Poesie
UN FIGLIO
Tu che sei la mia terra
Ho piantato un seme nel tuo grembo
Rimanendogli sempre accanto
Mentre l’avvolgi nel tuo manto.
Gelosamente lo custodisci
Al riparo nel tuo seno
Gli dai nutrimento
Perché frutto di un amore.
E’ una grande emozione
Sentire la sua presenza
Quando dolcemente sfioro
La superficie del tuo ventre.
E poi quel seme è germogliato
Ancora gracile e delicato
Gridando al mondo intero
Che vivere è il suo pensiero.
E’ un giovane virgulto
Bisognoso di sostegno
Gli darò il mio appoggio
Insegnandogli a camminare.
Infine ci riempirà d’orgoglio,
Cara che sei la mia terra,
Quando finalmente solo
Spiccherà in volo.
V. A.
Cagliari, 15-08-2019
ODE AL SOLE
SOLE CHE MI RISVEGLI
CON LA LUCE DEL MATTINO
BACIANDO I MIEI OCCHI
COME LA MADRE IL SUO PICCINO
SOLE CHE MI ILLUMINI
OGNI COSA DEL CREATO
CH’IO POSSA NEL MIRARLO
SENTIRMI IL PIU’ BEATO
SOLE CHE MI RISCALDI
QUESTO CORPO E QUESTA TERRA
CHE NUTRI OGNI VITA
FRA LE STELLE QUI FIORITA
SOLE CHE SORGI
CHE TRAMONTI E POI RISORGI
NEL CICLO PERPETUO
DEL TEMPO CHE TRASCORRE
SOLE CHE FOSTI L’ASTRO
DI ANTICHE FEDI SACRO PILASTRO
SBAGLIARON FORSE GLI AVI
A PROCLAMARTI NUME DIVINO?
SOLE, TU FORSE LO SEI,
SPLENDIDA LUCE
PROVVIDA STELLA,
SI, SOLE! SOLE TU SEI…………
Vincenzo Abatiello, Cagliari 04 agosto 2019
OCEANO
Io sono l Abisso,
Il Profondo più profondo,
L’Immenso freddo e nero,
Tuttora gran mistero.
Son custode di tesori,
Di segreti e obliate storie,
Di mostri orripilanti
E multiformi creature.
Il mio posto è il mondo intero
Non c’è lido che non conosca
Perché son la grande acqua
Che circonda i continenti.
Io son la Vastità
Che ti sgomenta e ti smarrisce,
Dove l’orgoglio tuo di Uomo
Umiliato qui finisce.
Poiché sono il Grande Oceano,
Il cui regno non ha confine
Son temuto più che amato,
E Rispetto è ciò che voglio.
V. A.
Cagliari, 18-08-2019
LA LUNA
Sorge la Luna ogni sera
Ci fa compagnia una notte intera
Accarezzandoci la fronte con tenue raggiera
Ci veglia nel sonno, premurosa infermiera
Per fugarci dai sogni ogni chimera
IL LUPETTO INNAMORATO
Lupo Lupetto
Errabondo t’affanni
Con la smania nel petto
Nel bosco a cercar
Ansioso tu sei
Trovarti al cospetto
Di quella fanciulla
Graziosa d’aspetto
Rosea la guancia
Con il cielo negli occhi
Rosso sul capo
Un bel cappuccetto
Sì tanto l’aneli
Da che la vedesti
Passar la foresta
Con intrepido passo
Ma non per aver pago
Il goloso palato
Che ti struggi nell’anima
E non trovi più pace
Trafitto piuttosto
da cupìdeo strale
Al suo pensier
Il tuo cuore sta male
La natura ti sfugge
Di siffatto dolore
Giacché il tuo fato
Il suo ironico autore
Perciò brucia fervore
Le tue membra tremanti
E sapere non puoi trattarsi d’amore.
Le traveggole dell’affamato
Gatto nero al cimitero, Gatto bianco al vino bianco
Una triglia alla vaniglia e già scoppia il parapiglia
Con l’arrosto di maiale s’è sposato un gran salame
In padella il Bianconiglio col peperone color vermiglio
Mucca Pazza o Chianin di razza, la bistecca sempre impazza
Giacché nulla la recinta
Di nuovo incinta la Scrofa Cinta
Di quel Verro del Senese con le natiche sempre tese
Ma l’evento non dispiace: porcello arrosto sempre piace!
Un’anguilla scivolosa in zuppiera ben riposa
Pecora nera, pecora zoppa, nel paiolo per la zuppa
Coniglietto o Leprottino, un bagnetto col vermentino
Capra bella, Capra cotta, sulla brace finché scotta
com’è buona la paella se la gusti con cannella
In montagna la castagna, prima si sbuccia e poi si magna
Infin sul dolce si va a cadere, con ricotta e belle pere
E per chiudere l’abbuffata vecchia grappa stagionata