Torno spesso

Torno spesso
sulla pietra tornita
ove tramonta il mio cuore di vetro.

Torno spesso
a rubarti un sorriso
raggrumato fra le brume serali.

Torno spesso
a rintracciare il ricordo
che mi punge fra le viole del campo.

Torno spesso
a ricercare il calore
raggelato quella notte d’inverno.

A rifiorire rose rosse recise
e cullarmi sul tuo cuore fanciullo
torno spesso
sulla tua pietra,
papà….


InFusione di te

Fin qui fango di alabastro
blocco informe che pesa
sul mio cuore di creta
in attesa.

Plasmami con l’intarsio del tuo estro.

L’arte trasforma melma in capitello,
vorresti abbindolare le mie ansie
spalmate sull’uscio
di una mattina d’inverno?

No, già ti scorgo alba di luce,
sciolta fra le nubi improvvise
e ritrovo il tuo sorriso
in uno squarcio arcobaleno.

Sento il tumulto incedere
le ceneri presenti informarmi del passato
nulla può fermarsi
nel futuro che si schiude
a volo di farfalla.

Plasmami a tua forma.

Rivestimi d’essenza
sarò nascosta meta delle tue paure
scalpella il buio del mio cuore
sarò il guizzo d’argento che riluce
nell’oro del giorno che ci aspetta.

Mi annullo e tu divieni
nell’incedere dei giorni
la speranza è che non sia
l’ennesimo biglietto obliterato
a memoria di un rimpianto.

Plasmami come fine dell’idea.

Che io sia il tuo capolavoro
il mio cuore d’argilla
il centro e la scultura
l’architrave di un progetto
già deciso, da forgiare.

Son qui roccia d’alabastro
accendimi d’incanto
sempre per sempre
melma creta e paradiso.


Con le ali di un bambino

In fondo al pozzo cieco dei miei sogni
taccio anche l’ultimo singhiozzo
in dissolvenza e per penitenza amara
esalo il mio silenzio.
In fine pesco secchi di sorrisi e di carezze
da fuoriuscire al sole
nella primavera che ricambia il mio colore
e buca il ghiaccio
e scioglie il gelo.

Lascio indietro inquietudini lontane
e trovo il passo del ritorno
mentre fisso fra le mani
l’orologio del buongiorno.
E via scorrono frammenti di un film muto
se mi scruto nel contorno indefinito
dello sguardo di un bambino
smarrito a immaginarsi grande
dentro un campo da pallone.

Son volate le stagioni
del cuore mio in affitto
ma mi volto
e tu mi dormi ancora accanto
e vivi il cielo fitto
che ti incolla al mio destino
e me ne regali il canto.
Mi perdòno il non fatto e il tempo andato
chiudo a chiave nella mente
gli ossimori rimossi dal pensiero.
Ma di tutte le menzogne
tu sei il solo e vero
punto limite infinito
convergente
di due vite in parallelo.

E laggiù in fondo al pozzo
verso il cielo
mi riscopro il tuo sorriso.
Sei per me tornare a casa
e rincorrere un pallone.

Con le ali di un bambino.