Felice Conti - Poesie

L’abbraccio

Ti vedo
lo sguardo nel tuo sguardo
lo sguardo nel tuo pianto:
rompo l’invisibile muraglia, che s’erge tra di noi…
sapessi da quant’è, che avrei voluto farlo!
Sapessi come e quanto!
Ecco, la mia apertura d’ali
ecco quel planare verso te
ecco la chiusura delle braccia
che apre dita e mani.
Ti cingo…
dice silenziosa, di carne quella cinta:  
“Ti prego stai tranquilla!
T’assediano i nemici, ma non t’espugneranno
mai l’avranno vinta”.
Ti stringo!
Dio come ti stringo… di te sono ripieno!
Ti soffoco e respiri, tu per me sei Aria:
dobbiamo farne a meno?
Senti, i muscoli e le ossa
senti, la pelle sulla pelle
senti, il petto contro il seno
un cielo che si dona a delle stelle
un cielo che s’illumina di quelle:
possiamo farne a meno?!
Se brucia si consuma quest’amore
però, non senti che dolcissimo calore?
Riposa…
io sono uno stelo, ma ho spine per difesa!
Corolla la tua testa è d’una rosa.
Dai, posala vicino al collo mio:
di musica soave, divenga la tua faccia uno spartito…
io sarò leggio!
 
Non sono un Salvatore
ma un uomo che se ama, può farlo solo ad ore
però vuole affrescare, potrà riuscirci o meno
ogni temporale che ti coglie, con un arcobaleno…
tu lascia che ci provi pure io
ad essere il pennello d’un buon Dio.
E tu, lettore d’ogni sorta, se adesso sei uno straccio
lascia che ti stringa in un abbraccio!
Caldo
sensuale con le donne eppure casto
parla meglio lui, perciò sia lui a parlare:
io taccio.

Aladino

Se esiste, un genio della lampada o magari… della croce
i miei tre desideri, esaudire pur dovrà
perciò, ascolti la mia voce!
 
Allora, sarò il tuo scendiletto
caldo, morbido e pulito:
perfetto!
Quando sarai sveglia
i tuoi candidi piedi, a terra poserai:
io li abbraccerò, così tu rinfrancata t’alzerai.
 
Poi, sarò una guida rossa
che mentre su di lei camminerai, si srotolerà
in modo da seguire ogni tua voglia
ma lungo delle vie piene di gioia!
 
Infine sarò un magico tappeto
prima, che tu t’invecchierai:
con me talmente in alto e così forte
volerai
che il tempo, più lento correrà, fino ad arrestarsi
perciò non t’avrà mai!
Con me talmente in alto e così forte
volerai
che non ci arriverà, il braccio della morte
perciò non morrai mai!
 
Le gote colmeremo di rossore
lo sguardo con lo sguardo
un sesso con quell’altro
e Dio, il genio della lampada o magari, della croce
da noi trarrà vigore:
dal nostro umano amore!

Il multiio

Quanti me che ho seminato, sulla strada della vita
uniti l’uno all’altro, da un filo di memoria
a formare tutti assieme la mia storia.
Eppure, cos’è che hanno in comune?                              
Forma? Dimensioni? Speranze? Forse le amicizie?    
Ma se neppure gli atomi del corpo, restano gli stessi!  
Oltre alla memoria, nei geni e nelle menti
tra loro non esistono altri nessi!
 
Se il nostro è un multiverso
nel quale ciascun cosmo, ha il proprio spaziotempo
in cui c’è un altro me però diverso  
dov’è, tra tutti i me l’io vero? 
Qual è, quello con un senso? 
Ma dove, c’è quello che ti ama!
È quello che ti ama per davvero!   
 
Se tutti quanti i me scompariranno, in un mare d’entropia 
solo questo io meriterebbe, di non andare via: 
sparisca ogni mio me dal multiverso   
però l’amore mio… lui non vada perso!

