Sulla Strada

L’eco indistinto dei suoi passi nell’aria fredda era uno dei pochi suoni che turbavano l’anima addormentata della città. Il cielo era già chiaro all’orizzonte, tinto a toni bianchi e rosati, ma ancora il sole non sorgeva, e la luce soffusa creava lunghe ombre sulla strada che stava percorrendo, tra i grattacieli e le automobili parcheggiate lungo il marciapiedi. La lunga fascia di asfalto correva senza interruzioni dritta verso l’orizzonte, sottile cicatrice gelosamente protetta da alti edifici che impedivano la vista in qualunque altra direzione. Mentre avanzava senza fretta sulla strada deserta rischiarata dall’aurora, egli notò l’ombra di un uomo che, scivolato in quel momento da una stradina laterale, procedeva spedito stingendosi al corpo un lungo cappotto, sua unica protezione contro l’aria gelida delle ore immobili che precedono l’alba. L’uomo si diresse a passi rapidi verso uno dei tanti portoni d’ingresso che costeggiavano le mura dei grattacieli. Fece scattare la serratura, poi entrò dopo essersi lanciato un’occhiata furtiva alle spalle, quasi per accertarsi di non essere visto. Con quel gesto, parve quasi che l’uomo stesse fuggendo la luce nascente, affrettandosi a rifugiarsi nell’oscurità dell’edificio. Un osservatore di passaggio avrebbe potuto chiedersi cosa spingesse quell’uomo ad aggirarsi nel buio tra i vicoli e i grattacieli con l’aria di nascondere qualcosa. La figura in strada, invece, non si faceva questo tipo di domande. Per lui, pensò, quello sconosciuto era solo un altro esempio di quanto in verità fossero le ombre a rivelare cosa ci fosse di buono in un uomo. Lui sapeva che la fretta dell’uomo era dovuta solamente al poco tempo che egli si sarebbe potuto permettere per un caffè e un bacio alle due bambine addormentate che non avrebbero trovato, al risveglio, una madre pronta ad accompagnarle a scuola. E nemmeno un padre, perché l’uomo avrebbe già da qualche ora indossato una divisa diversa, e sarebbe corso dentro uno degli altri edifici grigi e squadrati, ostentando di giorno l’indifferenza cui lo costringeva la sua epoca. Niente da nascondere, dunque. Si trattava solo di uno dei tanti custodi che proteggono le loro famiglie, senza bisogno di altro aiuto. Perché in tutto l’universo nessun aiuto avrebbe potuto rivelarsi più efficace.

La figura riportò l’attenzione sui propri passi. Anche poco prima si era imbattuto in un custode. In piena notte, aveva veduto una ragazza precipitarsi fuori da un locale seguita da un gruppo di uomini. Questi avevano tentato di bloccarla, prima che un giovane si frapponesse fra lei e loro, solo contro tre, ubriachi, ma non al punto da voler ingaggiare una rissa. Solo, la aveva liberata dalle grinfie di quelle anime dagli occhi fiammeggianti. Qualcuno che per caso si era trovato ad assistere alla scena aveva detto che quel ragazzo era un angelo. In realtà, era solo un uomo. Questo non significava affatto che la definizione fosse troppo lontana  dal vero. Tra tutte quelle cui lui era stato testimone, le azioni più memorabili erano sempre state compiute da semplici mortali.

Il mondo non ha davvero tanto bisogno di angeli.

Era tanto che lui lo sosteneva, pensò la figura procedendo ancora al centro della strada deserta. Basterebbe solo che gli uomini imparassero a vivere di notte.

Di giorno, la luce è troppo forte, e la Stella del mattino, più luminosa del sole anche quando non è visibile, acceca gli occhi –e i cuori- di chi si muove sotto il cielo abbagliante. Gli uomini ciechi non possono fare altro che muoversi a tentoni. Per questo, il giorno era il regno delle anime distrutte, bruciate dai raggi della Stella, i cui occhi sono tanto corrotti dalle fiamme che…

La notte, invece, era Pace. Le ombre davano riposo alla vista e al cuore, permettevano a ciascuno di schermirsi dalla luce, in modo da concedere a ciascuno, finalmente, di vedere chi avessero davanti. Coloro che riuscivano a non bruciarsi gli occhi di giorno, di notte potevano mostrare quanto ancora di umano ci fosse in mezzo a quel vagare di anime.

In quel momento, dall’ingresso di un bar poco più avanti uscì un uomo sulla cinquantina che, barcollando, gridava sguaiatamente contro il cielo e contro gli avventori ancora nel locale. La figura si fermò, e osservò il vecchio che, una volta arrivato in strada, arrancava agitando scompostamente la bottiglia semivuota che teneva in mano. Fissò quello squallido spettacolo senza muoversi. Poi, dopo pochi istanti, un’auto comparve sfrecciando a folle velocità sull’asfalto.

