La famiglia di Yuyu

dedicato a tutti quei bimbi alla ricerca di una famiglia …

Siamo nel 2015 e il mondo è molto cambiato. Cambiano i modelli di auto, la tecnologia ha preso il suo sopravvento, l’aria è un bel po’ più inquinata e si configurano nuovi paesaggi. I tempi cambian… i look cambiano, ma a volte le mode ritornano.

Giuditta ha 6 anni, vive in una casa famiglia e non ha mai conosciuto una famiglia, non sa neppure cos’è.  Viola, l’educatrice un po’ anzianotta, ricorda una vecchia moda e vorrebbe tanto che tornasse, la moda di essere famiglia, come si è configurata all’inizio dei tempi. Potremmo dire, bè e che c’è? Si evolvono i modelli di auto, i palazzi e quant’altro e non si dovrebbero evolvere le famiglie? però un albero è sempre un albero e un pino non vuol essere un cedro e un bosco in genere è un bosco di pini e non si è mai visto un bosco di pini e cedri e peri e meli tutti insieme. C’è, come dire, un ritmo armonioso nella presentazione di sé nel mondo degli esseri viventi che li fa ritrovare sempre allo stesso modo, li fa appartenere. Sempre allo stesso modo? Direbbe Giuditta? Che noia! Cambiamo un po’ le cose. Facciamo un prato di viole insieme ai girasoli, le rose e i tulipani. Ma alla fine che confusione però.

Uffa torniamo a noi. E una famiglia? Una famiglia di fiori fa una valle di girasoli, una famiglia di funghi? Fa un bel risotto!

E che cos’è mai una famiglia?

Viola una sera davanti al letto di Giuditta si sentì fare questa domanda: Viola, ho sentito dire che i bimbi hanno una famiglia, ma che cos’è?

Così Viola iniziò la sua storia…..

“C’era una volta, tanto, ma tanto, ma taaaaanto tempo fa, una bambina di nome Yuyu. Era proprio così il suo nome, sembrava il nome di un giocattolo.

Yuyu era la più piccola di 3 figli. I suoi genitori si erano sposati per amore. Lui, il padre, si chiamava Ludovico, un uomo tenero e autorevole aveva fatto il militare e sapeva fare bene tante cose, soprattutto sapeva fare il papà, perchè lo aveva imparato a sua volta dal suo papà e il suo papà dal suo papà, etc. etc. Lavorava tutto il giorno e sapeva per certo che i suoi figli si aspettavano da lui un modello per crescere nelle sue caratteristiche e nel suo ruolo di lavoratore, abile realizzatore di costumi di carnevale, e divertente nel raccontare le barzellette, ma anche serio e responsabile quando doveva esserlo. Aveva 30 anni quando si sposò, fortemente convinto che Maria, la sua amata donna completasse il suo essere. La mamma di Yuyu era decisa e responsabile, direttiva e un po’ comandina, ma piena piena di amore e di femminilità, una femminilità di altri tempi, delicata e non ostentata, un po’ pudica ma consapevole della sua bellezza.

Alba e Vincenzo erano, rispettivamente, la sorella maggiore e il fratello secondogenito.  Alba era la sapiente di casa e Vincenzo amava suonare la sua tromba. Arrivata Yuyu alla vita  decisero un nome più bizzarro così un po’ di fretta, ma che suonava davvero dolce e rispecchiava la dolcezza di questa bimbetta all’apparenza ingenuotta, ma dal cuore d’oro.

Famiglie così ce n’erano tante allora, ma un bel giorno giunse nel mondo un potente mago di nome Konfondo, il quale era abile a creare disordine e confusione. Era già andato per altri mondi nei vari pianeti dell’universo, spargendo un velo grigio e confusione di qua e di là. Quando vide il mondo così ben ordinato si arrabbiò e disse: “Che è tutto questo ordine? Che noia! Campi di fiori di margherite tutti uguali? Boschi verdi e compatti? Musiche armoniose con melodie soavi? Aaaaah! Famiglie tutte uguali?  E’ tutto così scontato. Aaah!” Urlò con una voce fragorosa e grossa. E cominciò a decantare la sua formula magica con la quale ogni volta faceva il suo incantesimo:

“Piglio e scompiglio

Fragola con l’aglio

Fondo Confondo

Rigiro tutto il Moooondo!

E così fece un incantesimo e dipinse tutto un quadro diverso del mondo.