 La vecchia foto

È come riascoltare, d’un tempo di passione una canzone
oppure riannusare, l’aroma della donna d’una volta:
si desta la memoria, e in sella alla coscienza, monta.
Assieme poi principiano un galoppo
sulle praterie dei bei ricordi:
attimi dispersi
però così rincorsi
fin quando non ritornano presenti.
Allora, il tempo china il capo, perché per una volta
ha preso una batosta!
Io, invece lo sollevo
come una bandiera, al vento che per aria ha l’emozione
e fisso l’orizzonte, vivendo nel mio petto…
d’un vissuto perso la passione.

Mi chiedi cosa sia, la goccia che dall’angolo d’un occhio
discende lungo un lato del mio naso?
Una lacrima per caso?
D’amore?
Oppure di dolore?
Ma no, è dura galoppare:
è solo un’altra goccia di sudore.

Basta, è ora che io vada:
il tempo ancora scorre, al ritmo del mio petto
e se la vita è adesso
è un album la memoria, che ha sempre un foglio vuoto
perciò, il battito sia scatto, ed io…
scatti ogni secondo un’altra foto!
Diaframma è la pupilla
ho per otturatore, la palpebra e le ciglia
per album e pellicola possiedo la memoria
soggetto sia l’amore
così che tali foto…
facciano la storia.
Ch’io viva nel presente
ma intanto costruisca il mio passato, proprio in questo modo
esista o non esista pure un dopo
in cui possa abbracciare nuovamente, tutte le mie foto.

Un battito un secondo:
tic…
Un battito una foto:
clic.
Del petto con il tempo, da tale miscellanea
nasca con l’amore per soggetto… l’ennesima istantanea!

L’ennesima poesia

Eccoti l’ennesima poesia
che col nero sporca un altro foglio
perché la traccia sua non vada via
così che il tempo perda e vinca un sogno.
Forse è vanagloria, trasmessa dal suo autore
che vuole in questo modo, sconfiggere la morte
o forse c’è un motivo ben migliore:
lettore
immagina il suo foglio al negativo
ed ecco comparire, il telo della notte
ecco comparire il positivo
nei versi resi tagli, sul telo che si rompe!
La luce da lì irrompe
d’una delle cose buone e belle, celate dalla notte
cose che succedono nel mondo
dove per l’ennesima poesia
diventa un po’ più giorno.
Occorre fantasia
per vedere il foglio al negativo
o forse occorre solo che l’autore
non scriva ricercando vanagloria…
scriva per amore!
Lettore
pensa se esistesse una poesia
a fronte di ciascuna delle cose
celate dietro il telo della notte
ciascuna delle cose buone e belle:
immagini l’amore?
Immagini il chiarore?
Immagina le stelle!

 L’immacolata concezione

Sogno, che col cuore mio
galoppo a più non posso
sui pascoli infiniti, dell’anima tua immensa
mentre con il corpo sempre io
ti cavalco il corpo
reggendomi ai tuoi fianchi, per far danzare i seni a briglie sciolte
davanti al volto mio che si contorce
non certo per le doglie
bensì perché galoppo senza freni
tra gemiti ansimanti
su un letto di piacere
fremente andando incontro a quell’orgasmo
in cui contrarsi ammiro, il volto tuo in un altro
per un godere espresso da uno spasmo!

Sogno che il mio sesso faccia leva
calzando il sesso tuo a mo’ d’una staffa
e poi indegno di te
proprio come me
per più di mille volte si ritragga
perché per bramosia, per più di mille volte lo ricalza
sempre più veloce
fino ad eguagliare, il ritmo forsennato del mio cuore!
Ecco che a montare nella staffa
sarebbe dopo l’onda
mischiata con l’umore della spiaggia, tutta un’altra panna
perché non sia finita:
sarebbe infranta l’onda, preziosa come manna…
la spuma benedetta della vita!
Che corre, corre sulla sabbia
così se incontra un paio d’altre braccia
con la loro forza, ed un progetto a testa
inizia nel silenzio, a erigere un castello
a volte risultato di due amori, d’anima e di carne:
le mura, i merli, le torri ed il fossato…
è questo un nuovo nato
che può sperarci eccome, quando ci si ama…
d’avere il bel finale d’una fiaba!