A Giacomo, il giorno che è nato.

Occhi aperti

Mi hai trovato, e non sono corso via.

Puoi levarti le suole di sassi ora, non dovrai inseguirmi ancora.

E’ finito il tempo degli agguati nei prati effimeri,

finito il tempo di “un-due-tre stella!” per catturarmi nel tuo sogno.

Mi hai trovato, e non sono corso via.

Puoi guardarmi fra le perle salmastre, non batterò ciglio né ali per fuggire.

E’ arrivato il tempo di affidarmi al tuo cuore,

è tempo di accettare la tua offerta e cantare con la mia e la tua voce.

Non temere, sono solo occhi aperti su di te,

solo un’estensione del tuo ieri, una speranza al tuo domani,

non temere, sono acqua, terra e cielo per te,

per sopravvivere ad ogni tremore che avranno le tue ali.

Ti ho incontrato, e non sono corso via.

Puoi restare nei paraggi, io sono qua, mi vestirò di paesaggi per restare.

E’ di nuovo il tempo di giocare a scomparire,

per ritrovare il tempo di godere della vita e sentire il tuo sentire.

 

 

Poesia pubblicata nello zibaldone minimo in appendice al libro “L’Occhione, tra i fiumi e le pietre” di A. Meschini. Edizioni Belvedere.


Poesia-racconto inedita dedicata alla mia vanità.

La farfalla allo specchio

E la farfalla stanca si posò sulla Fata.

Mosse piano le ali e la Fata per gioco la imitò.

La farfalla si sentì subito meglio.

Aveva già visto uno specchio ma si stupì lo stesso.

Questo era evidentemente più sincero degli altri.

I colori erano più naturali.

Le venature delle ali più complesse e interessanti.

Gli occhi poi, due perle con l’amore dentro.

Si muovevano dolci, illuminando il giorno.

La farfalla soddisfatta sorrise.

Si guardò il corpo riflesso:

gli altri specchi certo sbagliavano

mostrando rughe e peli che non c’erano.

Questo sì, era sincero davvero.

I fianchi sottili, le curve sensuali

La pelle giovane e liscia.

La farfalla cominciò a pensare:

«Sono la più bella del creato».

Anche le zampe le sembravano più potenti

e leggere allo stesso tempo.

Mosse di nuovo le ali: com’erano grandi!

Guardò in alto, il giallo fiore che nessuna farfalla

aveva mai raggiunto.

«Io lo raggiungerò!», pensò, «E il giallo fiore sarà mio!

Il suo calore sarà mio. Il suo immenso nettare sarà mio,

la sua grande luce illuminerà prima me

e poi il resto del mondo».

Allargò le ali più che poté per volare fin lassù

Con un ultimo sguardo compiaciuto nello specchio…

… ma fu la Fata a volar via.