Tulipani con rose e carciofi! Montagne con spiagge di mare salato, colline con Palazzi tutti storti.

Dolci con sale e patatine con cioccolato. Poi disse tra se e se, mentre operava il suo incantesimo: “A scuola ci mettiamo degli asini e in fattoria bambini che tirano l’aratro! AAAAH!Urlò ancora,  scombiniamo le famiglie, un papà di qua e una mamma di là, famiglie con soli figli, famiglie senza figli, ninnee nanne stonate e  bimbi che si rigirano tutta la notte nella culla….non se ne capiva più niente!

E dov’era Yuyu in tutto questo? Facciamo un passo indietro. Quella mattina Yuyu e la sua famiglia avevano organizzato grandi pulizie della cantina di casa, che era stata tempo prima rivestita nelle pareti di materiale isolante, fatto con la corteccia degli alberi del giardino di casa. Questo perché Vincenzo, il fratello di Yuyu, passava i pomeriggi a suonare la sua tromba stordendo i vicini di casa, i quali si erano ribellati e avevano preteso di non sentirlo più. Così Ludovico, il papà, si era impegnato a fare questo rivestimento isolante.

Pertanto all’arrivo del mago Konfondo, la famiglia di Yuyu, che era solita fare le cose insieme come si addice ad una famiglia vintage, pur litigando e strillando “spostati di qua, pulisci di là, stupido, maaaammaaa, fai finire Alba di ricopiarmi? Maaammma Yuyu non pulisce, sogna, maaaammma, Alba mi ha fatto sbattere…..” e mentre pulivano, Konfondo formulava il suo incantesimo. Sicchè tutte le famiglie del mondo vennero scombinate e solo la famiglia di Yuyu rimase com’era prima. Quando finirono le loro pulizie, uscirono a fare una passeggiata al parco e trovarono tutti i giochi sottosopra, i prati pieni di erbe di tutti i tipi messe insieme, e le famiglia tutte scombussolate. Vabbè. Le amichette di Yuyu cominciarono a ridere quando lei passò, guardandola come se fosse una mosca rara. Yuyu disse al papà:” Papà, Papà, che è successo? Tutto è cambiato, non è più come prima, che ne sarà di noi?”

IL papà fu prudente a rispondere, anche perché voleva capire cosa fosse successo.

Presero tempo per capire, tornarono a casa e si riproposero di affrontare la giornata dell’indomani come una giornata normale, pensando che fosse tutto uno strano scherzo.

Yuyu andò a scuola e così pure i suoi fratelli. A scuola c’erano gli asini, che confusione! E papà andò in banca e Maria al supermercato.

“Yuyu yuyu, famiglie come la tua non ce n’è piùùùùùù! Ah Ah Ah!” Le gridarono le sue compagne dalla fattoria vicino alla scuola!

“Visto noi come ce la spassiamo?”. E un’altra disse: “ Io i miei neanche li vedo, non ho genitori e così me la spasso a fare tutto quello che voglio”. Un’ altra disse: “ I miei sono molto moderni e simpatici e mi portano dove mi va, domani vado al concerto più bello dell’anno da sola e tu invece devi star lì a chiedere e poi ti dicono pure di no! Ah Ah Ah”.

Yuyu cominciò a stranirsi, ma poiché aveva un cuore d’oro gli chiese se avessero bisogno di qualcosa e, vedendo che erano confuse, decise di capire cosa fosse veramente successo.

Cominciò a fare una lunga passeggiata, osservò ancora i campi così strani, gli alberi così scombinati, il mare, così scomodo e freddo in montagna e sti palazzi storti proprio mettevano le vertigini!  Girò in lungo e in largo finchè, in una vallata piena di conchiglie e fragole di bosco, granchi e farfalle, Yuyu sentì la fragorosa risata di Konfondo: “Ah Ah Ah! Ce l’ho fatta, l’Ordine supremo è sconfitto, nessuno potrà mai infastidirmi piùùùùù”.

Yuyu sentì ciò che aveva detto il mago Konfondo e capì che l’artefice di questo immenso misfatto era lui, lui che, però, non aveva previsto che anche una sola famiglia rimanesse al mondo com’era prima.

Tornò subito a casa e raccontò l’accaduto mentre Alba, Vincenzo, Maria e Ludovico raccontavano le stranezze osservate in quella giornata.

