Storia di un Soffio

Un giorno, una nuvola
mi accolse nella sua morbidezza
e mi insegnò la sua semplicità.
Scendendo poi,
da una goccia di pioggia,
nella sua freschezza
imparai sofferenza e dolore.
Una volta penetrata nel terreno,
imparai a respirare
dove era solo possibile soffocare.
Toccai il fondo,
arrivai al centro,
bruciai nel buio.
Caddi nel nulla,
mi persi nell’oblio,
non riuscendo a dar pace
al mio tormento.
No so
come feci a ritrovar me stessa,
forse,
perché una volta toccato il fondo
non si può far altro che risalire,
soffrendo più che mai,
diventando nuovi,
soprattutto diversi.
Rinacqui quindi, dalle mie ceneri
e spinta da un dolce vento,
mi ritrovai a ricevere
carezze dalle foglie degli alberi.
Mi sembrò come di respirare
per la prima volta;
uscii dal mio buio,
come se fossi un profondo respiro
di chi è risalito dal cuore dell’oceano.
Uscendo,
il sole già mi coccolava.
Aprii gli occhi,
scossi i capelli
e come un Dolce Soffio,
fragile ma immortale,
leggero ma violento,
tornai a vivere.


Inchiostro

Nero d’inchiostro,
che dipinge una tela,
penetra così nella pelle
e annerisce il mio Mondo,
ormai sciupato da un’esistenza
che sanguina come una ferita aperta.
Nero d’inchiostro,
che si espande,
poi si ferma, si espande
e la forza scompare
sulla palpebra di un occhio,
morendo in un ultimo
battito di ciglia.