Il ritorno del drago

A Ginevra erano sempre piaciuti i tatuaggi, quelli grandi e neri. Fin dagli anni universitari ci aveva pensato, ma erano troppi gli ostacoli da superare. La famiglia, la gente che parla, i soliti luoghi comuni sulle persone ricoperte di tatuaggi. Solo in età adulta – molto adulta a dire il vero – Ginevra era riuscita a farsi fare un bellissimo tatuaggio, enorme e nero. Era decisamente soddisfatta di sé, ce l’aveva fatta e adesso il suo tatuaggio era lì, appollaiato sulla scapola destra: un sinuoso drago svolazzante. Erano già passati tre anni da quando aveva il suo amico segreto, quell’essere fantastico che la guardava dritta negli occhi, silenzioso. Lo aveva sempre curato con dovizia, cospargendolo di creme che ne conservavano la vivida colorazione nerastra. E lui le era grato, ostentando uno sguardo fiero e senza tempo.
Tuttavia, nell’ultimo anno era accaduto qualcosa di terribile e Ginevra aveva perso la solita dedizione verso l’amico. Un grave lutto le aveva squarciato il cuore, lasciandola devastata e senza forze. Non era più la stessa, era spenta nei movimenti, nei desideri e anche la dedizione verso il grande drago era andata via via scemando. Non lo guardava più come prima, quasi con affetto, come si fa con qualcuno che è con noi sempre. Purtroppo lo aveva abbandonato, afflitta da pensieri ben più oscuri.
Questo tragico avvenimento aveva travolto Ginevra che solo da poco aveva iniziato una lenta risalita alla vita. Doveva recuperare molte forze, doveva recuperare il suo spirito e rinascere. Ma non le era facile. Si sentiva sola, completamente e inesorabilmente. Una condizione a lei nuova, benché per certi versi ambita, in segreto, da tempo. Essere una donna libera e indipendente era sempre stato uno dei suoi sogni. Però sentirsi cadere addosso quella desolazione, così all’improvviso, non era stato preventivato. Ginevra si sentiva come un guerriero solitario, ma non uno di quelli invincibili e forti. Lei era uno di quelli che vogliono tornare a casa dopo una grande battaglia, ma si ritrovano svuotati e tristi.

Chissà perché le venivano in mente i samurai dell’antico Giappone – paese in verità per lei affascinante sotto vari aspetti. Pensava a quegli antichi guerrieri che logorati da una dura battaglia si trascinavano verso casa. Che strana idea, si diceva Ginevra quando le sopraggiungevano quelle immagini, forse viste in vecchi film. Magari sono anch’io un guerriero che vuole tornare a casa, ma ci mette anni per ritrovare la strada.…..chissà.
A questo proposito, in una di quelle sue serate in cui lo sconforto prendeva il sopravvento, le tornò in mente il motivo per cui aveva scelto il suo tatuaggio. Il drago è un simbolo potente nella cultura orientale, sia in quella cinese che in quella giapponese. Infatti, secondo l’oroscopo cinese, Ginevra era del segno del drago e questa idea la faceva sentire speciale. Sicuramente non era uno di quei draghi che sputavano fuoco e uccidevano le persone. Questo faceva parte della cultura occidentale, che descriveva il drago come un essere infernale e che faceva razzie nel mondo degli umani senza alcuna vergogna.
No, il suo drago era quello della tradizione giapponese, un essere fantastico che incarnava la potenza della natura e l’idea della saggezza celestiale. Sì, questo le piaceva proprio ed era orgogliosa di avere il suo draghetto sulla spalla. Altro che draghetto, pensò Ginevra, un vero drago custode delle forze della natura con la sfera mitica tra le zampe, simbolo di saggezza divina. Questi pensieri la risollevarono un po’, facendola cadere però in un sonno profondo………
Ecco, c’era un bosco, con alti alberi e piante lussureggianti. Un guerriero samurai si guardava intorno e non capiva dove fosse. Aveva perso la strada per tornare a casa, era esausto e provato dalla lunga guerra. L’ultima battaglia era stata terribile, aveva ucciso migliaia di nemici e aveva vinto, ma a caro prezzo. Adesso voleva fuggire da quell’orrore e tornare dalla sua famiglia. Chissà cosa avrebbe trovato, chi l’avrebbe accolto, ormai così lacero negli abiti e nello spirito.

