesse sto cretino…però, a fatica, mi alzo.

Con affanno, vado in cucina appoggiandomi ovunque e preparo la colazione, tre

cornetti comperati il giorno prima, due bicchieri di latte e uno di caffè.

…“forse dopo non passerò dalla porta, mi metterò di lato…Mah!”…

Sento improvvisamente spingere nella coscia…mi guardo la gamba e vedo la carne

crescere a dismisura, le dita dei piedi gonfiarsi come palloncini, lo stomaco dilatarsi

sino a rompere l’elastico delle mutande.

… “bene, sono arrivata al momento atteso da una vita!”.

Il cuore pompa all’impazzata, immagino le vene e il flusso del sangue rallentato dal

grasso accumulato lungo le loro pareti e un senso di claustrofobia mi pervade.

Il pensiero mi và alla bara dove mi avrebbero rinchiusa…forse a due piazze.

Il giorno prima ero stata in un negozio per comperarmi un jeans…sì lo volevo anche

io…la smilza commessa bella come una dea, esterrefatta mi guarda e dice: <>.

La guardo ed esco.

Mi siedo in una pasticceria ed ordino tre meringhe al cioccolato alla faccia della

smilza commessa.

Mentre mangio avida, golosa, la gente mi osserva.

Alcuni tristi, altri ridono, i bambini mi prendono in giro, i ragazzi mi urlano dietro i

loro insulti cattivi.

Vi saluto.

Mi tolgo dalla vostra vista.

Torno a casa.

Vado a letto che sprofonda e anche io con lui.

Mi sveglio sudata fradicia, ho sognato.

Mi alzo, vado in bagno, mi guardo allo specchio, secca, grinza, pallida cadaverica.

Le ossa mi sbucano dalla carne povera e sottile.

Non ho fame.

Indosso una fruit che come è entrata dalla testa mi scivola lungo le spalle e me la

ritrovo ai piedi.

Esco.

La gente mi guarda impietosita…chissà perché!!