IL DIPLOMA DELLA STREGA

C’è un raduno di uomini pelati in tuta ed infradito. Sono monaci e portano al collo catene d’aglio per proteggersi da morsi di leggendari vampiri a cui non credono. Ma poco importa cosa accade là fuori, penso a lei.

Dal giorno che si iscrisse alla scuola per diventare strega ha perso la vocazione. Le streghe non si fanno in una scuola. Può darsi che si facciano oppure mi faccio io che ne scrivo ma questo a noi ora non importa. C’è una porta. Lei entra, io esco, rientro. La guardo, la bacio, l’atterro. Ha il cuore soffice come il burro.

Il diploma di strega non è più un miraggio. Glielo rilascio io ora, mentre l’assaggio e chiudo il chiavistello. È stato bello? Sì, bello, mi sento in aria quasi come un uccello.

Lei è un sogno, ma piccolo e gracile. Nera e sincera come il petrolio.

Ho solo un grillo per la testa: la rivoglio!

Il diploma gliel’ho dato, e per forza, m’ha stregato!

Esco a prendere un po’ d’aria. Son fuggiti pure i monaci, che furia! Questo vento mi sconquassa un po’ i pensieri. Ci sono? Che faccio? È oggi o ieri? Non importa, è solo ora e non ho nemmeno la luna storta. Pregherò un poco anch’io. Mi genufletto e chiedo “Sarò vivo per un Dio?”.

Nessuna risposta ma so. Chi tace acconsente. O no?

Ebbene sì, perché qualcuno ha taciuto. Tutti tacciono. Tutti acconsentono.

Come fai tu. Mi dici di no, ma con la lingua in bocca a me, si può? Che storia è?

Stavolta però acconsenti veramente perché stai zitta, ansimi a parte, ma parli con la mente.

Un orgasmo non verbale ci risucchia. Sei una strega tanto bella quanto vecchia.

Ti amo da fare schifo, senza dubbio alcuno.

Metti in tasca il tuo diploma e non dirglielo a nessuno!