Un battito di ciglia.

L’auto inchiodò stridendo acutamente e frenò con il cofano ad appena pochi centimetri di distanza dal corpo instabile dell’ubriaco. Il vecchio ruotò la testa con lentezza, probabilmente senza nemmeno comprendere cosa avesse appena rischiato. Mentre il conducente cominciava a inveire furiosamente contro quel poveraccio, la figura riprese il proprio cammino.

Si chiese se qualcuno avrebbe mai considerato ciò che era successo un miracolo. Eppure, lo era stato. Il guidatore si era reso conto dell’accaduto solo dopo che l’auto aveva già inchiodato. Non che questo facesse molta differenza. Non c’è motivo per cui i miracoli vengano riconosciuti. Accadono. Sono altre le cose importanti.

No. Una cosa sarebbe opportuno tenerlo a mente. I miracoli avvengono di notte. Fino a quando la gente non si lascia abbagliare dalla luce. A volte, si può ricevere protezione.

Come il fornaio che proprio in quel momento era impiegato ad alzare la saracinesca della bottega nell’angolo alla fine della strada. L’uomo sollevò un attimo lo sguardo e incrociò gli occhi della figura che camminava con calma. Assunse un’espressione confusa, poi ritornò a viso basso sul proprio lavoro.

Chissà cosa aveva visto. Forse, a quell’ora, il fornaio non era ancora accecato dalla Stella. Forse aveva visto che i raggi nascenti lo attraversavano. Ma probabilmente avrebbe incolpato la penombra si un’illusione. Eppure, forse quel giorno il fornaio avrebbe regalato un trancio di pane alla vecchietta che abitava nel palazzo sopra la bottega, una povera donna abbandonata dai figli che ogni mattina si fermava davanti alla vetrina senza avere mai abbastanza da parte da potersi permettere qualcosa di fresco. E quello sarebbe stato il vero miracolo. Qualcosa di più potente di qualunque altra forza nell’universo: se, anche solo per un giorno, i suoi occhi sarebbero stati abbastanza protetti da riuscire a vedere la vecchia, la sua battaglia, la sua fatica. Vedere la sua anima come si sente dire solo gli angeli possano fare. Ma non è vero. I veri angeli sono uomini. Sono coloro che non si lasciano accecare da quel pianeta seducente come la dea da cui prende il nome. Sarebbe così facile rimanere un po’ nell’ombra. Nella pace. I cuori degli uomini sono tanto abituati a bruciare da non conoscere più nemmeno cosa significhi. La pace. Eppure basterebbe poco. Quello che ora la gente chiama miracoli, è la pura e semplice natura umana. Nel mondo non dovrebbero più servire angeli. Chissà se un giorno i miracoli avrebbero smesso di avvenire solo di notte.

La figura sollevò lo sguardo, avvertendo sul viso un calore soffuso. Il sole non era ancora apparso all’orizzonte, ma sul cielo dalle tinte calde brillava in tutto il suo splendore l’Astro del Mattino, la Stella portatrice di luce che con il suo calore pareva ora rinfacciargli il proprio potere sul mondo, il suo  regno. Ora, nel mezzo del suo dominio, cominciava un nuovo giorno, come sempre era avvenuto e come in eterno avrebbe continuato ad essere senza che si potesse mai mettere riparo al suo fulgore.

E  forse, in fondo, era davvero così. Forse gli uomini non sarebbero mai riusciti a fissare il sole e sentire la pace. Forse la notte sarebbe stata per sempre l’unico rifugio per gli uomini contro le fiamme. Notte dopo notte, quella non aveva certo mostrato grandi cambiamenti.

Ma non era importante. Non era quello il suo dovere. Le sue erano solo considerazioni. O magari speranze.

In ogni caso, non costavano nulla.

La figura si fermò al centro di quella strada deserta, e fissò ancora per un attimo l’orizzonte, quasi in un pacato gesto di sfida verso la luce. Poi, sollevò lentamente lo sguardo, fino a che i suoi occhi non incontrarono quel lembo di cielo sopra la sua testa dove ancora l’alba non era arrivata a mescolarne i colori. Cielo ancora scuro, ancora calmo e incontaminato. Buio.

Mentre i primi raggi del sole nascente inondavano quella striscia di asfalto incastonata tra i grattacieli, e tutt’intorno cominciavano a guizzare i primi suoni del nuovo giorno, Gabriele spalancò le ali e scomparve.