“Non fu un bacio”

Non fu un bacio rubato alle fronde.
Un sasso lanciato
nel lago dei miei pensieri.
A distogliermi da un girotondo
di norme scolpite nel nulla.
Non fu nemmeno una sberla,
a svegliarmi dalla monotonia dei giorni,
qualora potessi solo descrivere
il cielo che passa,
che non è mai uguale al mio respiro.
Non un semplice risveglio
di un’alba travestita da tramonto,
di un gioco di trasparenze
tra il vetro che dà sullo specchio dell’anima
ed ogni risvolto di un sorriso non compreso.
Solo un battito di ciglia.
Un colpo nascosto ai reni del tempo.
Un’incessante necessità di respirare.
Non abbastanza da ridere di sé.
Sedersi a rimirare la pioggia
che per fortuna, anch’essa, passa.
Accogliere l’imbrunire come il naturale gioco di ombre,
a rimpiattino col mare.
Perché questo.
É un gioco.
Come ogni giorno.


“Per tutte le volte”

Per tutte le volte che avemmo cercato
una stella ad illuminare le nostre notti.
Una piccola luce,
a guidarci nel discernimento
dell’anima dalla finzione.
Un’ombra,
un leggero vorticare di mani
attorno al pulviscolo lunare,
a donarci parole silenziose,
ad abbracciarci di amplessi
che l’anima non sentirà,
se non con l’eco delle maree.
Per tutte le volte in cui ogni parola
ci sfuggì di mano e finì nell’oblio,
nel canovaccio inerpicato di imbrogli e miserie,
nella codardia di cui l’uomo è capace,
pur di non porre finire
al rantolo del disprezzo.
Per tutte le volte in cui uno sguardo
avrebbe avuto mille volti,
il senso del tempo
che sconvolse ogni ardore,
per raccattarne le radici
ed imbrigliarne i nervi.
Per una volta,
che un attimo avrebbe raccolto in sé,
lo stupore del respiro,
l’anelito del fremito,
la perfezione dell’unisono.


“Più di ogni greve momento”

Più di ogni greve momento trascorso
tra un ramo e l’altro di catene scosse,
mi pesò la fame.
Quel senso di vuoto,
tra lo stomaco ed il ventre,
quella malinconia dei resti,
di umanità,
di ondate,
di anime percosse,
di sangue rappreso
dopo un pugno nello stomaco.
Come un folle pensiero ritorto,
vestita di un costume non mio,
ancora palpito di pensieri nascosti e rido,
di quella fame
che non muta i contorni dei miei arti,
ma risuona e rimbomba,
come di tuoni lontani.