Ichnusa. (Sardegna)

Là, ho lasciato le mie radici

Recise dalla falce del mio destino

Ordito da oscura mano imperiosa

Mutando il viaggio delle mie orme

Ponendo un baratro acqueo

Onde impedirne l’ abbraccio!

Ora al di là del confine

Mi consola il rimembrare di te.

Ti amo arido suolo natìo!

Amo le tue rocce altere al sole cocente

Amo l’ odor soave dei tuoi impasti

Creati da mani ossute e sapienti.

Amo il ricordo delle ancestrali donne

Sugli usci a soleggiarsi,

Le loro nenie interminabili.

Ti amo amara terra mia..

Ti odio ostica terra misteriosa

Per il retaggio di dolore

Che mi hai lasciato!!


 

Quattro mura!

La malinconia e la rabbia

divorano la mia anima

Lacrime silenziose bruciano il viso,

Gusto il loro sapore amaro.

Quattro mura! Da quanto sono chiusa?

Conosco le forme a occhi chiusi ormai.

Lunghi anni ancora starò con voi

Vi sfuggo nel turchino.. Attraverso la grata …

La mia casa… spalanca la porta alla felicità

Attendo con brivido i passi del mio amato..

D’improvviso sulle lenzuola candide

Due corpi avvinghiati.. Un buco nel cuore!!

La mano che porgeva rose brandisce una lama!

Volete seppellirmi qui?

Il dolore e l’ odio mi faranno sopravvivere

Aspetterò ancora un alba..


 

Madre!

Nessun gioiello riveste tal splendore

Tanto la tua figura esile e candida

Il tintinnìo dei tuoi passi Annunciava il tuo arrivo

Aromatizzando l’ aria con dolci misture,

Dolci al palato e balsamici al cuore.

Mi manchi Madre!

Manca ai miei occhi la tua corona d argento

Manca al tocco la scarna mano

Manca all’ udito la tua fioca voce.

Odio il nefasto nemico Che ti ha reclamato!

Impietoso al mio grido di dolore

L’ ultimo viaggio silenzioso e stanco

Ti ha portato ancora lontano

Tra le alture fredde e solitarie

L’ abbraccio gelido della polvere

Ti ha celato per sempre Al mio cuore spaccato!

Riposa Madre Dal tuo travagliato camino

Tra breve sai una voce ti desterà !!


 

Il Perdono.

Cosa pretendi ora? Il tempo e il dolore

Hanno inaridito i sentimenti

Mi chiedi di piangere Non ho più lacrime

Mi chiedi di provare dolore

Un ferro rovente ha cicatrizzato l’ anima.

Mi chiedi di tenderti le braccia

Il mio cuore non ha dimenticato

Che tu non tendesti le tue

Implori il mio amore In nome della paternità,

Un verbo sconosciuto Al mio intelletto

Non puoi condannarmi Se ti lascio solo a morire

E’ la stessa sorte a cui Mi hai destinato tu.


Ho visto!

Ho visto gli occhi di una madre

Dare alla luce il suo bambino.

Ho provato il calore per una carezza

Ho urlato di gioia per l’amore.

Ho visto un volo di rondini

Ho ammirato un pittore col suo dipinto

Ho visto sorgere il sole

Mi è mancato il fiato

Per i colori dell’arcobaleno

Ho gustato il cibo ben oliato.

Ho inspirato il profumo dei fiori

Ho udito il lieve soffio della farfalla.

Ho riso con lacrime ascoltando gli amici

Ho udito gli angeli Battere le mani

In ogni cosa ti ho visto o Creatore.


 

ITALIA NOSTRA.

Italiani : brava gente

Un po’ spacconi , un po’ mammoni.

La lente tedesca: vanitosi e telefonini.

L’ altero turco Fez : sguardo sospettoso

Teme per le sue donne

Stregate dal maschio latino.

La grande Mela: agli italiani Legherebbe le mani

Troppi gesti e poche parole.

“Ah les italians ”sospirano i Francesi

All’ottimismo e all’euforia italiana

Tra le preziose bollicine

Del rassegnato snobbismo.

