Cos’è la poesia

Modo altissimo
divino
di leggere il mondo
e cantare quel “ch’e’ ditta dentro”
per impulso
del cuore
e della mente
in felice sinergia
Questo è
a parer mio
la poesia
Di straordinari prodigi
creatrice
è prodigio incredibile
essa stessa
Da creature mortali
(anzi caduche)
generata
conferisce eternità
e in eterno
dura.


Messina ‘babba’

Quasi una vita
da allora
se n’è andata
ma io ricordo
come fosse ieri
il freddo mattino
di gennaio del sessanta
in cui alla mia cara e amara terra
mi strappai
Atipico emigrante
prima dell’alba già mi ero imbarcato
sul vecchio torpedone
che ogni giorno
faticoso
gettava un ponte
verso la cultura
L’antica Magna Grecia
già dotta madre
di Nosside locrese
e di Ibico reggino
cultori delle Muse
e rifugio
di Pitagora sapiente
era lasciata senza un Ateneo
e mi mandava suo malgrado
via da casa
all’avventura
Appena dopo la partenza
io non so come
mi venne di pensare
a Cicerone
che mille e mille anni prima
era passato per quella stessa strada
in Sicilia diretto a ricercare
ogni utile prova e testimone
contro il collezionista Verre
pubblico ladrone
Ben più mite
che con Ulisse ed i compagni suoi
si comportò la perigliosa Scilla
verso noi
quando giungemmo alle sue strette strade
e solo ci rallentò
con qualche ingorgo
Ma proprio gentile
ci si mostrò Cariddi un poco oltre
che ci fece trovare pronto
in quel di Villa
il suo omonimo
mostro galleggiante
per inghiottirci nel suo ferreo ventre
e nel porto a falce
traghettarci indenni
Bella apparve
a me Messina
ed accogliente
già dal primo istante
con le sue larghe vie
e le invitanti e graziose
carrozzelle
ed ambientarmi
non fu poi un problema
Pur in aule talora inadeguate
mi era gradito
seguire seminari e lezioni
Petrocchi ascoltando e Lucio Gambi
Oronzo Parlangèli e Salvatore
Gerardo Marenghi e Marta Sordi
Salvatore Costanza
e Calderone
E mi piaceva
udire e vedere per la prima volta
in dotte conferenze
nomi famosi
quali Battaglia e Arnaldi
Giusto Monaco e Mariotti
Antonino Pagliaro
e Mazzarino
Né solo entro le mura
dell’Accademia
fioriva in quegli anni la cultura
A piazza Cairoli
o nei paraggi
spesso capitava verso sera
l’emozione gradita e la sorpresa
di incontrare
e udire conversare
tra la gente
Salvatore Quasimodo e Pugliatti
La Pira e Vann’Antò
Nella stagione
felice
dell’impareggiabile brigata
tranquilla scorreva la vita
in vista dello stretto
quasi solo turbata
dall’eco di delitti eccellenti
e stragi eclatanti
del resto di Sicilia
orrenda macchia
Di simili misfatti
manco l’ombra
in quegli anni
da noi
a Messina
la provincia ‘babba’
A quel tempo
del Rettore e dei suoi amici
si parlava e si scriveva
soltanto per alti meriti di scienza
e letterari riconoscimenti
non già per infamanti accuse
e scandalosi illegali arricchimenti
Ormai però
anche questa città si è fatta scaltra
ed ha le sue famiglie
di rispetto
e le sue brave e numerose logge
tutte fraternamente impegnate
a cogestire
persone e cose
pubbliche e private
Di siffatto progresso
non manca
ovviamente
chi è contento
Ma io sto con coloro
(e sono tanti)
che della Messina di allora
e della sua babbaria
continuano ad avere più che mai
sincera nostalgia
e forti rimpianti.


Oblio

È stato …
ed era bello
Venne poi la notte
e il buio mi invase il cuore
Sperai nell’alba
che le mie tenebre dissolvesse
con il suo chiarore
Puntuale essa giunse
ed il giorno riportò
pieno di luce
Fitta restò per me la notte
e forte e perdurante
avvertii il dolore
Una cosa allora
mi fu chiara
Troppo presto
ciò ch’è bello
soccombe all’oblio.