Ma come una vera famiglia tra un litigio e l’altro in cui dovettero stabilire la loro strategia, finalmente arrivarono al dunque: “ Confonderemo la loro stessa confusione facendoci beffe di Konfondo. Mostreremo loro quanto siamo uniti e felici, operosi e resistenti nel nostro vecchio modo vintage , ce la metteremo tutta!”

Nel frattempo Konfondo aveva cambiato pianeta, dove continuava la sua opera di grande scompiglio.

Così Yuyu e la sua famiglia poterono agire senza il suo controllo. Ogni giorno Yuyu andava felice a scuola e mentre le sue compagne cominciavano a perdere risorse, lei manteneva il suo self control e la sua felicità.

Le amiche avevano tutto e in quel tutto si tuffavano nel nulla, Yuyu, aveva poco e un gran mucchio di regole, ma in quel poco trovata il suo tutto!. Anche le amiche di Alba erano confuse mentre lei era certa della sua sapienza.

“YuYu. Cos’è che ti rende così felice?”, le chiese un giorno una sua amica. “ Non lo so”, disse Yuyu, penso la certezza che io sono sempre quella che sono e che mio padre è sempre quello che è, mia madre pure e mio fratello e mia sorella mi consentono di litigare con loro per poi fare pace. La certezza, credo mi dia felicità. Tu cos’hai di certo?” “ Bè penso la libertà di cambiare sempre le cose, l’amore per tutto e per niente, il continuo mutare delle cose….però sono un po’ confusa, tu invece no!?”

No amica mia, vieni ti mostro una cosa……e gli mostrò il video in cui aveva registrato il discorso di Konfondo con la sua fastidiosa dichiarazione. “O mamma!” disse l’amica, “Allora questo che sta accadendo non l’abbiamo proprio scelto noi, è frutto di un incantesimo! E come possiamo fare per riportare le cose come prima?”

Yu Yu  corse verso la montagna, sentì una forza dentro di sé che la portò ad urlare:

“Voglio e rivoglio

Il pomodoro con l’aglio

Panna con le fragole

Il tetto con le tegole

Abeti con abeti

Chiese con i preti

Figli con famiglie

Cucine con stoviglie

Mamme con papà

Ordine torna quaaaaaaaaaaaa!”

 

E l’eco rispose:

“Voglio e rivoglio

Il pomodoro e l’aglio etc etc

Ordine torna quaaaaaaaaa!”

 

La montagna rimbombò, un tuono forte si sentì , Madre terra tremò e L’Ordine supremo disse a Yuyu: “Brava Yuyu, hai trovato la formula giusta che è antidoto all’incantesimo di Konfondo , voltati e guarda il mondo! Ecco vedi sono ricomparse distese infinite di violette, campi di grano che compongono un giallo oro, come il tuo cuore, boschi profumati dello stesso profumo,famiglie sedute a tavola coi loro compiti e i loro vecchi ruoli.  I granchi tornano al mare, un mare disteso al suo posto giusto”.

Yuyu corse a casa e abbracciò uno per uno i suoi familiari e li ringraziò per essere quello che erano:  “Grazie mamma per quello che sei, anche se a volte sei un po’ dura, grazie papà anche se tante volte torni tardi dal lavoro, grazie fratellone, anche se mi stordisci con la tua tromba e grazie Alba anche se a volte fai la sapientona”. Si abbracciarono felici e invitarono tante famiglie nel loro giardino per un party molto speciale.

Konfondo tornò, trovò tutto per lui fuori posto e impazzì di rabbia al punto che andò a sbattere su una montagna pensando che ci fosse il mare e tuffandosi trovò solo roccia, esplose e tutti i pianeti ritrovarono il loro principio.

“E così vissero tutti felici e contenti e noi …….ci laviamo i denti, disse Viola a Giuditta”. Ma Giuditta aggiunse: “Si ma alla fine cos’è una famiglia?” E viola rispose: “La famiglia è come una conchiglia, che contiene in sé una perla e nessuno può rifarla, in essa la mamma  e il papà possono amarsi per l’eternità, e nel loro essere diversi spaccano gli universi, con il loro grande cuore fatto di vero amore, l’uno  dà l’autorità e il gioco, l’altra affetto e la cura e…. scusate se è poco!


