CAROSELLO DI RUMORI

Tic, tic, scrosch!

Tintinnio di pioggia,

le ossessioni…

Ciaf, ciaf, puff!

Schiaffi evanescenti,

le illusioni…

Bang, bang, bum!

Spari assordanti,

le paranoie…

Crash, crash, trump!

Specchi infranti,

la depressione…

Carosello di rumori,

regalami la gioia

di un sogno!

Arcobaleno di colori,

risveglia in me

il desiderio!

Intenzione di vita,

una lacrima,

leggiadra commozione.

(Cristina, 26 dicembre 2012)


CORPO E ENERGIA

Energie vellutate e percezioni sottili

fluttuano e si incontrano, ancora una volta,

nell’Universo.

Molti sono i corpi dissolti che avverto vicini,

sorretta o schiacciata da presenze invisibili…

Un tempo legata da sospiri d’amore, sento ora

le trame di fili dorati.

Un corpo ancora troppo ingombrante,

un corpo leggero e, talvolta, impercettibile.

Un corpo, il mio corpo!

Eppure non credevo… Ho ancora così timore della Morte?

Il mio corpo, non riesco a guardare oltre.

Dove inizia il mio corpo, e dove finisce?

Mi sento piena e vuota, corta e lunga, esile e ingombrante…

Quando ho sentito l’angoscia di sparire, la prima volta,

ero talmente piccola,

che ho dimenticato l’immagine del corpo!

Per fortuna ho ripescato in un lago

il ricordo del sollievo.

Il Sollievo di lasciare il corpo.

Mi è capitato più volte: a pochi mesi per asfissia,

a due anni per annegamento,

a ventuno per incidente stradale.

Adesso durante alcune meditazioni.

Non è difficile se “spengi” la mente razionale e lasci andare tutto.

Non è facile, se ritrovi la carne, la materia e ne possiedi il limite.

Penetro il dolore e cavalco la paura,

così raggiungo il Piacere.

Non sempre ce la faccio…

Lucida follia di consapevolezze antiche,

insegnamento saggio della presenza a se stessi!

Missione del Corpo?

Insegnare a vedere al di là,

nell’espansione di Sé…

Respirare il corpo, per sconfinare nelle acque

di un’assoluta vacuità.

Dolce il bagno di Energia e colori,

nel canto soave di una ninna nanna senza tempo.

Dolce Eternità.

(Cristina, 30 agosto 2012)


LA FAVOLA DELL’UMANITA’

Iniziò tutto quel giorno, quando entrammo dalla porta di un dipinto, il più antico e moderno di tutti:

il quadro con le porte aperte sulla fantasia. Era l’inizio dell’Umanità.

L’uomo e la donna erano UNO pur rimanendo DUE come si confà alla legge di Natura, uniti nel

Sole e nella Luna dell’esistenza. Sole e Luna ebbero due gemelle: Vita e Morte. Ma chi era nata

prima delle due? Questa domanda divenne il cruccio di molti pensatori, i quali sostenevano di

doverlo capire per stabilire dove stava l’Inizio e dove la Fine. Malgrado spremessero le loro

meningi, maestri e discepoli, filosofi e governanti, scienziati e impostori, per l’umanità cominciò un

lungo e faticoso viaggio di ricerca. Si vagò per mondi lontani, si salì sul monte sacro degli dei, si

cadde nel Mondo degli Inferi abitato da tremende creature e bestie feroci. Per salvarsi dalla paura

dell’inconsapevolezza, dalla rabbia della schiavitù e dal dolore dell’impotenza fu inventata la città,

la polis, e si disse che da quel momento iniziava la Storia. E per fare la storia ci volevano le

famiglie e per fare le famiglie dovettero inventare il matrimonio. Si rese necessario anche un

incantesimo che cambiasse le cose tra i sessi. Uomo e Donna divennero separati. L’UNO che

conteneva DUE si trasformò in DUE che volevano diventare UNO. Ahimé, sentire di essere una

cosa sola risultò un’impresa assai difficile. Piuttosto lo si poteva … pensare! Due “corpi”, ops!, due

cuori e una capanna? Mah, Un bel dilemma.

