Milano, 20/03/2015

Il giorno prima

Oggi pomeriggio in metrò siede a due passi da me un signore sulla settantina con occhi vivacissimi e
neri. Non indossa la tipica espressione un po’ spenta da “metropolitana linea rossa M1” che portiamo
tutti nel vagone, al contrario questo signore dal vivace sguardo è visibilmente molto attento a tutto
quello che accade intorno a sé. A un certo punto si aprono le porte e sale un arruffato gruppetto di
ragazzi di sedici anni, zaino in spalla, gomma da masticare, molta caciara e quella luminosa ventata di
leggera, randagia e splendida strafottenza adolescente che, in queste situazioni, o ti infastidisce da matti
o non può che ispirarti simpatia immediata. Ecco ora che signor occhio vivace sulla settantina si lecca i
baffi e inizia a dialogare con gruppetto-caciara: non aspettava altro che infrangere le regole tacite di quel
segreto codice del mezzo pubblico secondo il quale non è proprio il caso di rivolgere la parola, così, dal
nulla- e con tono allegro per giunta! – agli sconosciuti e temporanei compagni del viaggio
metropolitano. Se lo fai, di norma, sei considerato pazzo o comunque cretino. Ebbene, i ragazzetti,
turbati e divertiti allo stesso tempo da tale insolito evento, iniziano ad ascoltare con aria molto ma
molto ironica quello che occhio vivace e coi baffi ha da raccontare. Occhio vivace dice: “Quando ero
pischello, una volta, io incontrai nel centro di Napoli…Totò. Ma proprio Totò in persona, eh! Ero con
alcuni amici e così andammo a chiedergli un autografo. Era il 1954. Totò fece gli autografi e poi ci disse
queste parole: «Anche nei momenti più cupi della vita ricordatevi di conservare sempre…un pizzico di
ilarità».” A questo punto sono arrivata alla fermata Cadorna e sono scesa quindi non so dirvi come sia
andata a finire la piccola storia…Ma trovarmi per caso destinataria di questo messaggio che ha viaggiato
nello spazio e nel tempo per arrivare a sedersi a due passi da me nello stesso vagone della metropolitana
il giorno prima della primavera, beh…mi ha fatto sentire vittima di una qualche misteriosa e
inspiegabile benedizione.