LE PARENTESI DELLA NOTTE

 

Scrivere magari non serve.

Né tanto più che un rigo in sottovoce

si alzi per dire. È solo un modo, ma

come un altro, di mostrare dietro la parola.

Nel traffico non basterà e a chi volete

che importi, in fondo.

 

A porte chiuse e forse

con più sillabe del necessario

le parentesi della notte guardano indietro.

So che lavano, almeno. E sanno di fresco.

 

Stranamente, più volte.

 

Come spiegare l’attesa di un tram

e come l’intero senso di una vita?

Il suo ragionevole vuoto.

Quello scorrere sulle rotaie.

 

Mi avvicino a una fermata

in cerca dell’orario.

 

Qualcosa per stare in piedi.

Appunto. A gran fatica.


QUANTO A NOI

 

 

Tutti in fila

sui banchi di scuola

come per abitudine

risillabiamo e rinnoviamo

nel bel giro d’aria.

 

Un buon numero di piccole

questioni, quasi mai sole.

 

Non importa come.

Non importa con cosa.

 

Saldamente, a piacer vostro…

 

La geometria di Pitagora.

Il teorema di Fermat.

I codici vinciani.

Le mappe di Google.

E questo … Avanti … Indietro.

 

O l’alfabeto … Braille.

 

Tanto perché si possa dire:

quanto a noi…

 

 

Ma sì, un po’ tutti alla cieca.


MISURA DI UN GIORNO

 

 

Non apri bocca.

 

Hai fatto tardi.

 

Stacchi la corrente.

Cala un sipario.

 

Come altre volte

al riparo delle voci ti assale

la malinconia a tuo modo.

 

Manco uno sguardo a seguirti.

Benché al mondo come i santi

che non ascolti, né ti sentono.

 

Ti addormenti vestito.

A ciascuno il suo terrore.

 

Sul comodino l’antico,

il nuovo testamento.

Più in là Omero. Più in là.

 

Ti riconoscono? Che dire …

 

Chiusi da tempo si ingrandiscono

a ogni giro in tua compagnia.

 

E tu, tu nemmeno te l’aspetti.


UN MOTIVO PER SCRIVERE

 

 

Sono pronto a dare

le rotaie a un aereo

l’armatura a un lombrico

il moto perpetuo a due curve

al cerchio la sua quadratura

una Callas al rock’n ‘roll.

 

Tra l’inizio e la fine, e solo qui.

Dove altrimenti.

 

Sono pronto a dare

un po’ di musica per gioco.

Quella spiegazione ferita,

terribilmente muta, come

fossi curvato dietro un verso

o nella fodera del quotidiano.

 

E tale mi sono messo

in scacco al sortilegio.

 

Forse, non mi dispiace.



Nei cento e più titoli

 

 

Ho cancellato

le domeniche

e in quarto d’ora

la rivoluzione d’Ottobre.

come la morte più fertile

o l’estasi numerica

dell’Infinito Uno.

senza spiegazioni.

 

È poco probabile

che io abbia bevuto.

 

Con pieno diritto

stendiamoci qui

e guardali anche tu

andarsene.