Domenico Provenziani
si parva licet componere magnis (Virgilio, Georgiche, IV,176)

La valle

Conosco ogni piega di questa valle
ed ogni ombra che il giorno vi nasconde.
Conosco il grido del falco
dominare la gloria del meriggio
e il volo delle rondini
decorare il rosso dei tramonti.
So leggere, nel silenzio della notte,
il lento incedere dell’alba
verso la luminosa bellezza dell’estate.
Amo le grida di bimbi e le voci di gente
che porta la verde stagione.
Ma dure sono le strade che salgono le pietraie
e gelido il cuore della roccia nella morta stagione.
Aride di vita e deserte di gente fanno le vie
le gonfie nuvole autunnali appese alle cime dei monti.
Partiremo, al primo cader dell’estate,
incuranti dell’oro dei tigli e del rosso dei ciliegi.
Forza di vita e coraggio di esistenza
reclama l’implacabile rigore dell’inverno.
Fuggiremo, con l’anima bagnata di tristezza,
abbandonando promesse e sogni
sulle mute sagome degli aceri.
Torneremo, per pietà filiale e dovere di testimonianza,
ad onorare i nostri morti
e ad annegare nella melanconia del ricordo
le quotidiane angosce del vivere.
E tornerà l’estate,
le grida di bimbi, le voci di gente e la verde stagione.
Torneremo e, sul colle,
aspetteremo il vento risalire per la valle.

(Settembre 2011)

 

 

 

Non sarò solo

Aspetterò le cose che dovranno accadere
accarezzando il mio cane,
giocando con il suo sguardo fiero di nobile animale.
Guarderò avanti con gli occhi di mio figlio
per immaginare il mondo che non vedremo.
Riconoscerò il tempo che non mi appartiene
e rimpiangerò i doni che non avrò saputo restituire.
Raccoglierò i miei giorni usati
li regalerò al vento perché li porti al mare.
Poi, taglierò le radici antiche del mio futuro
e mi incamminerò sui campi bianchi del destino.
Non inseguirò le ore che mi sono scivolate addosso.
e non conterò le lacrime che ho pianto.
Porterò con me le mille pagine che ho letto
e il volto caro di chi mi ha tanto amato.
Non sarò solo.
E non avrò paura.

(Ottobre 2011)

 

 

 

Quanto cielo

Quanto cielo figlio mio sopra di noi
Quanto silenzio tra le stelle
e nella nostra vita.
Parole troppo dure da ascoltare
Sguardi troppo gelidi per riscaldare
Braccia troppo deboli per consolare.
Dove abbiamo nascosto la nostra tenerezza
Quando abbiamo smarrito il calore di un abbraccio
Cosa ha confuso il tuo orizzonte
Chi ha desolato il mio tramonto?
Ma quanta terra su cui danzare
Quante strade da tracciare
Quanti sorrisi da regalare
Quanto amore da soffrire
Tua è quest’onda del tempo che ci trascina
Indossa figlio mio il tuo coraggio
Abbandona la mesta nebulosa dei tuoi pensieri
Sulle mie stanche spalle.
Questa è la tua terra
Questa è la tua gente
Questa è la tua vita.

(Novembre 2013)