Il bicchiere riempito

C’era una volta una sorgente di acqua poco nota, che sgorgava da un ruscello sottile sottile. Quest’acqua aveva un sapore fino, leggero che sapeva di libertà. Chi fosse giunto a conoscenza di questa fonte ne avrebbe assaporato il suo gusto benefico e subito si sarebbe allietato di una leggerezza inaudita, che gli avrebbe aperto gli occhi verso la vita, trovando soluzioni immediate, oltre a colmare una sete sopita.

La sorgente sgorgava dalla cima di un monte nutrito di boschi e di muschi. IL verde imperava in tutte le sue tonalità tra gli squarci di luce e di cielo che apparivano dall’alto. Volavano aquile dall’aspetto regale che vegliavano alla fonte, perché non fosse in nessun modo  danneggiata. Su tutto questo paesaggio il silenzio veniva accompagnato da canti dolci di uccelli in primavera e dal rimbombo dei tuoni e del soffio del vento, in inverno,  ora forte e impetuoso, ora dolce e fugace. D’estate  invece era proprio il ruscello a risuonare di più insieme ai versi liberi delle aquile. Tutto sapeva di libertà, quella libertà che dona all’anima sapienza e intelletto, sentimento pieno di incontro d’amore.

Ben lontano da questo luogo così misterioso e benefico viveva una bambina di nome Yuyu, in una grande città stracolma di rumori, piena di palazzi. La gente correva e per via dello stress del corri corri, spesso si ammalava di un male dell’essere. Yuyu aveva imparato presto a cercare riparo dentro le Chiese, dove i muri erano spessi e il silenzio si faceva trovare. Cercava una sorgente di pace e nel suo cuore ardeva il desiderio di donarla una volta trovata a tutta l’umanità. Le piaceva pensare di poter arrivare a tutti, ma prima di tutto doveva arrivare a se stessa.  Passava da una Chiesa all’altra sapendo che sempre trovava il suo Dio, eppure dimenticava nella sua vita di occuparsi di sé.

UN segno in particolare la contraddistingueva: a tavola, al pranzo, continuava a versare l’acqua nel suo bicchiere e solo a fine del pasto si accorgeva di aver lasciato l’acqua lì ad aspettare.  YU yu non beveva.

Solo la sera arrivato il momento di dormire si ricordava e chiamava il papà: ho sete papà. E il papà le portava un bicchiere d’acqua . Lo beveva tutto d’un sorso e si addormentava. Quello era uno dei pochi momenti di incontro con il suo papà.

Poi un giorno il papà si ammalò e morì. E yuyu riempiva il bicchiere, non lo beveva e non chiamava più.  Cos’era quell’acqua oltre a un benefico e salutare momento di idratazione del suo corpo? Un momento di incontro, una freschezza che ritrovava nel suo papà. Un papà frizzante e allegro come un’acqua gasata.

Yuyu continuò a rifugiarsi nelle sue mille Chiese e cominciò a tracciarsi una strada, ma ancora non beveva.

Nel frattempo arrivò una grande siccità sulla terra. Gli uomini  cominciarono a far di tutto per trovare acqua e si agitarono, divennero ostili l’uno con l’altro, accecati dalla loro sete. Yuyu non perse la calma, tanto più che era abituata a non bere quasi nulla, pensava però a tutti quei bicchieri riempiti e mai bevuti. Sicché si rivolse a Dio e gli chiese disperata cosa fare, prima che il mondo andasse a rotoli.

Mentre girovagava per la città, incontrò un nanetto…. Si un nanetto, non di quelli di Biancaneve…un altro. Perché mica esistono solo quelli eh!

Il nanetto con voce sottile sottile disse:

raggiungi la fonte

che sta all’alto monte

guarda davanti

guarda di fronte

dove le aquile volano liete

e rendono  pace alla tua sete

lì ricomincia la storia del mondo

trova  del tuo cuore il tuo  misterioso fondo

osserva gli sguardi delle persone

l’occhio non vede se stesso mai

ama il tuo prossimo e capirai….

 

Oh te guarda, disse Yuyu, e che vorrà dire mai sto nanetto? La fonte , le aquile, gli sguardi, l’occhio, uhm,uhm, uhm.

Cammina cammina  incontrò un botto di gente e chiacchierò a lungo ascoltando storie, difficoltà, preoccupazioni e consegnando loro un po’ di amore. Arrivata la sera si addormento vicino ad un giardino, era il giardino di casa sua, da molti mesi abbandonato per via dei lavori che gli operai stavano facendo di ristrutturazione del palazzo.

