“ORA PER ORA”

Non sono i gesti eclatanti a far durare i rapporti: le cose belle sono universali, tutti potrebbero
farne, nella condizione di potenziale realizzazione. Non basta amarsi tutto insieme, di getto,
nell’istinto di un unico giorno. Bisogna scegliersi, decidere di sopportare tensioni, malumori e
spesso il peggio dell’altro, riscegliendosi ogni volta. Un amore è tale quando sorride, quando
piange, quando cresce nel profondo, ti travolge e lascia un vuoto laddove venga meno. Non vi è
mai un momento in cui non si può sopravvivere senza l’altro, ce n’è uno in cui la volontà è quella di
non farlo. Bisogna, semplicemente, amarsi un po’, giorno per giorno, ora per ora.


“SCHIAVI DEL BUIO”

Tutti spiamo da dietro una maschera, sperando di non essere scoperti perché è più facile. Si,
perché è meno rischioso indagare gli altri, le loro bizzarrie e i loro sguardi, piuttosto che analizzare
noi stessi, i nostri comportamenti e le nostre emozioni. Sottolineiamo quelle altrui e razionalizziamo
ciò che sentiamo, perdendo, di fatto, un po’ di quella magia; se queste intuizioni ci toccano nel
profondo, inconsciamente, pensiamo di rifuggirle, tuttavia non le schiviamo. Ci leghiamo persino,
ma con una corda lisa in partenza. E rischiamo di perderci… Schiavi di quell’intimo buio alla
perenne ricerca di luce riflessa, proprio quando la nostra potrebbe essere così forte da ammaliarci
e fondere quel nodo, come fosse nato per non essere mai più sciolto.


“CALCIO DI VITA “

La vita è un po’ come il calcio, tutti corrono dietro a qualcosa, a volte si sorpassano, finendo con
l’intralciarsi, addirittura facendosi male, in maniera più o meno volontaria; a volte, perdono di vista
l’obiettivo, altre ancora le persone giocano, appoggiandosi ai compagni, in un continuo cambio di
persone attorno. E proprio in questo vortice quotidiano, il momento fondamentale è quello che
prevede uno stop del gioco stesso, quel rigore che fa rima con l’amore : ci sono due persone, una
di fronte all’altra, una delle due tira, l’altra si lancia per parare. Consiste sempre in un gioco di
forze quasi deterministico, basato sul rischio e sulla volontà. In entrambi i casi, si è consapevoli
dell’eventuale fallimento, perché il rigorista può sbagliare direzione, e il portiere può parare, e poi
lasciare andare, con l’ansia che il colpo devii la palla da un’altra parte, concedendo spazio a
qualcun altro, oppure può tenere la sua sfera, dando la certezza di desiderare quel momento fino
in fondo. In ambedue i casi può uscire uno sconfitto, ma che bello quando si gioca fino in fondo,
senza risparmiarsi, così da affermare, alla fine, di avere comunque vinto la propria partita…