Incontro

Sentivo il disumano peso di quello sguardo così segnato dal tempo.

La mano sinistra, che sapeva narrare un vissuto di donna fine e delicata, sosteneva il viso stanco di attendere un’attesa lunga una vita. Le gambe incrociate in segno di rassegnazione ad una condizione ingiusta del vivere, la sedia a rotelle. Il peso dei suoi pensieri rimbombava in quella sala e lei, sembrava percepirne tutto il lutto.

Invecchiare dovrebbe essere un privilegio, ma qui queste rughe non portano rispetto, sono ambasciatrici di solitudine. Una solitudine straziante di chi è consapevole di aver raggiunto il tesoro più ambito, quello della saggezza, ma che non ha opportunità di tramandare.

Quella fronte un tempo alta e fiera lo sapeva bene, e temeva quegli sguardi cosi impietosi. Non ero da meno e anzi, Cronacavo silenziosamente il suo ritratto. Avrei voluto accoglierla nei miei pensieri, sapere un po’ di più, un nome un indirizzo un sorriso.

Ci manca così spesso il coraggio dell’improvvisazione eppure io, dovrei sapere bene cosa vuol dire. Il silenzio e la solitudine in quel triste ritratto confinato, erano devastanti, struggenti, troppo assordanti.  Provavo un certo senso di vergogna! Di cosa? Che odiosi siamo, gli adulti, così pieni di confini e proprietà e materia.

Le si avvicinava una sconosciuta a me ma anche a lei, e rompendo certa timida intimità di pensieri che si dava forma, pronunciava poche parole indaffarate e frettolose che nulla centravano con quella desolata e fragile vita. Una donnina improvvisa dall’accento straniero, nota che di solito in me suscita docile curiosità, in quel frangente così sospeso, soffocata da un affanno burocratico e così attenta al giudizio sconosciuto, divorava tutto e con una virata tanto indignitosa da far perdere l’orientamento anche al miglior esploratore, strappava le viscere a quel che avrebbe potuto essere o a quel che fu o a quel che semplicemente era.

Un incontro.

 

 

 

Coppia al Bar

Appuntamento del martedì.
Si gioca a fare società tra sguardi curiosi, talvolta indiscreti, e occhiate maliziose.
Pelle troppo matura alla ricerca dell’infante incoscienza.
Una coppia abbandonata alla routine della dolce vita siede,
in una sospensione temporale,
con lo sguardo diviso,
tra lettere dal grigio odore e l’ignoto.
Cosa attendono quegli occhi infiniti che sembrano perforare le pareti di cemento armato?
Forse la Morte?

 

 

 

Ruga

C’è un solco,
un tempo libera espressione d’emozioni,
che taglia con imponente intraprendenza
ciò che di me è specchio del tempo che sfugge.
Timore per quel che la mia carne diverrà
e coraggio per il mio essere divenuto.
Due linee parallele che partono da opposti estremi
inesorabilmente si sfiorano in data età,
unica per ognuno di noi e quando,
sofferenza ed arte si ascoltano ecco,
l’incidente incontro, in un groviglio pulsante.
Ingiusto è
quando non trovi respiro, soffocando in te stesso.
Meravigliosa emozione,
quando medesimo Grovo diventa radice di te.
Altro non si può fare
che aprire le braccia come rami al cielo,
all’ infinita scoperta del proprio dolore,
e lasciare che germoglino fiori
dall’inaspettato profumo incantatore.
Visione del tempo, che solca il mio viso,
e della vita,
che mi ha reso colei che sono.
Vibrazione