Si addormentò così su un vecchio divanetto di legno e cuscini ormai dimenticato lì fuori da mesi. Mentre dormiva sognò tutte le persone incontrate in quel giorno e si accorse che ognuna di loro aveva nutrito e dissetato il suo essere. Offrendo loro la possibilità di amarli l’avevano vista e riconosciuta e le avevano infuso un senso di stima profonda di se. IL suo cuore nel suo fondo era colmo di benessere, di pace e cominciò a sognare di essere un’aquila che vola leggera tra i cieli e scende spedita tra le rocce. Scendendo scendendo tra i muschi e le rocce, tra i canti di uccelli e il rombo del vento, sentìì un suono delicato di acqua sgorgare dal cuore, l’aquila volava tra le pieghe del cuore, un cuore divino. Un cuore ricco di acqua viva, un acqua che non resisti, se la vedi la bevi. Così limpida, così pulita, così ghiacciata e rigenerante. E così yuyu si avvicino alla fonte di quella sorgente a forma di cuore si appoggiò e la bevve. Sentì le sue membra rinascere, la sua pelle rinvigorire e tese le braccia verso il cielo come in uno slancio di vita. E poi….si slvegliò…..Il giardino era rinato, le vecchie e sporche impalcature degli operai erano sparite e le piante prima colme di polvere, rinverdite. IL silenzio notturno lasciava spazio alle luci dell’alba e dal muretto all’improvviso si formò una fessura proveniente dal muro esterno. Yuyu corse dentro casa, prese un bel bicchierone d’acqua lo riempì e lo bevve tutto d’un sorso lanciando alla fine un sospiro che liberava l’anima. Aveva imparato a bere da sola senza chiedere al papà, oggi poteva.  Sorrise e capì cosa voleva dire il nanetto.

La fonte della propria vita era su un alto monte, il monte di Dio

Guarda di fronte guarda davanti, vuol dire guarda il tuo prossimo lì vedrai te stesso. L’amore che nutri per l’altro ritorna a te. Le aquile sono tutte le tue potenzialità che si librano nel cielo e si esprimono senza remore, colmando la sete che hai di essere, di esprimerti. La storia del mondo ricomincia dal cuore di Dio, da dove con la sua espressione somma di amore sgorga acqua di salvezza. Nel fondo del tuo cuore c’è un cuore divino. L’occhio non vede se stesso mai, solo guardando gli altri e amandoli ti disseterai.

Yuyu chiamò gli operai e fece scavare  in fondo al suo giardino. Da lì tutte le persone compresero che dovevano scavare sotto la propria casa e così nacquero nuove fonti di acqua nuova e divennero tutti più lieti e felici. L’amore crebbe vertiginosamente e yuyu non dimenticò più di bere!


L’albero dell’amore

C’era una volta un albero sempreverde, un cedro alto, solenne, pieno di bellezza e autorità. Da 80 anni viveva in un quartiere della città dove abitava Yuyu. Nonostante pian piano fossero stati costruiti alcuni palazzi, la zona si era mantenuta un’isola felice. Tuttavia l’albero ne aveva viste di cotte e di crude. Pian piano attorno a lui si piazzarono due palazzi e diventò un albero privato di un giardino. Aveva resistito a tutte le intemperie , saldo e determinato a procurare gioia e amore a chiunque l’avesse guardato e  ammirato. Un giorno aveva sopportato persino la forza travolgente di un fulmine e si era difeso con tutta la sua energia, raddrizzando il suo tronco ancora di più e svettando un po’ di più verso il cielo come a toccare l’amore infinito di Dio. Cambiarono i padroni del suo giardino. Dapprima due deliziose signore che erano sorelle, in seguito arrivò una banda di tre bimbi con il loro papà e la loro mamma. Tra questi tre bimbi c’era anche lei: Yu –Yu

Yuyu , desiderosa di vivere la natura in città si era innamorata di quel cedro, ed ogni giorno passava di lì ad ammirarlo poco prima di tornare nella sua prima casa. Ormai la pace e la gioia di quell’albero l’avevano toccata fino al fondo dell’anima. Così convinse la mamma a comprarlo ,  insieme alla casa di proprietà di quelle signorine, che ormai, divenute vecchie ed ammalate, avevano fatto il loro volo verso l’altro mondo ben sei anni prima.

