Navigare

Navigare.

Evitare gorghi

mulinelli irosi,

acque affannate

tumultuose.

Scogli che affiorano,

travi di legno sfinite, sgretolate dall’uragano.

Un salto nel vuoto.

Resto aggrappato al tuo legno che passa.

 

Navigare.

Disperatamente

Ardisco pensare ad acque calme e dolci

che ancora e ancora

zampillano da fontane ormai mute,

riarse,

in lande brulle di solitudine.

 

Navigare.

Cerco di amare il viaggio più che la meta.

 

Navigare.

Immaginare la rotta,

le stelle sopra di me

bagliori di anima in un mare scuro.

Naufraghi in uno spazio infinito.

 

Uomini.


Madre

Madre,

radice della vita,

sorriso dell’universo.

Ti ricordo.

Io bambina.

Tu, china sul tuo lavoro.

Fatica nel corpo,

arrossate le mani.

 

Eppure

all’improvviso,

nel tuo sorriso appena accennato

un cielo turchino si schiudeva.

Solo per me.

 

E   il mio mondo si illuminava.

 

Ora

che la ruota ha fatto il suo giro,

come vorrei essere io capace

di schiudere,

anche per te,

quel cielo turchino,

all’improvviso.