Continuò a camminare nel bosco, che appariva quasi altezzoso nella sua vastità, pieno di profumi e suoni sommessi. In fondo, però, era piacevole, si sentiva solo il rumore delle foglie e della brezza leggera nell’aria primaverile. Finalmente trovò una radura con salici in fiore che costeggiavano un lago ampio e placido. L’orizzonte era costellato da fragili nubi che fluttuavano leggiadre al movimento del vento. Il guerriero si fermò inspirando l’aria tiepida e cercò un posto per far riposare le sue membra stanche. Nell’istante in cui si pose a sedere con lo sguardo verso il lago, percepì un movimento repentino. Si irrigidì e pose mano alla sua spada, in attesa, come d’abitudine. Però si rese conto che quella sensazione non veniva dalla boscaglia intorno a lui. Ecco, ancora quel movimento veloce e frusciante che solleticava i suoi sensi. All’improvviso lo vide emergere dalle nuvole e volteggiare nel cielo, avvicinandosi al lago. Non credeva ai suoi occhi: un enorme drago lucente si stava dirigendo proprio verso di lui.
Che fare, fuggire o restare ad ammirare la fantastica creatura? Poteva essere un miraggio, ma il guerriero intuì che non poteva mancare quell’occasione. Forse il suo destino si stava compiendo: la sua punizione per il tanto sangue versato era giunta. Il drago continuò a volteggiare finché rallentò la corsa, ponendosi con il possente corpo squamoso a pelo d’acqua. Il guerriero notò che si stava specchiando, soffermandosi quasi esitante. Infine si decise e si tuffò nel lago, percorrendo un lungo tragitto fino ad emergere proprio di fronte al guerriero. Il drago era scrosciante d’acqua e poderoso nella sua fierezza. Fissava il guerriero con occhi magnetici, scuri, eppur costellati di frammenti luminosi. Il guerriero non aveva paura, era quasi ipnotizzato dalla forza che quello sguardo emanava. Rimasero così per alcuni istanti, immobili e muti, connessi dai loro sguardi sincronizzati. Nessuna parola, si percepiva solo il flebile respiro del guerriero e l’alitare silenzioso del drago. L’uomo sentì nel profondo l’intensità di quella connessione, sembrava risucchiato in uno spazio oscuro, pieno di luci e suoni sconosciuti.

Un altro mondo, un’altra galassia dove il guerriero ritrovò un amico perduto: se stesso. Fu un’esperienza troppo intensa, il guerriero si sentì quasi mancare. Allora il drago si mosse delicatamente, interrompendo quel magico legame. Si volse verso il lago per andare via e l’uomo ne fu quasi addolorato, cercando un ultimo contatto con la creatura celeste. Il drago glielo concesse e lo guardò ancora, regalandogli un sorriso. Un sorriso venato di dolcezza che rese felice quel soldato bisognoso di compassione. Ci rivedremo, gli promise il drago con quel sorriso. E volò via, lasciando il guerriero ancora una volta solo, ma ormai al sicuro…..….
Ginevra si svegliò di soprassalto e oltremodo perplessa. Che sogno bizzarro, da molto non ne faceva di così grandiosi. Si fermò per un istante, sentendo un impercettibile sfrigolio sulla scapola destra. Ci pensò per un micro secondo, poi corse verso lo specchio del bagno e si scoprì la spalla. Il suo drago era sempre lì, fantastico nel suo corpo nero e flessuoso, ma aveva qualcosa di diverso. Ginevra osservò meglio e le sembrò di vederlo. Sì, quello sembrava proprio un sorriso, un minuscolo bagliore negli occhi del drago che la fece sobbalzare. Calma, forse sto ancora sognando, pensò Ginevra. No, non stava sognando. Era proprio il suo drago che le stava sorridendo, facendole intuire in quell’unico istante la forza nascosta di un universo ancora da scoprire. Infine, anche lei sorrise e capì: il grande drago lucente era tornato dal suo guerriero, come aveva promesso. Lo avrebbe accompagnato fino alla fine dei tempi, custode del suo spirito ritrovato.