La casa era rimasta disabitata, ma il giardino pieno di alberi  di ogni tipo era rigoglioso e sprizzava vita. IL cedro la faceva da padrone con la sua maestà. La sue foglie conversavano con quelle del pero e della magnolia, quest’ultima, l’unica che voleva competere con l’altezza del cedro, ma  si manteneva con discrezione sempre al secondo posto. Poi, girato l’angolo, c’erano il mirto, il nespolo e un antico acero  che bisbigliavano umili e cordiali. Era un bel chiacchiericcio di foglie sospinte dal vento, che alle tre del pomeriggio formava una trombetta d’aria gentile che ridacchiava divertendosi a smuovere un po’ gli alberelli. IL suono del cedro, però, era più energico. Quando arrivò Yuyu fece un giro del giardino e lo scelse come il suo prediletto, lo abbracciò e subito l’albero grato di questo sincero abbraccio, restituì una gioia talmente grande che il primo istinto di Yuyu fu di cantare, saltare e comunicarla a tutti in modo entusiasta. Ma l’albero le sussurrò con un battito gentile di foglie:

spirito di amore e di gaudio,

di energia io ti irradio,

soffio gentile

passa la gioia solo a chi non è vile

brivido  e riposo

regalarti oso

allegrezza e canto

voglio darti  come d’incanto.

 

Yuyu sentì un brivido attraversarla in tutto il corpo e un’allegria briosa insieme ad una gran voglia di amare. L’albero diventò il compagno delle sue giornate. Lei e i suoi amici giocavano sotto al suo riparo e lui gli regalava delle graziose pignette con le quali i bimbi si divertivano a creare simpatiche decorazioni. Pian piano aumentarono i bimbi che vollero venire a rallegrarsi laggiù e la gioia si diffuse. I passanti dal di fuori si incuriosivano e osservavano con grande rispetto l’Albero il quale si appagava imponente di tutta questa grande forma di amore. LA gioia veniva comunicata in vario modo. Poi un giorno volò un seme di ortica e cominciò a piazzarsi laggiù. Spinosa e antipatica, l’ortica rese a Yuyu e ai suoi amici difficile stabilirsi sotto il cedro. L’erbaccia fece un primo maleficio e disse:

Tieni lontano la gioia dai bimbi

spinosa e tortuosa è la via dell’amore

al posto di essa metto il rancore

Albero bello albero antico

Soffri e spegni la gioia ti dico!

