Il Silenzio

Il silenzio incombe,

presenza inconsueta

sull’anima dormiente.

Ti scava dentro,

ti sommerge

con la sua calma assordante.

Sento i pensieri annaspare,

infrangersi contro il velo del tempo,

rimango stordita.

Che sensazione nuova,

sono nuda

e non ho vergogna.

Solo un vento leggero

lambisce la mia anima

che inizia il suo viaggio.

Non c’è rumore,

solo il fluire sinuoso

della coscienza.

La coscienza di essere

in un eterno flusso,

senza i contorni rasposi del tempo.

Volare più in alto,

fluttuare senza peso,

gioire in pienezza

nel puro piacere di esistere.

Non posso fermarmi,

il vento mi è amico,

mi sospinge lontano

oltre la vastità dell’immenso.

Non ho paura dell’ignoto,

l’eternità apre le sue porte:

sono a casa finalmente.


 

La Verità

Oggi ho riso davvero,

senza pudore,

dei fatui sentimenti.

Gli occhi dell’anima

si sono spalancati,

allargandosi nello spasmo

di un sorriso.

Ripenso al dolore che

mi aveva lacerato il cuore.

Perché tutto questo,

che ho fatto di male?

Domanda inevitabile,

bruciante spina nel fianco.

E poi in un lampo,

quel sorriso leggero

mi ha squarciato il volto.

Gioisco allora,

di ciò che non c’è

e mai ci sarà.

Inconsistenti emozioni umane,

scoprirne la leggerezza in pochi attimi,

in un abbaglio di luce.

Adesso ne sono certa.

Trattengo quell’intuizione:

l’insondabile verità

dell’Invisibile onnipresente.

Si rivela con violenza,

marchiandomi a fuoco.

Brividi di un dolore antico,

l’eternità si incarna nel profondo.

Un tatuaggio perenne sull’anima,

una cicatrice solo mia.


 Accelerazione costante

Tutto scorre vertiginoso,

risucchiato in un caos irruente.

Specchio della mia vita,

senza contorni definiti.

Le incombenze si accavallano,

reclamano egoiste la mia tensione.

Vengo sopraffatta dall’ardore,

circuita dai loro raggiri cupi.

Eppure rimango sconcertata,

quasi deliziata dalla mia solerzia.

Non avrei mai sospettato questo:

essere al centro di un ciclone vero.

La paura dovrebbe avere la meglio,

sogghignare della mia incapacità.

Nulla di più malefico dunque!

Eppure la testa rimane ritta,

si protende verso l’immensità.

Mi trasformo prontamente

in un’illusionista della vita.

Eseguo bizzarre magie bianche,

mi muovo persino leggiadra

nel caos sordo del mio essere.

Tutto ha un suo significato,

nulla viene lasciato al caso.

Sono brava, mi faccio coraggio,

unica spettatrice delle mie acrobazie.

Vivo così dunque, in un vortice,

tra spirali di eventi fantastici.

Giocoliere in bilico su una corda,

geniale artefice di un ordine salvifico.


Nessuna pietà

Quel grido silenzioso,

l’urgenza di urlare.

Bisogna fare i bravi,

far tacere la verità scomoda.

Devo proprio evitare questo,

non devo perdere il controllo.

Nascondere tutto sotto la cenere,

indossare una maschera colorata.

Nonostante ciò, il fuoco divampa,

non si estingue, ostinata presenza.

Mi hanno insegnato a tollerare,

sopportare la stupidità, sorridendo.

Direi che lunghi anni di esercizio

hanno portato a risultati eccellenti!

L’ossequioso garbo aiuta, sicuro,

ma genera bugie che mi sporcano.

La mia voce emerge tra il fragore

come un’onda violenta e inesorabile.

Non voglio più sottrarmi al giusto,

la forza del riscatto mi sommerge.

So che mi pentirò per questo,

la pagherò in qualche modo oscuro.

Ma non serve ormai la ragione,

esplodo con luce accecante.

Meraviglioso momento di gloria,

libera dalle catene della menzogna.

Il rammarico fa capolino, infame,

ma la tentazione svanisce fulminea.

Nessuna pietà per il buonismo ipocrita,

la fedeltà a me, unica certezza, trionfa.


Il mio regno

Pareti che racchiudono ricordi,

sguardi lontani che mi seguono.

Il luogo delle mie memorie,

sensazioni pungenti e dolorose.

Il mondo esterno vuole ingoiarmi,

divorare la mia anima indomita.

Ogni giorno mi metto alla prova,

le mie energie si sottomettono docili.

Il volto stanco mi scoraggia a volte,

tormentato dal mio orgoglio ribelle.

Soltanto quando torno a casa

il mio vigore riaffiora beffardo.

Questo luogo racchiuso e silenzioso

riesce a parlarmi come nessun altro.

Le mura in fondo appaiono assenti,

quasi distaccate dai nostri malesseri.

Eppure mi sento al sicuro, solo qui,

il candore delle pareti mi illuminano.

Il mio regno è come uno specchio,

che libera gli spazi bui del profondo.

Tutto viene riflesso e svelato, tutto:

riesco a contemplarmi fin negli abissi.

Finalmente ritrovo il mio posto regale,

dove solo io regno incontrastata.

Sono felice quando apro quella porta

e sorrido alla casa che mi accoglie.

Le mie emozioni si espandono oziose,

mentre il mio essere assapora la letizia.

Un tesoro sfavillante dai colori radiosi,

un forziere splendente in cui inebriarmi.