“Per evolvere bisogna rimanere due in uno”, mormoravano le folle; ma la voce del potere rimaneva

più forte e guidò l’amore per sentieri sterili e commerciali, fatti di stereotipi e subdole imposizioni.

Si decise di crescere anche senza il Sole e di dormire oscurando la Luna. Si volle evolvere sempre

più imprigionando le immagini dentro ai libri, e conoscere “non era mai abbastanza”. L’essere

umano sviluppò molto la mente razionale; la gente pensava e ri-pensava, faceva tante domande ed

esigeva molte risposte. Intendeva controllare gli eventi e prevederli per evitare la sofferenza. Per

questo l’individuo affinò la credenza d’essere il Supremo. Le persone impararono a volare e

crescevano e si espandevano così tanto, ma così tanto da ondeggiare forte fino a perdersi, nel vuoto

del Nulla. Si rese sempre più necessario distinguere tra famiglie di ieri e famiglie di oggi, tra

vacanze di ieri e vacanze di oggi, tra bimbi di ieri e bimbi di oggi. Una lotta tra i deboli e i forti, una

vera guerra tra i sessi. Il sistema sociale, presto o tardi, degenerò in un vuoto epocale!

Alcuni popoli naufragarono nel mare dell’Illusione. La narrazione lasciò il posto a miti nuovi come

Successo e Denaro, la Bellezza divenne sinonimo di Perfezione e donna Salute fu spodestata da

messere Benessere, quello fatto di solo piacere materiale.

Direte voi: “E che fine fece madama Felicità?” Gli abitanti del mondo divennero tristi. Avevano

perso il calore degli abbracci, o il valore dei sorrisi. I ricordi son come foto appese alle pareti

dell’intimità; s’illuminano e si spengono a seconda delle necessità. Ma son sempre là, pronti a

divenir fiammella di luce per l’Umanità. I desideri si specchiano sulle gocce di rugiada e son nettare

d’ambrosia che dissetò gli dei ed i loro nobili figli. La Favola, amiche ed amici, è nei secoli, sempre

la stessa. Si diffonde attraverso il canto dei tempi. A noi si disvela magicamente.

Ricordate le gemelle? Vita e Morte? Inizio e Fine e le loro porte?

Ebbene, il segreto risiede nella torre del castello incantato. Racchiude un libro davvero fatato. Le

immagini volano insieme alle pagine sulle ali della libertà, seguendo anche passioni e creatività. La

chiave che apre la torre è la chiave del cuore. Per rientrare nel dipinto fatto di colori, di gioia e di

amore. Per entrare nell’Arte del Sogno, nell’Arte dell’Infinito.

Con gratitudine “infinita”, Cristina, 6 marzo 2013


PER NOI

Figlia di Eva, tu che vesti

le stelle o cavalchi

uno spicchio di Luna.

Adagiata su soffici nuvole,

mentre ridi di nulla

o sorridi malinconica.

Occhi assorti nell’infinito,

increspi il mare coi sospiri

e avvolgi di luce le tenebre.

Il tuo cuore impegnato

ad amare, rinnova il grido

di salvezza, oh Donna!

(Cristina, 8 Marzo 2014)


LASCIA ANDARE

Dolce figlio degli oceani, lascia andare!

Lascia scorrere questo fiume fino alla sua mèta.

Dolce figlia delle montagne, lascia andare!

Lascia che sia irrinunciabile la tua magia.

Nel silenzio, l’eco del vento risuona

e diffonde l’alba in ogni luogo.

I cieli, dapprima oscurati dalle tenebre,

rinascono al giorno con canti di vita.

Tu, cavalla imbizzarrita, sciogli la chioma

agli intrecci del destino e soccombi.

Niente fu mai più certo di questo vuoto.

