(Fiaba)

Martina

C’ era una volta un gufo che abitava in una casetta antica, ai bordi di un bosco selvaggio e intricato, dove nessuna osava mai mettere il naso.

Martina e la nonna abitavano poco distante. Non avevano un soldo, coltivavano l’ orto e si nutrivano di erbe selvatiche e di patate.

La gente pensava che fossero due streghe e le avevano emarginate.

In effetti conoscevano i seguenti delle piante e con esse sapevano preparare filtri d’ amore e pozioni magiche, che procuravano malanni e deliri.

Il gufo conduceva una doppia vita. Di notte si trasformava in un bel giovane, e cantava in un complesso. Era in balia di un incantesimo che durava da molti anni, perchè aveva osato disubbidire al padre, un mago temibile e tremendo.

Martina era una ragazzina curiosa, amava l’ indipendenza e scorazzava tutto il giorno per il bosco. Sperava di perdersi e di trovare al di là della siepe un altro mondo, un mondo parallelo, dove non esistevano nè spazio nè tempo e dove ritrovare il suo papà perso irrimediabilmente e da lei mai conosciuto. Vagando e sognando, giunse alla casa del gufo.

Era pomeriggio inoltrato e il gufacchiotto dormiva. Martina guardò dalla finestra, ma non scorse nessuno. La porta era chiusa con un pesante catenaccio, cosa che incuriosì Martina ancora di più.

Si fermò un attimo a sedere sui gradini di pietra ai piedi della casa.

I calabroni ronzavano e la bambina fu distratta dal loro volo.

Il profumo dei fiori era inebriante e le corolle delle margherite sembravano sorridere e dondolavano la testa cullate dal vento d’ estate. Che pace nel bosco! La natura era tutta un effluvio di profumi e di colori. Martina si addormentò cullata dal mormorio delle foglie e dal venticello sottile che impregnava la mente e il cuore di profumi lontani.

Sognò di essere una farfalla e di andare a nozze con un calabrone. Visitarono insieme corolle di fiori e freschi cespugli ammantati di brina in un turbinio di polvere d’ oro che segnava la via.

Martina era felice e si librava leggera schiudendo le ali variopinte in un volo leggiadro.

Ad un certo punto un canto soave e una musica intensa posero fine al suo sonno. La bimba si svegliò e rimase stupita. La porta della casa fatata era spalancata, la luce del sole rompeva a fiotti e non dava la dimora. Un bellissimo giovane le stava davanti e le sorrideva.

Con il suo sogno incantato Martina aveva liberato il giovane dal sortilegio e quando ritornò dalla nonna, si sentì finalmente libera e felice.