La dignitosa plomb inglese :

ingegnosi ma fanfaroni.

“Stereotipi e pregiudizi ,

Appellativi e nomignoli

Forse stretto, forse largo..

Ma tutti vogliono calzare

Il nostro amabile stivale”!


 

Sono stato!

Sono stato a guardia della tua porta

Come un cane fedele

Sono stata una leonessa che ha mostrato

Le fauci in difesa dei tuoi piccoli.

Ti sono stato accanto

Lottando contro il vento delle intemperie.

Sono sceso con te nel fango

Sporco della tua sorte avversa.

Ho raccolto le tue lacrime nelle mie mani

Fondendole con le mie.

Ho mangiato il pane nel tuo piatto

Ho curato le tue ferite profonde.

Nel mio ultimo viaggio verso la polvere

Mi hai negato la tua preghiera!


 

L’URLO DEL SILENZIO.

E’ allegra la voce della mamma

racconta di un luogo incantato

colori immensi , orchestra di suoni.

Non ho da dire parole il mio cuore sussulta.

Strano è il mio mondo silenzioso!

Voliamo sopra la città, un grande castello.

tutto risulta nuovo per me

.È meraviglioso qui

Ridono i miei occhi e agito le mani

Gioco dondolando Nenioso il mio corpo…

Il buio all’improvviso

qualcosa mi lega stretto

non capisco questo gioco

vorrei urlare, non riesco

La bocca vomita versi imprecisi

Una strega mi colpisce più volte lividi sulla pelle.

La paura bagna i miei vestiti.

gli occhi muti implorano la mamma

urlo dal mio autistico silenzio….

Il passato è distante ormai


 

IL TRENO

Il treno correva veloce

Sussultando sulle rotaie

Cullava i miei tristi pensieri

Mi portavano a mera destinazione

Distolgo lo sguardo dal finestrino

Guardo con nenia all’interno del vagone

Il cuore ha un sussulto Vede te, bellissimo

I nostri sguardi s’incontrano

D’un tratto il treno si colora

E le voci intonano un canto Siedi accanto a me

Il viaggio ci unisce in un ignota stazione

Ti dono il mio fiore Mi doni una rosa..

Avverto lo stesso sussulto

Nel vederla secca Tra le pagine del libro.


 

La Solitudine.

Non ho rimpianti Non ho rimorsi

Ricordo ferite brucianti

Ricordo veloci piaceri

Non devo niente a nessuno

Ho debiti da qualcuno

chi mi ha dato , ho donato il doppio

chi mi ha tolto Non ho preteso

Chi ha fatto male non ho odiato

Chi ha dato il bene ho ricompensato.

No! Non ho rimpianti Consumo con dignità

Il respiro della solitudine .


 

IL MANIFESTO

Un manifesto

Incollato al freddo cemento

Freddo come l indifferenza

Dei passi frettolosi

Sulla strada.

La cornice nera

Come la mia anima

Senza di te


Africa

Si dice : chi ha posato: Lo sguardo su te

Una tenera malinconia Non lo lascerà mai.

Immense savane, Foreste rumorose

Tramonti e albe incantevoli.

Notti calde e stellate…

Eppur nascondi segreti

Nelle oscure notti riti danzanti

Rapisci giovani agnelli Per il macello

Li addestri ad uccidere I suoi stessi fratelli

Giovani vergini Dall’anima immacolata

In pasto a belve per Succhiarne il sangue.

Le tue facce ingannevoli

Nessuno riesce a strapparti la maschera!

Intrapolati nella rete Del dolce ricordo

Della tua mistica bellezza!


 

IL mesto Carro.

Folla avvinta a te

Ancora domini da Re

Hai imprigionato un amato.

Tirato a lucido per il giorno

Celi il volto spaventoso

Trai fiori come uno sposo

Ti seguiam mesti

Carichi di perle silenti

Stretti nel cuore trafitto

un lungo penoso viaggio

A un monte selvaggio

Non v’è legge ne amore

Ne gloria ne frastuono

Solo simbiosi di polvere immane

Regno di oblio mortale!!