 

Cristina, 18/11/2011


La lunga storia di Sincerità e Coraggio

Arroccato sulla montagna di Cantuccio si ergeva il famoso e pittoresco Castello dei Desideri, dove vivevano Re Vulcano, regina Rabbia, Coraggio e la piccola principessa Sincerità. La verde montagna sovrastava il paese dei Ricordi, luogo che sembrava abbandonato dal mondo tanto era antico, denso di storia e di opere d’arte. Gli abitanti usavano ancora conversare la sera “a veglia” ed era proprio in quelle occasioni che i più anziani del luogo, raccontavano a turno favole e leggende ai più giovani. Era un posto di un centinaio di anime, intendiamo bene! Non certo una di quelle metropoli moderne dove le macchine inquinano e le persone usano comunicare attraverso quelle scatole elettroniche, – come si chiamano? – ah sì, computer! Eppure, l’atmosfera era incantata e, in ogni angolo, si respirava aria di modernità. Quella modernità che esiste da sempre, fatta di memorie consumate e intuizioni nuove, di semplicità intrisa di saggezza e di vecchie illuminazioni tornate alle mente, di cultura e dipinti colorati Insomma, la storia dei cicli e dei ricicli.

Il Re Vulcano era l’erede al trono di uno dei sovrani più temuti nella storia: Re Invidius.

Quest’ultimo era stato sposato con la bella regina Vittoria, sorella minore del Dio del Mare e degli Abissi. Era stato incoronato Re alla morte del padre, in quanto figlio primogenito di tre fratelli. Tristano e Paura, rispettivamente secondo e terzogenita, contrastarono con tanta energia il re ed il suo modo di governare, che il poveretto, presto si ammalò. A lui la sorte fu avversa! Vide nascere i suoi due figli, Vulcano e Silenzio e poi fu affetto da una rara malattia, la rinneghite. A Invidius si infiammarono così tanto le meningi, che gli si annebbiarono gli occhi, compreso il terzo, all’altezza della ghiandola pineale. Combatté con tutte le sue forze per non affliggersi e fu portato presto, presto, nella grotta degli esorcismi, fu disteso più volte vicino al fuoco del senso sempre acceso, e lasciato in compagnia della sciamana Noah. Ogni volta che succedeva questo, veniva attivato il rullo dei tamburi, si evocavano gli Avi alla presenza di tutto il paese e si attendevano 12 giorni e 12 notti. Così facendo il Re arrivò a vedere l’alba dell’ennesimo compleanno. Quando il Re lasciò il corpo e transitò, oltrepassando la Grande Soglia fu allestito un letto di fiori dentro una buca scavata nella madre terra e lì, il cadavere del sovrano, attese per giorni che il transito avvenisse secondo il codice delle Anime Degne. Lo sciamano psicopompo invocò gli spiriti, pronunciò le preghiere ed attese l’alba di un nuovo destino.

Il lutto solenne in tutta la comunità fu, poi, di rigore per altri giorni. In seguito, la vita riprese il consueto andamento. Si narra che già il re Invidius portasse il peso di un destino familiare. Probabilmente era caduta su di lui la maledizione che aveva afflitto la vita del nonno paterno, Ribelle, che pare fosse tremendo per le scorrerie e le devastazioni arrecate ai paesi vicini. Incombeva, inoltre, sulla genia, la sciagura accaduta alla baronessa Pena, la madre di Vittoria. La leggenda narra che fosse stata sposata con il supremo generale di corte, ma che avesse un amore segreto dal quale avrebbe avuto due gemelli, un maschio e una femmina: Odio e Vergogna. Il generale scoperto l’accaduto, avrebbe quindi fatto uccidere il traditore, e rinchiuso Pena ed i figli in una torre del castello, d’accordo con Ribelle e inventando ai sudditi strane storie su una malattia sopraggiunta a consorte e prole dopo il parto. Naturalmente non abbiamo prova di quanto detto, perché ai tempi di Ribelle, non si usava narrare per iscritto le vicende, ma si tramandavano soltanto oralmente, di generazione in generazione. In uno scritto del 1693, viene riportato che i due gemelli erano nati deformi e che il Re avesse preferito nasconderli per non rendere la cosa di pubblico dominio. Successivamente in un testo del 1720, si fa’ riferimento alla versione giunta fino a noi. Pare che il generale si fosse talmente infuriato dinnanzi all’accaduto, che avesse concordato con il Re di attendere la nascita dei due bambini per far provare a Pena i dolori del parto, per poi ucciderli tutti. Ma un’ancella fidata della regina, tale Rivelazione, nel trovarsi presente alle minacce del Re, supplicò così tanto Ribelle di desistere da quell’intenzione, che il sovrano s’impietosì. L’ancella mantenne sempre la promessa fatta alla sua regina di non rivelare ad anima viva quanto successo. Ma un giorno di primavera, di alcuni anni dopo, gonfia di dolore e di colpa per aver mantenuto questo segreto, Rivelazione uscì dal castello e si mise a correre a perdifiato e, una volta lontana, emise grida così profonde e così forti, da muovere i venti del nord e del sud, dell’est e dell’ovest che si misero a sussurrare alle orecchie di ogni suddito la Verità sulla moglie del generale.