Yuyu chiamò il papà e tolsero l’erbaccia cattiva, ma il maleficio era stato già operato. Cominciarono tempi difficili per il povero cedro, che sembrava indistruttibile. Giunto ormai all’altezza di 5 piani guardava dall’alto la città imponendosi su tutto il quartiere. Arrivò una bufera di neve come non ce n’erano da 50 anni. Il cedro pensò:”Ho battuto il fulmine, batterò anche la neve. La forte nevicata spezzò solo qualche ramo, ma poi tornò tutto alla normalità, o quasi. Infatti, sebbene l’albero fosse rimasto saldo, il palazzo ormai suo vicino da tanti anni, era rimasto molto provato dalla nevicata, aveva perso cornicioni dei balconi e pezzi di muro. Così gli abitanti decisero di chiamare qualche mese dopo degli operari a rifare le pareti. In breve tempo il palazzo fu circondato da fastidiose gabbie di impalcature. Le graziose gattine di yuyu si ammalarono di nervosismo, troppa polvere, non era più il loro giardino e cominciarono a litigare indispettite. Yuyu non potè più uscire in giardino fino a quando non avessero finito di rifare le pareti del palazzo. L’albero rimase solo e si rattristò, ma avendo in se una vera gioia dentro decise di aspettare tempi migliori. Tuttavia il maleficio dell’erbaccia aveva cominciato a mostrare i suoi effetti. L’albero si riempì di polvere e come se non bastasse un giorno gli operai dissero al papà di Yuyu: questi grossi rami ci impediscono di lavorare, se non li taglieremo non procederemo ai lavori. Yuyu pianse molto e pregò il papà che non venissero tagliati i rami. Ma un giorno a sua insaputa , mentre si trovava a lavoro., gli operai si spazientirono e tagliarono tutti i rami che poggiavano sul muro del palazzo. Povero albero, stava perdendo 5 rami di gioia e di amore. Perse il suo aspetto maestoso e rimase spoglio per tutta una metà. Quando yuyu e il papà e tutti i vicini del quartiere videro tale scempio, rimasero sbigottiti e arrabbiati, ma ormai era troppo tardi.  Lo spirito dell’amore si era allontantato e tutti cominciarono a discutere e litigare. Progressivamente l’albero cominciò a piegare i suoi rimanenti rami tristemente in giù. Ad ogni pioggia se ne spezzava uno. Stava perdendo la sua originaria energia vitale e la sua gioia stava andando dispersa…. Yuyu prese il telefono e chiamò i vigili del fuoco. Bisognava salvarlo ed in più i grossi rami cadenti stavano mettendo in pericolo la vita dei passanti e anche della sua famiglia. L’amore si stava spegnendo. Arrivarono in 6. Il capo era scocciato, troppe chiamate per troppi alberi e che sarai mai pure questo – pensava tra sé. Perdipiù, quando vide che la chiamata era arrivata da una bambina, la rimproverò per averlo disturbato e disse che a suo parere bisognava chiudere il giardino per sempre e lasciare l’albero isolato. Yuyu andò su tutte le furie e pregò con forte determinazione il caposquadra di ascoltarla. “ Ma insomma, il mio albero sta morendo, e rischia anche di far male alle persone. Lei mi deve aiutare”, disse. GLi altri vigili del fuoco cominciarono a comprendere che quell’albero era davvero prezioso per suscitare in una bimba questa reazione e convinsero il caposquadra a controllare l’albero. Qui ci vuole un esperto, disse. Lui solo sarà in grado di dire se l’albero può vivere ancora così e se non è pericoloso, altrimenti verrà tagliato. Proprio in quel momento passò un’amico di Yuyu e disse: io lo conosco un signore che è esperto di alberi. Così l’indomani l’uomo arrivò con una grossa valigia di attrezzi per visitare e curare l’albero. Studiò l’albero, prese le misure, lo osservò e colse una scintilla di gioia e di amore antichi. Ma si accorse che il cedro aveva subito un incantesimo e chiese se per caso l’ortica fosse stata da quelle parti. Svelato il mistero corse subito a prendere una medicina speciale per gli alberi maledetti con questo incantesimo e formulò queste frasi:

erba cattiva togli il tuo manto

lascia il cedro come d’incanto

ritorni la gioia insieme all’amore

fonte di unione e di comunione

erba cattiva che allontani la gente

vattene via immediatamente!

 

L’albero era ormai sbilanciato e non poteva tornare più nella sua antica bellezza, ma aggiustando i rimanenti rami e bilanciando le forze poteva rinvigorirsi e vivere per l’eternità. Era necessario però continuare a guardarlo con ammirazione e tenerezza. Reso ormai così spoglio non destava più quell’attenzione dei passanti. Solo qualcuno che l’amasse davvero poteva riportarlo all’antica gioia. Yuyu, lo guardò, si ricordò com’era e disse:

per me tu sei e rimarrai sempre il mio amico albero, anche se adesso non sei più vigoroso come da giovane, tocco la tua corteccia, abbraccio il tuo tronco e ti amo come o anche più di prima.

Yuyu lo abbracciò e in quel momento una grande luce lo avvolse e, sentendosi accettato così com’era, il cedro provò una gran gioia, sentì l’amore e pianse lacrime di resina talmente grosse che si rigenerarono dei lunghi nuovi rami, tutti fatti di resina luccicante .Adesso era verde ed oro. Al solo guardarlo Yuyu provò una gioia così grande che le si illuminò il viso e corse da tutti i suoi amici a raccontare l’accaduto. La gioia di yuyu si comunicò di bimbo in bimbo e l’alberò ridiventò una fabbrica di gioia per tutti.

Ecco così accadde che la gioia infinta e perenne proveniente dall’alto , spezzata dal male e dall’ erba cattiva, fosse rinata a vita nuova e adesso più di prima, il momentaneo dolore passato, veniva sanato da un amore nuovo e dall’aiuto di tutti quelli che volevano abbracciare l’albero. Anche i grandi si avvicinarono pian piano e smisero di litigare, le gattine si leccarono a vicenda e tutti quanti si misero ad abbracciarlo. E così l’albero produsse tanta gioia e amore per sempre e vissero tutti felici e contenti e innamorati della vita e dell’amore.