Lacrime al figlio

Per un minuto vorrei
Toccare un’altra volta i tuoi capelli
Farti una carezza, una coccola
Sentire il tuo profumo, per un minuto almeno
Soltanto un minuto.
O mio amato figlio
Ecco che la distanza fra di noi
È adesso eterna
Il mio amore per te, però, rimane
Dov’è il mio bambino?
Sento la tua voce e non ti vedo
Vedo te e non ci sei
Un minuto, chiedo
Per guardare ancora in fondo agli occhi tuoi
Per dirti che ti amo
Per dirti grazie
Per piangere e sorridere in eccesso
Concomitantemente
O figlio mio, perché?
Mi trovo a volte arrabbiato
Con il mondo, che non ha più te
Con i tuoi giocattoli, che ora son lì
Immobili
Con la finestra, che è senza il tuo viso
Con il marciapiede, che è senza i tuoi passi
È tutto nostalgia! È tutto senza te!
A volte vedo in bianco e nero.
Un minuto, figlio mio, un minuto
E sei andato via
Lasciandoci qui senza il tuo splendore
E i tuoi colori.
Portando con te un pezzo del mondo,
Del mio mondo,
E di ognuno di noi.
Ho sonno, si
Anche sete e fame
Eppure la volontà di gridare il tuo nome
Incessantemente.
Una lacrima m’interrompe…
Un minuto
L’orologio continua…
Quel minuto non torna
Bambino mio, mi manchi.


Sorriso di Grazia

Nel mio cuore c’è un sorriso
Nascosto ormai da tutti
Evito il dolore
Causato dall’ironia degli invidiosi
Che non lo accettano.
Questo mio sorriso
Non viene dalle loro idee o loro scelte
Né dai loro gusti.
Per questo è che mi rifiutano.
Io non li voglio copiare.
Non voglio essere un modello prefabbricato.
Tutto quello che ho e che sono viene rifiutato da loro.
Mi forzano a prendere delle decisioni
Anche se non ho la maturità necessaria
Per non commettere errori.
Ma la loro pressione
Mi fa reagire prematuramente.
Quando mi sbaglio
Loro mi giudicano arbitrariamente.
Dovrò essere forte
Perché piangere non mi aiuta.

Scappare, mollare, morire.
Queste non sono soluzioni.

Dovrò affrontare tutto questo
Cercare più intensamente
Le risposte di cui ho bisogno.
Non voglio capire le intenzioni
Di questi ironici
Tutte le loro azioni
Saranno per me
Un allenamento.
Imparerò ad utilizzarli
Come una forza motrice
Che mi spingerà avanti.
Nutrirò il mio sorriso nascosto
Per fortificarlo
Fino a farlo spuntare un’altra volta
Sul mio viso .
Perché non voglio onorificenze
Tantomeno comprensione.
Voglio soltanto la libertà
Che mi è stata tolta
La libertà di sorridere
Conforme la mia volontà.


A chiacchierare col silenzio

Oggi non mi sento bene
Sembro troppo normale
Faccio degli scarabocchi
Ma niente raccolgo
Non riesco a sorridere
Non riesco a piangere
Desidero tante cose
Che non posso abbracciare
Provo a parlare con Dio
Come una radio che parla
Da sola.
Qui, però, trovo un po’ di pace.
Diverse sensazioni
Mi toccano.
Vedo tante immagini
Non chiaramente definite.
Mio cuore si gonfia
Ma io non piango
Né sorrido.
D’un tratto, fisso lo sguardo
Su due passanti che vedo;
Due anziani
Diversi uno dall’altro.
Uno che sorride felice
A canticchiare una canzone accattivante
E con un libro in mano.
L’altro invece, malinconico
Claudicante, affaticato
A brontolare qualcosa.
Ed ecco che, allo stesso tempo,
Loro si girano verso di me
E mi dicono in coro:
<Ti stiamo aspettando.>
Mi spavento ancora di più
Quando vedo che loro due hanno il mio proprio viso.
Chiudo gli occhi per un attimo.

Apro gli occhi e mi ritrovo a casa
Con una penna in mano
E un foglio davanti.
Sul foglio avevo scritto:
<Bada ai tuoi passi
Tieni strette le tue gambe
Perché dovunque vai
Tu scrivi la tua storia
Crea il tuo destino
Non si può camminare con le gambe degli altri
Pensa sempre prima
Affinché la tua scelta
Sia quella migliore>.