A quel punto, il re, da tempo malato, fece richiesta di essere accompagnato nella torre delle lacrime dove risiedevano da sempre Pena ed i figli, convocando anche il generale. Chiese perdono a Pena, Odio e Vergogna e condannò il generale alla reclusione per essersi macchiato di un tale reato, del quale, ahimé, era stato complice. Perì di crepacuore tra i sospiri di compassione, i fumi del risentimento ed il rimpianto. La Regina prese il suo posto sul trono del regno e per gli anni che le rimasero da vivere, governò in armonia con le leggi dell’universo, accompagnando Pena, i figli e i sudditi tutti alla rinascita. Quando la sua anima transitò dagli Inferi agli Abissi e dagli Abissi al Cielo, il canto soave di Rivelazione, la sua ancella prediletta fuggita nelle foreste della Natura, echeggiò per la valli e la maledizione cadde per sempre nelle fosse del perdono, insieme alle maledizioni di altri abitanti che decisero di unirsi al Rituale del Canto soave.

Vergogna non si sposò mai e portò avanti il progetto di amore per l’arte che caratterizzava quel popolo, mentre Odio si sposò con Superbia ed ebbero una figlia sola, Arroganza. Purtroppo i due consorti litigavano spesso e finirono per vivere in due residenze diverse; Arroganza decise di vivere con la zia. Dall’unione di Ribelle con la regina nacquero, come abbiamo detto, Invidius, Tristano e Paura. Alla morte del padre, il primogenito fu incoronato re ed ebbe con i fratelli un rapporto tormentato. Sposò la bella Vittoria, che con la sua dolcezza e le sue gesta gentili tentò di trasmettere ai figli e ai sudditi l’accoglienza del femmineo essere, nell’amore per la libertà e la pace. Ecco che Vulcano, divenuto sovrano, cercò di applicare ciò che aveva imparato dal padre riguardo alla coerenza e all’onestà e accettando in lui anche la gentilezza della madre. Divenne re autorevole, ma di cuore e governò per anni ascoltando i suggerimenti di Silenzio e al fianco della moglie Rabbia. Il sodalizio tra Vulcano e la consorte, permise loro di dare alla luce due bellissimi figli, Coraggio e Sincerità che riscattarono, con la potenza del maschile e l’autenticità del femminile, le sorti dei loro avi.

Coraggio fu sempre ricordato per le gesta eroiche, una delle quali è stata conquistare i favori della zia Paura o di tenerle testa quando s’imponeva violentemente. Un’altra fu quella di essere l’unico a rallegrare alcune giornate buie dello zio Tristano, dal cuore inaridito e la mente confusa.

La principessina, invece, era trasparente e solare, dotata di una speciale sensibilità che le rendeva possibile parlare con gli uccellini, ascoltare il canto della Luna e assorbire l’energia del Sole. Mentre Coraggio, dotato di forte personalità, si preparava ad ereditare lo scettro del padre e studiava come poter cambiare il mondo, Sincerità sognava di accompagnare con dolcezza le vibrazioni di Madre Terra.

Le sorti di Cantuccio erano destinate a fornire un esempio di riscatto per il mondo intero ed è una fortuna poterne parlare ancora oggi.

Fine

 

(Cristina, 12 ottobre 2015)